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SETTEMBRE 2015

AUTOMAZIONE OGGI 384

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Ucimu. “Questi due provvedimenti hanno

contribuito al mantenimento della com-

petitività del nostro manifatturiero, sti-

molando l’acquisizione di nuovi mezzi di

produzione, indispensabili per assicurare

al ‘made in Italy’ gli standard necessari per

vincere la concorrenza straniera”.

I numeri del comparto

Nel 2014 la produzione mondiale di mac-

chine utensili è aumentata globalmente

del 2%, a più di 64.000 milioni di euro;

alla composizione del valore totale hanno

contribuito l’Asia per il 56,7%, l’Europa per

il 36,1%e le Americhe per il 7%. Il consumo

mondiale è rimasto stabile rispetto al 2013

(+0,8%), attestandosi pocooltre i 62.500mi-

lioni di euro. Il mercato asiaticoha assorbito

il 58% delle vendite complessive, a fronte

del 25,9% dall’Europa e del 15,1% dell’A-

merica. In questo contesto, “l’industria ita-

liana ha rafforzato la sua quarta posizione

nella graduatoria mondiale dei produttori

e si è confermata terza nella classifica degli

esportatori” ha rilevato Galdabini. In parti-

colare, la produzione tricolore si è attestata

a 4.840 milioni di euro, il consumo interno

è cresciuto del 33,8% (2.738 milioni di

euro), con conseguente incremento delle

consegne dei costruttori italiani, salite del

44% (1.587 milioni), e delle importazioni

a +21,9% (1.151 milioni di euro). Di segno

opposto invece le esportazioni, che hanno

registrato un calo del 3,9%, a 3.253 milioni

di euro, a causa, almeno in parte, della

scelta dei costruttori di presidiare anzitutto

Le esportazioni italiane di (sole) macchine utensili nel 2014

sono calate del 3,7% (la metà del calo registrato nel 2013), a

3.073 milioni di euro; l’andamento trimestrale è stato nega-

tivo nella parte centrale dell’anno (-14,6% nel II trimestre e

-2,1% nel III), positivo all’inizio e alla fine (+2,1% nel I trimestre

e +0,9% nel IV). La causa è da ricercarsi nella contrazione

dell’attività di export svolta nel corso dell’anno dai costruttori

italiani in relazione alla decisa ripresa del consumo interno e

alla contestuale flessione della domanda straniera. In ragione

di ciò il rapporto tra export e produzione è sceso al 71,1%.

Detto questo, gli Stati Uniti sono stati nel 2014 il primo mer-

cato di destinazione del ‘made in Italy’ di settore, seguiti da

Cina, Germania, Russia e Francia. In particolare, negli USA i

costruttori italiani hanno soddisfatto il 6,1% della domanda,

cedendo quasi mezzo punto percentuale rispetto all’anno

precedente. In Cina, la quota italiana sul totale importato

è tornata ad attestarsi all’1,5%, com’era prima dell’exploit

del 2013, quando arrivò all’1,9%. È invece rimasta stabile la

quota italiana sul mercato tedesco, risultata pari al 6,2% del

consumo locale, mentre sul mercato russo la quota italiana

è scesa al 10,8% del consumo totale. In Messico, secondo

mercato delle Americhe, le macchine italiane sono arrivate a

soddisfare il 5,6% della domanda, guadagnando più di mezzo

punto rispetto al 2013. Molto pesanti le perdite in America

del Sud, che ha ridotto gli acquisti dall’Italia del 24,8%, per un

valore di 138 milioni di euro. Protagonista dell’area si è con-

fermato il Brasile, che ha importato macchine utensili italiane

per 82 milioni (-34,7%): i costruttori italiani sono riusciti a

difendere la propria posizione con una quota sul totale impor-

tato pari all’11,3%. L’export in Asia è diminuito del 12%, a 768

milioni. Del totale esportato nell’area la parte più consistente

è stata destinata all’Asia Orientale, che ha acquisito macchine

utensili italiane per 443 milioni di euro, il 18,2% in meno ri-

spetto al 2013. Le vendite in Cina hanno registrato un calo del

21,6% (364milioni), quelle in Corea del Sud un incremento del

33,8%, stazionarie le consegne in Giappone (+0,7%).

L’ultima rilevazione disponibile per l’export tricolore, relativa

al periodo gennaio-marzo 2015, evidenzia una ripresa delle

vendite oltreconfine, concretizzatasi in un incremento del

2,1% rispetto al I trimestre del 2014. La Cina torna a guidare la

graduatoria dei paesi di sbocco, in virtù di un incremento del

9,3%, seguita da Germania (-9,4%) e Stati Uniti (-3%); bene la

Russia (+40%). A chiudere le posizioni di vertice della gradua-

toria il Regno Unito con un +155,7%.

Un export ‘ballerino’