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SETTEMBRE 2016

AUTOMAZIONE OGGI 392

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garantire una panoramica trasparente dei processi. Per una ge-

stione ottimizzata della produzione è fondamentale fare in modo

che le macchine comunichino in maniere rapida e funzionale. Si

necessita dunque di sistemi e strutture di comunicazione ad alte

prestazioni, come la rete CC-Link IE, protocollo Industrial Ethernet

aperto in grado di operare a velocità di livello Gigabit. Di fatto, si

tratta della tecnologia Ethernet industriale che offre la maggiore

velocità di trasmissione, quindi di quella potenzialmente più in

grado di supportare le necessità di Industry 4.0, sia ora sia in futuro.

Sempre per garantire la trasparenza tra i diversi livelli di rete

aziendale è poi fondamentale disporre di sistemi capaci di far

comunicare l’intera azienda, dal livello di fabbrica fino a quello

d’ufficio. Le interfacce MES di Mitsubishi Electric, per esempio,

permettono di creare un’infrastruttura di comunicazione traspa-

rente che elimina il gap tra manufacturing e database IT, otte-

nendo una visibilità totale della fabbrica e una trasmissione dati

in tempo reale, senza necessità di alcun gateway e senza che sia

necessaria una programmazione aggiuntiva. In tal modo si otten-

gono importanti risultati sia in termini di qualità di produzione sia

di riduzione dei costi”.

Porta:

“Un tema legato a Industry 4.0 cui le aziende italiane

guardano con grande attenzione è quello connesso agli smart

analytics e ai Big Data, presumibilmente in virtù delle potenzia-

lità offerte da tali strumenti. Anche la manutenzione predittiva e

le tecnologie IoT sono oggetto di forti attenzioni. Tutto ciò avrà

senza dubbio ripercussioni non solo sui sistemi di produzione, ma

anche sui sistemi IT aziendali. La digitalizzazione poterà infatti a

un enorme incremento nella mole di dati circolanti, che si combi-

nerà con nuovi trend operativi, come il ricorso a cloud, analytics,

mobile e social business. Per supportare efficacemente tutto ciò, i

data centre dovranno garantire maggiore scalabilità delle risorse,

agilità e affidabilità dei sistemi.

L’importanza dei data centre è ben percepita dal mercato: se-

condo alcuni dati IDC (

Fostering Business Growth through Com-

petitive Datacentre Strategies - 2014

), oltre il 75% delle aziende

ritiene fondamentale adeguare la strategia IT interna per raffor-

zare la propria posizione competitiva e ben il 93% vede un data

centre on premises come fattore di successo per il proprio busi-

ness. Rittal risponde a queste esigenze affiancando ai tradizionali

data centre custom una soluzione modulare e standardizzata. A

fronte di una minore personalizzazione, i data centre standardiz-

zati assicurano diversi innegabili vantaggi, soprattutto in termini

di contenimento dei costi (sia Opex che Capex), maggiore affida-

bilità, rapidità di consegna e messa in opera, compatibilità”.

Porro:

“Il 4.0 va letto nel segno dell’integrazione di più tecnolo-

gie, fra le quali la stampa 3D o l’additive manufacturing, secondo

un driver che definirei di ‘democratizzazione’. La tecnologia deve

risultare meno invadente, meno costosa in termini di mante-

nimento, più sicura, consolidata e matura. Dobbiamo riuscire

a proporre soluzioni pacchettizzate, che rendano la fruizione

delle tecnologie più semplice, abbattendo le barriere. In questo

contesto, i progettisti sono una figura essenziale. Sono gli ‘evan-

gelizzatori’ del 4.0, i primi a rendersi conto che sviluppando il

prodotto in un ambiente di community si può ottenere il meglio

grazie all’integrazione con la produzione da un lato e il market-

ing dall’altro. Sono già preparati alla logica dei Big Data per la

standardizzazione dei componenti e comprendono le esigenze

del mercato: sono il tratto unificante fra virtuale e reale, fra ‘di-

gital mock-up’ e virtualizzazione della produzione. Hanno una

funzione decisiva nel migliorare il flusso delle informazioni fra 3D

e virtualizzazione”.

Randieri:

“Purtroppo ancora oggi la maggior parte delle PMI ita-

liane teme che i vantaggi del digital manufacturing vadano so-

prattutto ai grandi vendor telco e IT, invece che ai costruttori di

tecnologia manifatturiera. Questo è poi uno dei motivi per i quali

anche la maggioranza delle PMI tedesche non intende investire a

breve termine nel progetto Industrie 4.0. Il timore più grande dei

nostri produttori industriali è quello definito come ‘digital disrup-

tion’, che li limiterebbe a un ruolo di meri fornitori di hardware, con

l’ulteriore aggravio del fatto che i maggiori sviluppatori di software

di controllo per automazione sono multinazionali straniere. L’Italia

ha iniziato in ritardo a occuparsi di digital manufacturing ed è in

ritardo in generale sul tema del digitale, dove l’Italia è al quart’ul-

timo posto nella graduatoria europea Desi 2015 (Digital Economy

and Society Index), davanti solo a Grecia, Bulgaria e Romania. Tutto

questo ha notevoli ripercussioni anche sull’industria sommandosi

alla resistenza culturale tipica del settore manifatturiero nel pas-

sare da tradizionali processi ‘product oriented’ a processi ‘service

oriented’, sviluppati su piattaforme digitali. Ritengo dunque sia an-

cora presto per poter dire quale tecnologia sarà la più adattabile e

trainante per le nostre imprese nel prossimo futuro”.

A.O.:

Ci sembra chemolti fornitori di automazione stiano proponendo

soluzioni hardware IoT, ma che siano molto meno quelli in grado di

offrire validi analytics: qual è il vostro punto di vista al riguardo?

Porro:

“La sovrapposizione di IoT e analytics è ovvia: avere a

disposizione quantità smisurate di dati senza la capacità di tra-

sformarli in informazione è solo uno spreco di tempo e risorse.

Il rischio è far diventare l’IoT un’altra promessa disattesa nel

mondo della tecnologia, una moda passeggera per vendere pro-

getti di innovazione che mantengono solo poco di quello che si

sono impegnati a sviluppare. La questione vera è la capacità da

parte degli sviluppatori di software di creare una piattaforma che

raccolga, certifichi, selezioni e strutturi i dati in modo da costi-

tuire davvero un valore aggiunto. Per fare ciò, è necessario che

le aziende selezionino fornitori di soluzioni IoT che compren-

dano i loro processi e le loro priorità di business. Poco importare

comprare tonnellate di tecnologia per gestire dati in realtime, su

schemi multidimensionali e con capacità di calcolo altissime, se

poi non si sa bene a priori cosa fare di questi dati”.

Randieri:

“Le potenzialità offerte da IoT, cloud computing, smart

device, Big Data e analytics consentono oggi di realizzare modelli

operativi innovativi, capaci di generare vantaggi competitivi non

indifferenti, in quanto permettono di ottenere e gestire processi

realtime con un contenuto informativo sempre più esteso, da cui

scaturisce una maggiore capacità predittiva dei gestori di pro-

cesso, dalla manutenzione predittiva alla gestione delle scorte.

Di conseguenza, lo sviluppo delle tecnologie digitali permetterà

sempre più alle aziende di raccogliere enormi quantità di dati

relativi al funzionamento dei propri processi, tra cui quelli ma-

nifatturieri e riguardanti la catena di fornitura. L’analisi dei dati

richiede però modelli e tecnologie potenti, al fine di fornire in-

formazioni utili per la gestione del business. Per questo motivo

l’implementazione della Big Data analytics è considerata una ‘bu-

siness critical capability’.

La connessione tra miliardi di oggetti attraverso l’IoT risulta però

AO

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