GENNAIO-FEBBRAIO 2015
AUTOMAZIONE OGGI 378
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Alessandro Gasparetto
Comitato tecnico Automazione Oggi e Fieldbus & Networks
AO
AUTOMAZIONE DOMANI
Largo all’ingegnere…
meccatronico
all’ingegnere elettronico. In genere, quest’ultimo si trova in difficoltà a causa del fatto che il
progetto meccanico non è ottimizzato per le specifiche elettroniche, quindi sono necessari
aggiustamenti notevoli in termini di tempi e costi: ciò costringe a un‘rimpallo’del progetto tra
le due figure professionali, che oltretutto non dispongono di una lingua comune tramite la
quale comunicare. Qui entra ingioco l’approcciomeccatronico: essoconsistenel far sedere allo
stesso tavolo, in fase di progettazione, figure tradizionalmente diverse, ingegneri meccanici,
elettronici e programmatori software; meglio ancora se si uniscono anche esperti di design,
marketing e gestione, che possono in tal modo modulare le specifiche del prodotto adattan-
dole alle esigenze dei colleghi tradizionalmente più ‘a valle’ nella catena di progettazione e
sviluppo prodotto. Ovviamente, affinché ciò sia fattibile le varie figure devono poter parlare
una lingua comune, perciò l’ingegnere elettronicodovràpossedere, per esempio, competenze
dimeccanica e viceversa. Inquesto scenario, l’ingegneremeccatronico costituisceuna figuradi
‘raccordo’tra le varie anime che concorronoallaprogettazione, grazie alla sua competenza che
si estende per definizione in maniera trasversale a settori tradizionalmente diversi. Egli potrà
così comprendere la lingua di tutti e farsi carico di interpretare e tradurre le varie esigenze per
tutti gli attori seduti al tavolo di progettazione. Non deve sorprendere pertanto che le aziende
a livello internazionale abbiano già da tempo cominciato a interessarsi e a richiedere siffatte
figure e che molte università e centri di formazione si siano adeguati proponendo corsi di
studio atti a formare tale professionalità. Se diamo un’occhiata alla situazione in Italia, però, ci
accorgiamo che siamo in ritardo da questo punto di vista, in quanto sono poche le università
che propongono corsi di laureamagistrale in ingegneriameccatronica. Fra di esse l’Università
di Padova (nella sede distaccata di Vicenza), l’Università di Modena e Reggio Emilia, il Politec-
nico di Torino e l’Università di Trento. Va tuttavia detto che questa situazione dipende anche
dal taglio dei finanziamenti che gli atenei hanno subito in questi ultimi anni, nonché dalla
pressoché totale impossibilità di attivare nuovi corsi di laurea a causa dei pesanti vincoli impo-
sti dal Ministero. In aggiunta ai corsi erogati dalle università va ricordato che sono attivi, presso
alcuni istituti, i cosiddetti corsi di‘tecnico superiore’per l’automazione e i sistemi meccatronici.
Le figure che così vengono formate possono contribuire a soddisfare le esigenze di tecnici
di livello superiore del settore. Permane tuttavia una carenza di figure uscite dalle università
(ingegneri meccatronici), anche se all’interno dei corsi di laurea più tradizionali (ingegneria
meccanica o elettronica) è spesso possibile individuare alcuni indirizzi od orientamenti che
possono contribuire a formare l’ingegnere meccatronico, se non nominalmente almeno di
fatto, in quanto tali indirizzi contengono corsi trasversali: meccatronica, robotica, azionamenti
industriali, sensoristica ecc. La speranza è che in futuro le difficoltà di bilancio non vadano a
compromettere la possibilità da parte degli atenei italiani di fornire nuovi corsi di studio tali da
venire incontro alle esigenze espresse dalle realtà industriali sul territorio.
I ForumMeccatronica, che si è svolto al Kilo-
metro Rosso di Bergamo, ha fatto emergere
il grande interesse che anche in Italia suscita
questa disciplina. Fino a poco tempo fa‘mec-
catronica’ era una parola sconosciuta ai più,
anche fra gli ‘addetti ai lavori’. Basti pensare
a tutte le volte che veniva pronunciata in
modoerrato, da‘mecatronica’a‘meccanotro-
nica’... Il nomemeccatronica, che contienegià
in sé la crasi fra le due parole ‘meccanica’ ed
‘elettronica’, non indica solo quella disciplina
che studia i sistemi meccanici al cui interno
sonopresenti dei componenti elettronici,ma
rappresenta un vero e proprio approccio che
potremmo definire ‘olistico’, ovvero basato
su una visione d’insieme, che armonizza le
competenze di varie figure fra loro sinergi-
che, aventi un background differente.
Si pensi alla fase di progettazione di un pro-
dotto o impianto industriale: l’approccio
classico alla progettazione prevede un’ope-
ratività di tipo sequenziale, nel senso che
le varie fasi di progettazione si susseguono
in modo seriale. Si comincia tipicamente
con l’ingegnere meccanico che, a partire
dalle specifiche date, redige un progetto
meccanico, il quale successivamente passa
I
Fonte: www.pensare-strategico.it