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SETTEMBRE 2016

AUTOMAZIONE OGGI 392

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logie, uomini emacchine. Lo scenario emerso ci fa capire che la più

profonda trasformazione non riguarderà uno spodestamento del

capitale umano ma piuttosto enfatizzerà un’assistenza della tec-

nologia al lavoro dell’uomo. Nello studio si fa l’esempio dei tecnici

di manutenzione che, aiutati da sistemi di controllo da remoto,

potranno interve-

nire sugli impianti in

modo più efficiente,

individuando tem-

pestivamente

il

guasto ordinando i

pezzi di ricambio. In

questo modo, grazie

ai sistemi digitali, si

ottimizzano i tempi

di lavoro per il ma-

nutentore a favore

di una drastica ridu-

zione dei fermi mac-

china per i clienti.

Con una proiezione

da oggi a 10 anni lo

studio presenta lo

scenario su quello

che sarà il bilancia-

mento tra ruoli e

funzioni nel 2025.

Per le aziende che

adotteranno l’Indu-

stria 4.0 si prevede

un incremento ag-

giuntivo di produt-

tività dell’1% annuo

e una crescita dei

posti di lavoro del 5%, confrontata con l’attuale

forza lavoro di 7 milioni nelle aziende analizzate.

Se da un lato è vero che si perderanno 610 mila

posti di lavoro nelle funzioni di assemblaggio

e produzione con un maggiore uso di compu-

terizzazione e automazione, tuttavia saranno necessari 910 mila

posti di lavoro in più legati a competenze IT, analytic e ricerca e

sviluppo da un lato (210.000), e dall’altro nei ruoli resi necessari

dalla crescita delle aziende. Si prevede che in Germania la richie-

sta di operatori informatici e di data integration raddoppierà: i

data scientist, che sono la figura più nuova insieme ai robot coor-

dinator, saranno quelli che cresceranno di più con 70.000 nuovi

posti di lavoro e 40.000 i primi. Infine, se ci sarà una perdita di

posti di lavoro del 4% nella produzione (-120 mila), e dell’8% nel

controllo qualità (-20.000), tuttavia ci sarà una crescita del 7%

nella manutenzione dei sistemi (10.000). Nonostante questi dati

confortanti, risulterebbe che nel 2025 anche in Germania man-

cheranno 120.000 ingegneri informatici per rispondere alle nuove

esigenze della Industria 4.0, con una richiesta di maggior coordi-

namento tra scuola, università e impresa.

Dalmazzoni:

Certamente le aziende produttive avranno sempre

più bisogno di figure specializzate in area tecnologica, dall’e-

sperto di rete al professionista del Big Data, analytic. Più che

mettere un focus sui profili da scegliere, che sono comunque in

continua evoluzione, vorrei evidenziare un’altra strada molto pro-

ficua a nostro parere per la trasformazione digitale: la strada della

cosiddetta co-innovazione. Un’azienda che voglia trasformarsi

con il digitale può guardare in primis al suo territorio e ricercarvi

le realtà e le reti in grado di supportarla nell’innovazione: imprese

innovative, centri di ricerca, università. L’innovazione può essere

portata in azienda attraverso uno scambio tra tutte queste realtà,

con progetti che mettano a fattor comune le risorse: in questo

modo si possono portare in azienda competenze estremamente

specifiche e creare una contaminazione che per-

mette di avviare il processo di trasformazione di-

gitale in modo più rapido.

Biffi:

Lo sviluppo di competenze trasversali e l’ab-

battimento delle barriere tra parte elettrica, mec-

canica e IT sono passi fondamentali nel processo

di digitalizzazione dell’impresa. Il concetto di in-

tegrated engineering richiede un approccio multi-

settoriale che fino a poco tempo fa non era diffuso

nelle università italiane. Il contributo delle imprese

leader di mercato che si fanno portabandiera di In-

dustry 4.0 è fondamentale in questo senso. Siamo

intervenuti in modo attivo proponendo al Poli-

tecnico di Milano dei percorsi formativi specifici

che vanno esattamente in questa direzione, sia in

qualità di partner di eccellenza per le aziende che

intendono adottare Industry 4.0, ma soprattutto

come azienda che ha implementato con successo

questo stesso modello nelle proprie fabbriche,

specificamente nel polo produttivo di Amberg

dove produciamo i prodotti della famiglia Simatic.

Tamburini:

A parte quanto già detto in prece-

denza, oltre alla piena comprensione dei processi

produttivi e i dispositivi, le aziende hanno bisogno

di forti competenze IT (networking, protocolli di

comunicazione e trasporto, sviluppo e implemen-

tazione software) e capacità di analisi dei dati.

Fregnan:

La ricerca di profili altamente specializzati

è fondamentale per co-adiuvare il processo di tra-

sformazione. Comau ha intrapreso questo percorso

già da tempo, attraverso diversi programmi di training e in partico-

lare il master biennale di secondo livello in Industrial Automation,

organizzato dalla Comau Academy e dal Politecnico di Torino.

Gli studenti, provenienti dallemigliori Università di tutto il mondo,

vengono assunti da Comau fin dal primo giorno di corso. Il ma-

ster in industrial automation rappresenta quindi non solo una op-

portunità formativa, ma una vera e propria esperienza di lavoro.

Partendo dal primo biennio, che ha preso il via nel 2012, siamo

già arrivati alla quinta edizione del master che è stata inaugurata

lo scorso gennaio. Nell’arco di questi anni più di 90 studenti, in

arrivo da oltre 10 Paesi diversi (Argentina, Cina, Colombia, Egitto,

Francia, India, Iran, Italia, Polonia, Romania, Spagna, Venezuela),

hanno partecipato a questo percorso di formazione e lavoro, te-

nuto interamente in lingua inglese. I partecipanti, impegnati in

sessioni di aula e nello sviluppo di un project work, sono stati inse-

riti nelle funzioni aziendali di project management, engineering,

purchasing, marketing, supply chain, quality e manufacturing.

D’Amelio:

Le capacità richieste sono in certi casi ancora ambigue,

non pienamente codificate e difficili da reperire internamente.

Ezio Fregnan,

Comau

Michele Dalmazzoni,

Cisco Italia

Guido Porro, Euromed

Dassault Systèmes

Diego Tamburini,

Autodesk

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