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ATTUALITÀ
ha proseguito Della Bella. “Dopo molte
pressioni, dunque, le grandi aziende
hanno ottenuto l’istituzione dei fondi
interprofessionali, ai quali possono sce-
gliere di versare le proprie quote.
Oggi va a questi ultimi circa il 70% del
versato, mentre il restante 30% rimane
all’Inps, confluendo nei fondi regionali
(chi versa ai fondi interprofessionali può
comunque fare richiesta di finanzia-
mento anche ai regionali), che raccol-
gono peraltro anche le somme versate
e non consumate entro 2/4 anni dalle
aziende aderenti ai fondi interprofes-
sionali. Questi ultimi sono oggi il canale
privilegiato per il finanziamento delle
attività formative aziendali” ha sottoli-
neato Della Bella. Va inoltre ricordato
che si possono finanziare un po’ tutte le
tipologie di attività, dal corso di inglese
a quello di guida sicura per la forza
vendita o semplicemente come bene-
fit a tutti i dipendenti, ma una recente
norma europea vieta agli Stati di finan-
ziare corsi obbligatori per legge, per
esempio quelli sulla sicurezza, che non
potrebbero dunque essere finanziati dai
fondi attraverso i ‘conti di sistema’, le cui
erogazioni sono considerate alla stregua
di finanziamenti pubblici, nonostante al-
cuni fondi lo prevedano ancora.
Possono inoltre partecipare ai corsi solo
coloro per i quali si versano la quota per
la formazione, ovvero i dipendenti, con
l’eccezione degli ‘apprendisti’ per i
quali non sono previsti versamenti,
ma che possono comunque essere
soggetti partecipanti. Il resto dei
collaboratori può parteci-
pare ai corsi come uditore, in numero
non superiore al 30% degli aventi diritto,
fermo restando che i costi per questi ul-
timi non possono essere finanziati.
Anche per questo si suggerisce di richie-
dere sempre ai fornitori di formazione
preventivi e fatture ‘a corpo’ e non ‘a
testa’, in modo che i costi dei corsi non
cambino in rapporto al numero delle
persone che vi partecipano (questo
anche ai fini di possibili impedimenti
che possono sopraggiungere e non con-
sentire a un dipendente ‘conteggiato’
di partecipare…). “Un consiglio che
mi sento di dare alle aziende è soprat-
tutto di non cercare di ‘piegare’ i corsi
che ritengono loro utili alle necessità di
un eventuale finanziamento, perché fi-
nirebbero o per spendere di più, o per
fare formazione su qualcosa che non
interessa loro davvero” ha evidenziato
Della Bella. “Occorre inoltre ricordare
che la formazione è un investimento
e come tale va pianificata e ne vanno
misurati i ritorni e i benefici conseguiti.
Prima regola è perciò programmare,
ovvero definire per tempo che tipo di
corso serve fare, per chi, quando, con
quale fornitore e a quale costo; solo in
seconda battuta poi si può cercare la
fonte di finanziamento più consona ai
propri bisogni”.
Il ROI della formazione
Se la formazione è un investimento,
come tale dovrebbe essere trattata,
ovvero misurando costi e ritorni. Certo
definire il ROI delle attività formative
non è semplice: “Prima di tutto perché
gli indicatori, ovvero chi, cosa e come,
sono difficili da misurare e sempre con-
testabili” ha ribadito Della Bella. “Il mio
consiglio è definirne di propri e usare poi
sempre gli stessi applicati alle diverse at-
tività, in modo da poter valutare gli ef-
fetti dei propri interventi in modo il più
possibile obiettivo e poter così valutare
meglio i risultati delle diverse iniziative”.
Fra i costi ‘nascosti’ dei corsi va poi ri-
cordato di considerare quelli legati alla
ricerca delle fonti di finanziamento: “A
tal proposito, possiamo dire che si appli-
cato delle economie di scala, per cui una
volta fatta una richiesta di finanziamento
a un certo fondo, le successive richieste
risultano di gran lunga più semplici e
meno dispendiose in termini di tempo
ed energie, tanto che per richieste di
somme non troppo alte, come spesso
accade alle PMI, consiglio di cercare di
fare tutto internamente, senza affidarsi a
società esterne” ha concluso Della Bella.
“Le organizzazioni specializzate, infatti,
come la nostra, richiedono un compenso
minimo per intervento e nel caso di una
PMI potrebbe accadere che il finanzia-
mento a malapena copra i costi della
consulenza”. Da qui ancora l’importanza
dello Sportello voluto da Anie.
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Anie Confindustria -
www.anie.itEcole -
www.myecole.itSETTEMBRE 2017
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