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GIUGNO-LUGLIO 2016

AUTOMAZIONE OGGI 391

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di frenare i cambiamenti e rallentare il processo di trasformazione

dell’industria italiana in chiave 4.0, rischierebbe di porre il nostro

Paese in seconda linea rispetto alla altre potenze manifatturiere

mondiali ed europee, con effetti sicuramente ancor più gravi

sull’occupazione. Dalla ricerca ‘The

Future of the Jobs’ presentata al

World Economic Forum è emerso

che, nei prossimi anni, fattori tec-

nologici e demografici influenze-

ranno profondamente l’evoluzione

del lavoro. Alcuni di questi, quali la

tecnologia del cloud e la flessibiliz-

zazione del lavoro, stanno influen-

zando le dinamiche già adesso e lo

faranno ancora di più nei prossimi

anni. L’effetto stimato prevede la

creazione di 2 milioni di nuovi posti

di lavoro, con la contemporanea

scomparsa di 7, con un saldo net-

tamente negativo di oltre 5 milioni

di posti di lavoro. Le stime riguar-

danti l’Italia riportano un pareggio

(200 mila posti creati e altrettanti

persi), sicuramente

meglio di altri Paesi eu-

ropei come la Francia

e la Germania. Si stima

che le maggiori perdite

si concentreranno nelle aree amministrative e della produzione:

rispettivamente 4,8 e 1,6 milioni di posti persi. Secondo la ricerca

compenseranno parzialmente queste perdite l’area finanziaria,

il management e più in generale tutti i lavoratori impiegati nei

settori denominati STEM, acronimo di Science, Technology, Engi-

neering, Mathematics (matematica, informatica, scienze naturali,

tecnologia). Cambieranno di conseguenza le competenze e le

abilità professionali ricercate: nel 2020 il problem solving mana-

ger rimarrà la soft skill più ricercata, ma diventeranno più impor-

tanti il pensiero critico e la creatività.

Michele Dalmazzoni:

La crescente introduzione di tecnologie

digitali nell’ambito manifatturiero ha un impatto in generale sul

modo di lavorare nell’impresa. Si tende a pensare subito all’ope-

ratore di macchina, che ad esempio potrà avere a disposizione

interfacce di tipo innovativo per gestire la macchina, ma in realtà

nessuno resta escluso dal cambiamento: il tema si pone anche a

livello di altre linee di business, perché la trasformazione digitale

porta a un ripensamento anche degli altri processi. Certamente il

problema si pone sulle nuove forze lavoro in entrata: le compe-

tenze tecnologiche legate all’Industria 4.0 devono diventare al più

presto patrimonio formativo delle scuole che formano gli opera-

tori, delle università che formano i futuri ingegneri, responsabili

di produzione, manager. Questo richiede un’azione di concerto,

una collaborazione tra azienda e mondo educativo, coinvolgendo

sia le aziende industriali sia le aziende che propongono le tecno-

logie per lo smart manufacturing. Non è un caso che la nostra

azienda, nell’annunciare un piano di investimento triennale in Ita-

lia che mette a disposizione 100 milioni di dollari per accelerare

la trasformazione digitale del Paese, abbia messo un focus sugli

investimenti per ampliare la formazione proprio in aree come il

manufacturing digitale, il networking, la cybersecurity.

Diego Tamburini:

Tutte le professioni legate alla fabbrica o che

ruotano intorno ad essa, sono state colpite dallo smart manufac-

turing. Dagli ingegneri che progettano, simulano e implemen-

tano piani di produzione (che oggi praticamente progettano

qualcosa di simile a un grande e complesso programma per

computer che viene elaborato da dispositivi a controllo nume-

rico come ad esempio i centri di lavorazione NC, le stampanti 3D,

i robot e veicoli a guida automatica, che lavorano insieme e co-

municano il proprio stato tra di loro e con il sistema di esecuzione

della produzione) agli operatori che devono fare in modo che

questo ‘programma’ venga eseguito senza problemi e secondo il

piano. L’attività di troubleshooting e risoluzione di un problema

in fabbrica è sempre più simile

all’attività di debug del computer:

la produzione è stata interrotta

perché si è rotto un utensile da

taglio o perché c’è un bug nel pro-

gramma? Un robot forse non sosti-

tuirà un operaio ma una persona

che sappia programmare, gestire e

risolvere i problemi di questo robot

probabilmente lo farà. Inoltre, uno

degli aspetti più impegnativi dello

smart manufacturing è quello di

collegare con successo i diversi macchinari e i dispositivi di di-

versi fornitori, che parlano linguaggi differenti tramite diversi pro-

tocolli. Non esistono due fabbriche identiche. Ciò richiede una

piena comprensione delle comunicazioni machine-to-machine e

di rete, caratteristica che probabilmente non è nemmeno dispo-

nibile nel reparto IT ‘tradizionale’.

Ezio Fregnan:

Secondo la nostra prospettiva, non esistono pro-

fessioni specifiche ‘a rischio’. È più corretto parlare di figure ‘in

Ezio Fregnan,

Comau

Michele Dalmazzoni,

Cisco Italia

Guido Porro, Euromed

Dassault Systèmes

Diego Tamburini,

Autodesk

Foto tratte da

pixabay.com

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