Automazione_Oggi_376 - page 44

OTTOBRE 2014
AUTOMAZIONE OGGI 376
44
AO
ATTUALITÀ
petitività, ma anche creando nuovi modelli
di business. Si tratta per lo più del tentativo
di creare nuovi metodi per distribuire va-
lore, al fine di cogliere nuove opportunità
di crescita sia creando nuovi mercati, sia
trovando nuove leve per competere con-
tro i concorrenti. Symmons Industries, per
esempio, fornitore di impianti per i bagni,
ha trasformato la propria supply chain
creando dei canali per interagire diretta-
mente con i clienti durante il processo di
progettazione di elementi quali maniglie
e pomelli. I risultati di questa cooperazione
vengono poi impiegati per fornire al mer-
cato nuovi prodotti ‘custommade’.
Simili tentativi di trasformare simultanea-
mente supply chain e prodotti si stanno
verificando in campo medicale, dove le
tecnologie AM stanno rapidamente modi-
ficando i metodi di pianificazione e applica-
zione medica.
I progressi compiuti dall’imaging si com-
binano qui con le potenzialità delle tecni-
che AM a basso costo e multimateriale per
realizzare applicazioni cliniche riducendo i
costi, velocizzando la fornitura dei servizi e
migliorando la qualità.
È utile sottolineare come si arrivi a quest’ul-
timo approccio all’AM passando in ge-
nere per la via che porta all’innovazione
di prodotto del terzo tipo di approccio. La
fornitura di prodotti innovativi può infatti
richiedere l’elaborazione di nuovi percorsi
per la supply chain e la distribuzione o la
rivisitazione dei modelli in uso. Inoltre,
l’opportunità data dalla creazione di nuovi
prodotti deve combinarsi con l’innovazione
nella catena di fornitura per consentire di
sbaragliare la concorrenza e conquistare
i mercati: corone dentali altamente per-
sonalizzate, per esempio, potrebbero es-
sere create direttamente nello studio del
dentista. E questo è particolarmente vero
quando AM e tecnologie digitali vengono
sviluppate per incrementare il livello di
cooperazione tra produttori ed end user:
la disintermediazione, ossia l’eliminazione
di alcune figure intermedie, è una conse-
guenza della nuova catena di fornitura che
si viene a creare.
Da dove partire?
L’AM costituisce una tecnologia innovativa
destinata a scardinare due dei capisaldi sui
quali si è definita la struttura produttiva
delle aziende fin dalla Rivoluzione Indu-
striale. Queste tecnologie hanno la capacità
di ridurre la minimum efficient scale delle
industrie che ne sono impattate, espan-
dendo al contempo le economie di scopo
disponibili (data la loro flessibilità). È pos-
sibile adottare quattro differenti approcci:
quale scegliere dipende in larga parte dalle
priorità aziendali e dai driver individuati dai
manager, in base anche ai settori di appar-
tenenza.
Se un’azienda sta tentando di aumentare la
propria capacità di competere, ma intende
accollarsi un rischio moderato e trasfor-
mazioni minime, l’AM può gio-
care un ruolo comunque
importante, impattando
sulla velocità e profit-
tabilità del modello
di business in essere.
Questo è l’approc-
cio definito come
‘di stasi’. Le aziende
possono seguire que-
sto percorso mentre
fanno esperienza nell’in-
tegrazione dell’AM nei propri
processi produttivi e nella supply
chain. Il rischio è minimo in quanto non si
modificano aspetti critici della catena di for-
nitura o dei prodotti. Al contempo, è pos-
sibile velocizzare lo sviluppo dei prodotti,
ridurre gli sprechi e migliorare in parte le
performance grazie a una migliore proget-
tazione. Se invece le aziende sono preoccu-
pate per la competitività della loro supply
chain, è il secondo approccio a offrire delle
opportunità. Esso consente di migliorare le
performance più che di innovare. Le tecno-
logie AM permettono di distribuire valore
in riferimento a tempi e costi. La riduzione
del valore di minimum efficient scale con-
sente di distribuire la produzione più diffu-
samente che in passato richiedendo meno
passaggi e intermediari nella supply chain.
La maggiore flessibilità e la distribuzione
della produzione consentono di contrarre
al minimo i tempi di risposta della supply
chain e danno la possibilità di far comba-
ciare domanda e offerta al meglio per pro-
dotti sia standard sia personalizzati. Infine,
la possibilità di entrare in mercati geografi-
camente nuovi, con minori investimenti di
capitale, potrebbe portare prospettive di
crescita interessanti con livelli di rischiome-
diamente bassi. Il terzo approccio riguarda
aziende dove si parla di innovazione di
prodotto e delle funzionalità e benefici
offerti dai prodotti. Qui entrano in gioco
le economie di scopo permesse dall’AM.
La maggiore flessibilità produttiva, i costi
ridotti della complessità delle parti e l’op-
portunità di distribuire prodotti dalle ele-
vate funzionalità offrono la prospettiva di
una reale innovazione di prodotto: l’offerta
di nuovi prodotti può portare a nuovi cicli
di crescita, in quanto prodotti migliori di-
ventano interessanti per nuovi segmenti di
clienti e nuovi mercati geografici. Il quarto
approccio costituisce una combinazione
degli sforzi e del valore aggiunto deri-
vante dai precedenti secondo e
terzo approccio. Se però il
valore ricavato da questi
ultimi due percorsi si
caratterizza dall’au-
mento degli standard
di competitività per
la supply chain o il
prodotto, la combina-
zione delle due possi-
bili vie di miglioramento
ha il potere di ridefinire i
modelli operativi stessi e pro-
durre nuovi modelli di business, che
scardinano le regole della competizione,
anziché semplicemente innalzarne i livelli.
I manager per ora attendono di vedere
quale sarà l’evoluzione delle tecnologie
AM, ma le dinamiche industriali qui identi-
ficate non cambieranno. Le loro linee di svi-
luppo sono ormai definite. Non appena le
tecniche AM progrediranno e i loro costi si
ridurranno, aumenterà il loro impatto sulla
minumum efficient scale e la supply chain,
alterandola grazie alla possibilità di dar vita
a siti produttivi piccoli e distribuiti. All’au-
mentare della flessibilità resa possibile dalla
tecnologia, grazie all’aggiunta di materiali e
processi, aumenteranno anche le economie
di scopo dell’AM, creando opportunità per
nuovi prodotti e maggiore innovazione. In
particolare, le aziende che offrono beni con
geometrie interne complesse, la cui evo-
luzione è frenata dai limiti tecnologici dei
macchinari, devono tenere bene sott’oc-
chio i progressi delle soluzioni AM: le op-
portunità che queste tecniche possono
arrivare a offrire si concretizzeranno in un
futuro poi non così prossimo.
(*) Mark Cotteleer è research director di Deloitte
Services LP, Jim Joyce è specialist leader di Deloitte
Consulting LLP – traduzione a cura della redazione
Deloitte -
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