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APRILE 2015
AUTOMAZIONE OGGI 380
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e ricorrono quasi totalmente a consulenti esterni che per la mag-
gior parte delle volte hanno più interesse a far acquistare pacchetti
software chiusi soggetti a licenza. In più le software-house che pro-
pongono le soluzioni open source sono poco visibili. Un po’ per-
ché sono troppo piccole per farsi pubblicità e un po’ perché spesso
quelle più grandi non si propongono come fornitrici di software
libero perché hanno più convenienza a ‘incorporarlo’ nelle loro
soluzioni proprietarie. Italo Vignoli: I software open source sono
spesso superiori, in termini di funzionalità, rispetto ai loro equiva-
lenti proprietari. Basta pensare al browser Mozilla Firefox, superiore
a Internet Explorer; al sistema di posta elettronicaMozilla Thunder-
bird, superiore a Microsoft Outlook; e al media pla-
yer VLC, superiore a Windows Media Player. In tutti
questi casi, nonostante lo strapotere di Microsoft, i
software open source sono molto diffusi, e in alcuni
casi hanno quote di mercato più ampie. Certo, in
alcuni casi l’interfaccia dei prodotti open source è
meno appariscente, in quanto si basa sui principi
dell’ergonomia e non su quelli del marketing, per
cui c’è la sensazione che sia anche meno efficace,
ma tutte le ricerche indipendenti dimostrano che
non è vero. Tra l’altro, oggi anche i sistemi operativi
open source sono diventati facili da utilizzare anche
per gli utenti di base, come nel caso di Ubuntu, che
è simile aWindows per caratteristiche e funzionalità
ma infinitamente superiore in termini di sicurezza
e stabilità.
Danilo Maggi:
Direi che questa affermazione è stata superata da
tempo. Oggi, come confermato dai nostri clienti e da una ricerca
di mercato che abbiamo condotto con il supporto di SDA Bocconi,
la scelta open source viene fatta principalmente in quanto porta
innovazione all’interno dell’azienda. Possiamo inoltre dire che le
principali aziende in Italia e nel mondo hanno adottato soluzioni
open Source anche in ambienti mission critical.
A.O.:
Open Source può essere inteso come l’opposto del copyright, in
qualità di aziende che hanno accumulato anni di esperienze e com-
petenze specifiche nel proprio settore, vedete nella condivisione libera
di (alcune) conoscenze una minaccia nel perdere quote a favore dei
propri diretti competitor oppure viene vista come una nuova opportu-
nità di crescita per un’evoluzione dei propri prodotti/servizi molto più
rapida a favore dei propri clienti?
Andrea Ceiner
: Secondo noi l’open source è un approccio diverso
all’avvio di startup. Non tutti i progetti open e non tutte le startup
avranno successo. Lamaggior parte non arriveranno sul mercato in
modo durevole e profittevole, ma quelle che ci arrivano ripagano
di molto l’investimento.
Cristian Randieri:
Indubbiamente l’open source nel tempo ha
portato radicali cambiamenti nel mondo dell’informatica. Del resto,
come di tutti i prodotti dell’ingegno umano l’evoluzione del sof-
tware ha bisogno di conoscenza, e più questa è facile da reperire
e da riutilizzare, più i prodotti si evolveranno e miglioreranno sulla
base dei fallimenti e dei successi precedenti secondo la tecnica
base della programmazione definita ‘trial and error’. Sono convinto
che senza open source il mondo dell’informatica sarebbe rimasto
una semplice moderna disciplina in grado di seguire le medesime
regole che governano gli altri settori industriali in cui la conoscenza
rimane nelle aziende che lo producono e gli sviluppatori, anche
cambiando azienda, non potevano riutilizzare il codice tutelato dal
Copyright. Di contro i prodotti open source non sempre rappresen-
tano la panacea per l’utente finale, in quanto essendo sviluppato in
modo libero e spesse volte non strutturato si rischia di trovarsi nelle
mani un software che risulta essere non più aggiornato o peggio
abbandonato.
Per far fronte a questo problema sono nate le così dette commu-
nity che nella giungla dell’open source provano a dettare regole
per garantire l’esistenza e la continuità dei progetti. Un’azienda che
decide di lavorare con l’open source affronta diverse sfide quali fare
concorrenza ai colossi assumendosi delle responsabilità verso i sui
clienti, il tutto a vantaggio di una personalizzazione
dei prodotti. Molte aziende startup nascono proprio
da progetti open source. Del resto la collaborazione
di più parti (in genere libera e spontanea) permette
al prodotto finale di raggiungere una complessità
notevolmente maggiore di quanto potrebbe otte-
nere un singolo gruppo di lavoro. L’open source ha
tratto grande beneficio da Internet grazie al quale i
programmatori geograficamente distanti possono
coordinarsi e lavorare allo stesso progetto.
Italo Vignoli:
Il software open source protegge
la proprietà intellettuale tanto quanto il software
proprietario, mentre ha un punto di vista comple-
tamente diverso sulle tipologie di licenza, in quanto
quelle copyleft promuovono la condivisione della
conoscenza, come fattore di crescita del software.
Infatti, se tutti gli sviluppatori condividono le proprie idee, il sof-
tware sarà il risultato della somma di queste idee, migliore di qualsi-
asi software sviluppato nelle segrete stanze di un’azienda senza un
confronto trasparente con lemigliori risorse disponibili in rete (che
una singola azienda non riuscirà mai a raccogliere). Ovviamente, il
confronto sullo sviluppo non elimina la concorrenza tra le aziende,
che esiste sul piano commerciale e si gioca nel campo dei servizi (e
non sulle singole funzionalità del software, che non rappresentano
nessun tipo di valore aggiunto). Ripeto, è impossibile confrontare
il modello di business nato negli anni settanta e ormai superato
del software proprietario con il modello di business nato negli anni
novanta e ancora attuale del software open source.
Siamo in due ambiti completamente diversi: il primo orientato all’a-
zienda, e il secondo orientato agli utenti.
DaniloMaggi:
Sicuramente come affermato in precedenza la con-
divisione e la collaborazione sono un fattore di successo per i nostri
clienti e non rappresentano per noi una minaccia. Anzi, il modello
collaborativo basato sulla comunità è il vero vantaggio per portare
innovazione.
A.O.:
Nel caso si condivida la filosofia dell’open source, ritenete che
oltre a un miglioramento delle caratteristiche dei propri prodotti/ser-
vizi si può pensare anche a una reale riduzione dei costi a favore degli
utilizzatori finali?
Andrea Ceiner:
Il mondo della tecnologia sta condizionando sem-
pre più il mondo del business, e con la rivoluzione industriale del
IoT questo fenomeno sarà endemico e pervasivo in quasi tutti i
settori dell’attività umana. In questo processo di trasformazione
assistiamo a un passaggio dalla produzione e vendita di prodotti
con servizi accessori (quale, ad esempio, l’assistenza tecnica), alla
vendita di servizi che si avvalgono di prodotti tecnologici per mi-
Italo Vignoli,
presidente onorario
di LibreItalia
AO
TAVOLA ROTONDA