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GIUGNO-LUGLIO 2016

AUTOMAZIONE OGGI 391

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soprattutto perché negli ultimi mesi sono stati resi pubblici alcuni

studi che hanno fatto molto scalpore, delineando diversi scenari

sul saldo occupazionale che ne deriverà; oltre a destare la nostra

attenzione, però, dobbiamo riconoscere che essi lasciano aperti

degli interrogativi sul fenomeno che in primo luogo resta ancora

difficile da interpretare. A gennaio al World Economic Forum

(WEF) si è parlato ampiamente della ripercussione sul mercato del

lavoro di questa trasformazione e sono stati tentati i primi bilanci.

Il risultato di quell’analisi evidenzierebbe un saldo occupazionale

negativo di 5 milioni di posti di lavoro nel quinquennio 2015-2020

per le prime 15 potenze manifatturiere mondiali (in particolare: 7

milioni di posti di lavoro persi a fronte di 2 milioni di nuovi posti

creati). Se si considera tuttavia che la base campionaria su cui è re-

alizzato questo studio è costituita da paesi del mondo che danno

occupazione a circa 1,9 miliardi di persone, il saldo negativo di 5

milioni appare un risultato poco consistente. Una seconda diffi-

coltà intrinseca di questi studi è legata alla specificità dei singoli

contesti: ad esempio, The Boston Consulting Group ha analizzato

recentemente la trasformazione in atto nelle mansioni dei lavora-

tori nel contesto tedesco, arrivando a prevedere un saldo occupa-

zionale lievemente positivo. In quest’ultimo studio la previsione

sembra più ottimistica, ma d’altro canto non è detto che un’ana-

lisi nel contesto specifico della Germania abbia validità generale.

Dal punto di vista macroeconomico le tre rivoluzioni industriali

precedenti hanno certamente segnato grandi punti di disconti-

nuità, ma nel contempo hanno stabilito nuovi equilibri nell’oc-

cupazione e nella tutela sociale, nella creazione e ridistribuzione

della ricchezza. Non sono stati esclusi segmenti della popolazione

dal mondo del lavoro, anzi: ognuna di queste discontinuità ha in

primo luogo cambiato il concetto di lavoro. In definitiva, le pre-

cedenti rivoluzioni hanno portato maggiore qualità della vita e

del lavoro, un incremento del benessere e dell’aspettativa di vita

sana, un incremento del livello di istruzione e anche di partecipa-

zione sociale. Guardando alla storia, dunque, il cambiamento che

stiamo vivendo rimane da leggere in chiave positiva. Ovviamente

nel breve termine ci potranno essere saldi occupazionali negativi

(con le naturali tensioni che ne discenderanno): una gestione at-

tenta del transitorio è il fattore chiave affinché questa trasforma-

zione non si traduca in una perdita di occupazione che si protrarrà

nel lungo termine. La preoccupazione delle istituzioni deve quindi

vertere sulla gestione della prima fase della trasformazione, dove è

indispensabile capire la dinamica delle professionalità e dei nuovi

skill ricercati: occorre assistere il cambiamento, la formazione e in

alcuni casi sarà indispensabile disegnare degli opportuni ammor-

tizzatori sociali. È importante gestire attentamente il transitorio

soprattutto perché questa rivoluzione si sta imponendo con una

grande velocità su tutti i settori e richiede investimenti strategici

orientati al medio-lungo termine che vengono talvolta snobbati

dalle imprese: oggi si hanno spesso incentivi e strumenti di con-

trollo eccessivamente orientati ai risultati di breve termine (valore

di borsa, indicatori di bilancio per azionisti e creditori ecc.) mentre

i meccanismi sociali di riconversione e ri-professionalizzazione

della forza lavoro non hanno la stessa velocità ed efficacia. La

difficile sfida che spetta a ogni Paese consiste nel progettare dei

meccanismi di reinserimento professionale (attraverso la forma-

zione) per non perdere occupazione; gli effetti di carenze su que-

sto tema sono ormai ben visibili in Italia, dove è necessario ricreare

e ridistribuire le competenze che servono. La buona notizia è che

il 2016 sarà l’anno in cui la trasformazione digitale dell’industria

sarà, giustamente e finalmente, al centro del dibattito politico ed

economico italiano.

Abbiamo incontrato alcune aziende del settore ICT e dell’auto-

mazione industriale. Ci hanno fornito un’ampia visione di come

cambiano le figure professionali a seguito delle nuove tecnologie

di Industry 4.0 con alcune indicazioni legate a questa importante

trasformazione industriale. Hanno risposto alle nostre do-

mande: Alberto Muritano, CEO di Posytron (

www.posytron.com

),

Francesco Tieghi, responsabile digital marketing ServiTecno

(

www.servitecno.it

), Guido Porro, managing director Euromed

IoT & Analytics: licenziamenti

o nuovi strumenti?

Da un’analisi dell’Osservatorio

Smart Manufacturing emerge

che in questo momento la

famiglia degli Analytics (ov-

vero tutti quegli algoritmi

sviluppati per estrarre valore

dai grezzi Big Data) è una

delle Smart Technologies più

apprezzate dalle imprese che

vogliono innovarsi. Queste

tecnologie si stanno facendo

strada in applicazioni per la

gestione del magazzino, la pre-

visione della domanda e per la

programmazione operativa

della produzione, ma poten-

zialmente potrebbero portare

vantaggi e innovazione di

processo in tutte le aree della

supply chain. Parallelamente allo sviluppo degli Analytics, cre-

scono le applicazioni di ‘Industrial Internet’ (o Industrial IoT)

attraverso le quali gli oggetti fisici (risorse, prodotti ecc.) acqui-

siscono un’identità digitale e, connessi a Internet, collezionano

dati e comunicano tra loro elaborando informazioni. Spesso,

i dati generati da applicazioni di Industrial IoT sono oggetto

di elaborazione da parte di Analytics e questi due fenomeni

hanno la capacità, in maniera complementare, di supportare i

processi decisionali. Ovviamente, le aziende che sceglieranno

di integrare nei propri processi queste Smart Technologies

assisteranno a una trasformazione delle professioni. L’opera-

tore dovrà accrescere le proprie competenze digitali, essere

in grado di comprendere i software, proporre modifiche agli

algoritmi che governano gli Analytics e così via. Questo cam-

biamento delle professioni non interesserà solo IoT e Analytics,

ma anche gli altri processi in cui verranno applicate le altre

Smart Technologies.

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