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SETTEMBRE 2016

AUTOMAZIONE OGGI 392

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essere inefficiente se la mole di dati generati non può essere ana-

lizzata utilizzando i Big Data nel ciclo produttivo e post-vendita.

In Italia vi sono ancora poche figure professionali in grado di la-

vorare con gli analytics e nella maggior parte dei casi si corre all’e-

stero per trovarle. Queste figure professionali sono infatti una via

di mezzo tra l’ingegnere, il matematico e il ricercatore scientifico.

Ritengo che la grande sfida dell’automazione risiede nel campo

della neuro-informatica e della neuro-robotica, con l’obiettivo

principale di avvicinare informatica e processi cognitivi umani. È

scommettendo sull’intelligenza artificiale, o meglio sul ‘soft com-

puting’, che si potrà potenziare la capacità di apprendimento

delle macchine e dei sistemi informatici chiamati a prendere de-

cisioni in tempi rapidi. La diffusione dei primi processori neurali

e la ricerca nell’ambito dell’apprendimento automatico hanno

avuto negli ultimi anni un’accelerazione, portando allo sviluppo

di sistemi informativi capaci di svolgere attività anche complesse

e di risolvere problemi non strutturati. Nel mondo manifatturiero

l’applicazione delle tecniche d’intelligenza artificiale è ancora li-

mitata, ma le sue potenzialità sono comunque rilevanti”.

A.O.:

La manifattura additiva potrebbe cambiare totalmente le lo-

giche produttive. Guardiamo con particolare attenzione alle stam-

panti 3D per metallo: quanto siamo vicini alla possibilità di passare

dai prototipi alla ‘mass production’?

Porta:

“La tecnologia della stampa 3D rappresenta senza dubbio

l’elemento terminale di un processo di digitalizzazione estrema-

mente pervasivo in ambito industriale e assicura notevoli van-

taggi operativi, sia in termini di abbattimento dei time to market,

sia per la customizzazione di massa o l’eliminazione degli scarti

di lavorazione. In quest’ottica, è logico attendersi notevoli evolu-

zioni e sviluppi di tali tecnologie, anche in virtù della loro capacità

di semplificare la prototipazione e ridurre alcune delle barriere

d’ingresso che le aziende incontrano nell’approcciare nuovi seg-

menti di mercato. Per un punto di vista più puntuale sulla loro

evoluzione è però certamente più opportuno riferirsi alle aziende

specializzate in questo segmento tecnologico”.

Porro:

“Ormai ci siamo: i vincoli di carattere hardware sono sem-

pre meno forti, ora sono più di carattere organizzativo e culturale.

Il ‘design per ALM’ richiede competenze e formazione specifica.

E inoltre le aziende hanno processi interni basati sul mondo della

manifattura tradizionale: il 3DPrinting porterà anche revisioni

significativi nei processi aziendali, rendendoli più fluidi, e nelle

strutture organizzative, rimescolando ruoli e responsabilità tra

le funzioni di design, basic engineering, detailed engineering,

ingegneria di produzione ecc.; vedremo un ulteriore passaggio

all’integrazione orizzontale in azienda: una nuova sfida per i no-

stri migliori talenti”.

Randieri:

“Il sistema industriale italiano è stato tra i più veloci ad

adottare la tecnologia di stampa additiva. Di fatto, alcune aziende

adoperano già da diversi anni tale tecnologia con vantaggi facil-

mente comprensibili, in primis risparmio di materiale e riduzione

del tempo di lavorazione. In generale, se mettiamo a confronto

due oggetti, di cui uno costruito secondo le tecniche tradizionali

e uno secondo la tecnica additiva, quest’ultimo avrà un peso pari

a circa la metà del primo, il che si traduce in un risparmio di mate-

riale e meno ore di lavoro per ripulire il pezzo. Per non parlare poi

delle geometrie estreme, tipicamente quelle cave, e delle forme

che la fusione in conchiglia non può permettersi. L’unica pecca ri-

guarda l’integrazione del sistema delle stampanti 3D per metallo

con l’intero sistema manifatturiero nel complesso, perché non è

stato ancora messo a punto un software di integrazione digitale

del sistema fabbrica e dei relativi fornitori.

Una fabbrica che decide di lavorare secondo le tecniche additive

deve essere pensata affinché i progettisti ragionino in termini di

additive manufacturing. Devono poter osare soluzioni di design

non sperimentabili con le tecniche di lavorazione tradizionale.

Altro fattore limitante per la diffusione di tale tecnologia, oltre

all’elevato costo del macchinario e alla sua limitata diffusione, è

rappresentato dal fatto che sul mercato è difficile trovare le figure

professionali che sanno adoperare bene con tale tecnologia, visto

che l’approccio progettuale è totalmente differente da quello

classico. La figura professionale da creare è quello di esperto nei

processi a stampa additiva. In conclusione, penso che in Italia la

diffusione di questa tecnica all’interno delle piccole aziende di

natura artigianale dovrà ancora aspettare del tempo”.

A.O.:

Quali credete che possano essere le prospettive del settore

dell’automazione industriale in Italia per i prossimi cinque anni?

Porta:

“L’Italia, come diversi mercati europei, ha risentito in modo

rilevante negli scorsi anni delle difficoltà produttive derivate dal

confronto con industrie internazionali in cui la produzione di

massa è caratterizzata da costi operativi e fissi più contenuti, che

si ripercuotono in prodotti finiti estremamente più competitivi

in termini di puro prezzo. Tutto ciò ha portato il nostro mercato

a una sofferenza e ha innescato un calo dei posti di lavoro. Si-

curamente l’avvento dei nuovi meccanismi di produzione e la

progressiva introduzione di soluzioni 4.0 porterà allo sviluppo di

nuove dinamiche di mercato, in cui la capacità innovativa si com-

binerà con quella produttiva. I confini tra le diverse discipline ‘tra-

dizionali’ diventeranno più fluidi, cosa che permetterà lo sviluppo

di sistemi di produzione più intelligenti e user friendly, in cui la

componente tradizionalmente definita come ‘tecnologia ICT’ avrà

un ruolo abilitante e una pervasività capillare.

In questo modo, si apriranno nuove possibilità per le nostre im-

Foto tratta da www.pixabay.com