SETTEMBRE 2016
AUTOMAZIONE OGGI 392
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Assumere risorse giovani, con brevi esperienze nel mercato e
master specializzati è un modo per portare competenze inedite,
freschezza e nuove vision all’interno dell’azienda. Una compe-
tenza a nostro avviso molto importante è la capacità di analizzare
i dati, che in misura sempre maggiore vengono raccolti e si river-
sano nelle aziende. I leader del futuro devono essere capaci di
studiare i dati nel modo giusto, perché le aziende diventeranno
sempre più complesse e interconnesse. Una professione emer-
gente è quella del data scientist, un profilo caratterizzato da fi-
gure tecniche e funzionali con forti competenze statistiche e Big
Data analysis. Si tratta di individui capaci di utilizzare, configurare
e personalizzare le piattaforme tecnologiche, per analizzare le in-
formazioni interne ed esterne all’azienda, siano esse strutturate o
non strutturate, come video provenienti da telecamere intercon-
nesse in rete. Il loro scopo è quello di proporre azioni a supporto
delle operation.
Per le aziende è ancora difficile individuare singole persone in
grado di incarnare questo ruolo. È più facile comporre un team
con persone che coprano diverse competenze, da quelle tecniche
necessarie per la raccolta e gestione dei dati, a quelle statistiche
e di interpretazione dei dati stessi in rapporto agli obiettivi di
business. La forza di iniziative come le survey o contest interni
(officina delle idee) possono molti-
plicare l’effetto positivo.
Sophie Borgne:
Assumere persone
competenti può certamente essere
utile. Un esempio chiarissimo a
questo proposito è rappresentato
dalla questione della cybersecurity.
In fabbrica la sicurezza fino a poco
tempo fa era sinonimo di sicurezza
fisica. Pensando alla produzione
come a un ambiente chiuso, il
concetto di protezione dei sistemi
da intrusioni, perdite di dati, errori
assumeva contorni piuttosto fami-
liari; ora non è più così e se da un
lato i vendor di soluzioni per l’industria devono proporre of-
ferte in cui la cybersecurity sia nativamente integrata, dall’altro
per le aziende industriali può essere utile assicurarsi che il per-
sonale adatto abbia maggiori competenze in questo ambito e
che nella gestione della propria struttura IT e produttiva vi sia
una consapevolezza comune dell’importanza di questo ambito
introducendovi professionisti specializzati.
A.O.:
Le università sono attive nel formare esperti su queste nuove
professioni? Come si devono attivare?
Muritano:
In Italia non mancano gli atenei e le facoltà dove
si possono maturare le competenze digitali necessarie alle
aziende. Abbiamo deciso di fare la nostra parte, mettendo al
servizio dei più giovani l’esperienza che abbiamo accumulato
negli anni. Nel 2001 abbiamo fondato una scuola di formazione
specializzata sui temi dell’ICT che è cresciuta fino a diventare
Posytron Digital Academy: oggi proponiamo un ampio catalogo
di corsi di alta formazione universitaria per diplomati e laureati
che vogliono diventare esperti di programmazione web e mobile,
social media marketing e, più in generale, qualificarsi per trovare
lavoro nel mercato digitale. Le lezioni si svolgono presso le nostri
sedi di Milano, Reggio Calabria e, su richiesta, in qualsiasi altra
città italiana, offrendo anche la possibilità di acquisire crediti for-
mativi universitari (CFU).
Tieghi:
Le università (o almeno alcune di loro) sono già molto
avanti nel processo di formazione di figure adatte al ‘nuovo’
mondo del lavoro: viene da pensare che forse sono le imprese a
dover guardare agli atenei e cogliere le occasioni che essi propon-
gono. Solo a titolo esemplificativo, basti pensare che il Politecnico
di Milano ha 10 progetti di ricerca attivi solo in ambito smart city
(che spaziano da progetti in ambito salute, alla gestione dei rifiuti,
etc…), altri 15 in ambito cluster tecnologici nazionali (di cui 2 in
ambito smart manufacturing), senza considerare i progetti EU ai
quali partecipano con ottimi risultati i diversi gruppi di studio. Ad-
dirittura PoliMi propone corsi di aggiornamento per le aziende o
possibilità di collaborazione che molte grandi imprese già hanno
preso in considerazione. Tutto questo solo nella sede del Politec-
nico di Milano. Anche presso la facoltà di Ingegneria di Roma Tre
sono attivi corsi e programmi di ricerca sulle innovazioni indotte
da IIOT e Fabbrica 4.0 per preparare i loro studenti per le nuove
prossime opportunità professionali.
Porro:
Le università hanno di fronte una opportunità eccezionale.
Anche in contesti di riduzione dei budget allocati, possono far
leva su tecnologie relativamente
poco costose che offrono a stu-
denti e ricercatori lo stato dell’arte
della tecnologica, fino a qualche
tempo fa solo appannaggio di
grandi corporation. Abbiamo con-
tatti diretti con lemigliori università
tecniche italiane e il clima è molto
favorevole: ci mostrano con orgo-
glio i loro laboratori di sviluppo di
system engineering, additive ma-
nufacturing, robotica sperimentale
e ci chiedono sempre di più part-
nership di lungo periodo in cui la
componente applicativa e pratica
diventa rilevante. Il focus non è
più solo sul semplice (e pur neces-
sario) studio per la pubblicazione,
ma anche e soprattutto, il successo
delle iniziative accademiche si mi-
sura sull’impatto di queste sui ter-
ritori industriali in cui è immersa
l’università, la capacità di creare
profili ‘appetibili’ per le aziende, lo
sviluppo di tecnologie a supporto
del vantaggio competitivo di interi
settori industriali. Questi sono gli
ingredienti per il successo dell’in-
terazione tra accademia e imprese.
Ci pare si stia andando nella giusta direzione.
Randieri:
Oggi assistiamo al paradosso che da un lato vede una
tecnologia sempre più matura e in grado di supportare questa
nuova rivoluzione industriale e dall’altro l’incapacità di molte
aziende ad appropriarsi delle competenze necessarie per pilotare
il cambiamento. Il nodo cruciale del successo consiste nell’ac-
quisire le competenze necessarie e indispensabili per non farsi
TAVOLA ROTONDA
AO
Francesco Tieghi,
ServiTecno
Alberto Muritano,
Posytron
Cristian Randieri,
Intellisystem Technologies