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SETTEMBRE 2016

AUTOMAZIONE OGGI 392

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una persona, ma un gruppo di lavoro. Se la finalità di una rivolu-

zione digitale in azienda è quella di permettere a tutti di avere

maggiori informazioni e poteri, allora va da sé che le figure che

devono essere coinvolte debbano provenire da tutti i settori, dalla

produzione all’IT.

Guido Porro:

Più che di figura professionale, mi riferirei a skill che

non possono essere rimpiazzati facilmente dalla trasformazione

digitale (robotica, machine learning…) e quindi sono estrema-

mente importanti per gestire tale trasformazione e sempre più

scarse specie se combinate. Ne identifichiamo almeno tre: l’intel-

ligenza creativa, l’intelligenza sociale e la capacità manipolativa

degli oggetti. Il lavoro creativo include la possibilità di sviluppare

nuove idee e prodotti, facendo leva sull’abilità di identificare le

qualità fondamentali dell’esperienza di fruizione del prodotto e

servizio da parte del cliente senza avere una ‘funzione obiettivo’

finale da utilizzare o istruzione esplicite. Ci sono umanoidi che

possono interpretare la musica e improvvisare una jam session

con altri musicisti o programmi che riescono a generare disegni

di altissima qualità grafica. Ma la connessione diretta tra i fattori

di utilizzo di un prodotto e ‘l’innamoramento’ di questo da parte

di un user rimangono ancora un ambito misterioso e pertanto

molto ‘umano’. L’intelligenza sociale è altrettanto difficilmente re-

plicabile dalle macchine e come tale, estremamente preziosa in

azienda. Richiede un insieme di conoscenze implicite a proposito

dei contesti culturali e sociali in cui

si opera al punto da essere fonte di

confusione anche tra umani. L’ul-

timo aspetto è forse quello meno

aspettato: la capacità di manipo-

lazione o artigianalità intesa come

la possibilità di interagire e mani-

polare un ambiente o un oggetto

complesso e non strutturato. Per

esempio, manipolare e modificare

un oggetto con una chiara com-

prensione delle sue caratteristiche

fisiche, evitando di danneggiarlo e

migliorandolo per fasi successive

richiede una comprensione difficilmente riproducibile da un sof-

tware. La nuova figura professionale, oltre ad avere competenze

ingegneristiche specifiche, deve mostrare di avere un buon mix

delle skill di cui sopra: intelligenza creativa, intelligenza sociale e

capacità ‘artigianale’.

Cristian Randieri:

L’impatto di Industria 4.0 sulle leadership pre-

vede tempi duri per una serie di posizioni di middle management,

che rischiano di essere superate dai nuovi modelli organizzativi

che faranno leva su un nuovo stile di leadership orientato all’inno-

vazione. La quarta rivoluzione industriale, che così come promette

capovolgimenti dell’organizzazione del lavoro e nelle competenze

richieste per operai, impiegati, professionisti, avrà sicuramente un

impatto sui livelli dirigenziali. I manager sono i potenziali protago-

nisti di Industry 4.0, sia come esperti funzionali sia come esperti

ICT dovranno mettersi in gioco con nuove competenze professio-

nali fornendo una visione strategica, corredata da competenze di

coaching e motivazionali e un’autorevolezza tecnica sufficiente

per essere considerato anche dai più ostili all’innovazione. Obietti-

vamente, un profilo molto difficile da trovare poiché le caratteristi-

che di verticalità della leadership di oggi, difficilmente passeranno

a un’orizzontalità complessa da gestire. Per preparare le imprese

al salto culturale imposto da Industry 4.0 occorrerebbe una figura

nuova ‘il Digital Trasformation Manager’, capace di accompagnare

le PMI nel percorso di adeguamento al nuovo modello di sviluppo

industriale facendo leva sulla formazione al fine di mutare i propri

focus, dalle tradizionali soft skill allo sviluppo di competenze di

project/program management, che sostengano la fase di imple-

mentazione dei nuovi processi.

Michele Dalmazzoni:

La trasformazione digitale ha sicuramente

bisogno di una guida tecnologica, ma non si può affrontarla pen-

sando che sia una cosa da demandare solo al responsabile IT e a

chi è responsabile della produzione. La trasformazione digitale

investe tutti i processi, tutte le

linee di business, le operation,

la relazione con altre entità,

penso ad esempio alla supply

chain. Questo significa che la

trasformazione digitale va in-

dirizzata in primis dall’alto, dai

vertici aziendali, e va portata

avanti in modo trasversale.

Giuseppe Biffi:

L’introduzione

del concetto di Industry 4.0

all’interno dell’impresa passa

attraverso un importante cam-

bio culturale che deve essere

veicolato e sostenuto dalla pro-

prietà e dal top management e

che potrebbe richiedere una

rivisitazione dei processi interni. In quest’ottica, noi non vediamo

la leadership di un solo dipartimento o funzione, ma una piat-

taforma collaborativa in cui le diverse esperienze vengano valo-

rizzate e integrate. Come ovvia conseguenza è opportuna una

figura di leader con una visione a 360°, in grado di gestire nuove

risorse che facciano da ponte fra i diversi ambiti di competenza.

Diego Tamburini:

Qualcuno che sappia comprendere molto

bene sia gli aspetti produttivi che quelli IT di una smart factory;

sappia lavorare con il reparto di ricerca e sviluppo per far sì che

le informazioni sul prodotto siano nel giusto formato digitale

Giuseppe Biffi,

Siemens Italia

Sophie Borgne,

Schneider Electric

Giuseppe D’Amelio,

Canon Italia

Paolo Carnovale,

RS Components