TUTORIAL
AO
Acquisizione, codificazione e divulgazione di dati per assicurare una
migliore viabilità e una costante riduzione delle emissioni di CO
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Silvia Beraudo
Mobilità sostenibile:
l’approccio ITS
‘M
obilità sostenibile’ è un concetto sulla
bocca di tutti e nell’agenda di diverse case
automobilistiche da svariati anni, ma solo
ultimamente si stanno sviluppando colla-
borazioni intermodali volte a rispondere
alle esigenze ambientali, sociali ed economiche. I più recenti
esempi in tal senso sono la partnership tra Uber e Toyota o quella
tra ABB e il Comune di Genova. Il moderno concetto di sosteni-
bilità ha radici profonde che portano al 1972, quando due im-
portanti eventi cambiarono la visione globale sull’impatto dei
trasporti, sulle città e sulle persone. In primis il rapporto scien-
tifico ‘Limiti dello Sviluppo’ commissionato dal Club di Roma al
Massachussets Institute of Technology in cui si evidenziavano le
possibili conseguenze della continua crescita della popolazione
sull’ecosistema terrestre. A questo è seguito poi il piano d’azione
composto da 109 raccomandazioni, sottoscritto da 113 nazioni
durante la conferenza delle Nazioni Unite dedicato all’ambiente
umano. Da allora il tema della mobilità sostenibile è affrontato
periodicamente. Nel 1992, ad esempio, quando si è giunti a una
definizione condivisa di sostenibilità, ritenuta tuttora esaustiva e
attuale: “sviluppo che offre servizi ambientali, sociali ed econo-
mici di base a tutti i membri di una comunità, senza minacciare
l’operabilità dei sistemi naturali, edificati e sociali da cui dipende
la fornitura di tali servizi”. Infine, è doveroso citare il recente ac-
cordo di Parigi, il primo ‘patto universale’ sul cambiamento clima-
tico firmato, sotto l’egida dell’ONU, da oltre 170 Paesi. È chiaro
quindi come il futuro della mobilità sostenibile in Italia, e in altri
paesi industrialmente avanzati, dipende criticamente dalla capa-
cità del nostro sistema industriale di sviluppare tecnologie inno-
vative, frutto della ricerca scientifica applicata.
Gli Intelligent Transportation Systems
a supporto della mobilità sostenibile
Per superare le problematicità conseguenti all’attuale modello
di mobilità come inquinamento, incidentalità, congestione della
rete viaria ecc., occorre puntare sul potenziamento del trasporto
pubblico e sull’innovazione tecnologica dei veicoli, ma anche
sullo sviluppo di tecnologie al servizio delle infrastrutture pub-
bliche e private. Sul lato squisitamente applicativo la ricerca ha
proposto una serie di sistemi di monitoraggio, i cosiddetti Intel-
ligent Transportation Systems (ITS). Attraverso l’acquisizione,
l’elaborazione e la diffusione dei dati e grazie all’integrazione
degli stessi, è possibile fornire alle amministrazioni pubbliche, ai
gestori d’infrastrutture e servizi, agli automobilisti e agli utenti
del sistema di trasporto locale, informazioni contestualizzate
in base alle quali operare le proprie scelte di mobilità. Spesso
definiti come ‘sistemi di trasporto interconnessi’ con riferimento
all’intelligenza retrostante la tecnologia, indicano la capacità del
sistema stesso d’interconnettere le sue componenti in maniera
efficace ed efficiente. Il motivo dello sviluppo degli ITS risiede
nel fatto che si tratta di una delle poche soluzioni praticabili per
ridurre il problema della mobilità. Non sempre, infatti, è possibile
costruire nuove infrastrutture, difficilmente sostenibili dal punto
di vista economico. Gli ITS, invece, si basano sull’efficientamento,
sfruttando la tecnologia per innervare le strade e trasformarle in
un sistema nervoso intelligente e reattivo. E, da ultimo, ma non
per importanza, ridurre il traffico, il che significa anche moderare
le concentrazioni di CO
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. L’attuale normativa classifica gli ITS in
specifiche categorie: per la gestione del traffico e della mobilità
(Atms), per l’informazione all’utenza (Atis), per la gestione del tra-
sporto pubblico (Apts), per la gestione delle flotte e del trasporto
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SETTEMBRE 2016
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