Automazione_Oggi_372 - page 76

MAGGIO 2014
AUTOMAZIONE OGGI 372
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AO
Tavola rotonda
bancario veramente costoso. Tor-
nando alla domanda, per i motivi
appena citati si può creare il gap
tecnologico e la minore compe-
titività. Le aziende tedesche, per
esperienza, scelto il fornitore di fi-
ducia, sviluppano con lui ciò che
è meglio per la loro produzione,
chiedendo competenza e fidan-
dosi, investendo molto in cultura
tecnica, sperimentazione e cre-
scita professionale dei propri ad-
detti. Da noi spesso, sempre per
le condizioni avverse nelle quali
giochiamo, le aziende vogliono
competere in fretta e massimizzare in breve tempo perché
non reggerebbero investimenti nel medio-lungo periodo. La
scelta dei fornitori è spesso fatta nel tentativo di economizzare
l’acquisto e con soluzioni plurimarca. L’aggiornamento tecno-
logico e la sperimentazione sono merce rara. Come Siemens
posso dire che in Italia ci sono moltissimi clienti che lavorano a
tutto tondo con noi e con i quali la capacità di rinnovarsi conti-
nuamente è unmust e non esiste gap tecnologico alcuno, anzi,
sono delle eccellenze ormai internazionali. Spesso gli investi-
menti li abbiamo fatti insieme con sinergia e fiducia.
Tom Davis
– Solair: Non rileviamo nessun gap tecnologico,
ma crediamo che i produttori di macchinari italiani siano allo
stesso livello, anzi, possano differenziarsi in meglio associando
ai loro prodotti questo tipo di servizio e noi siamo qui proprio
per abilitare questa differenziazione. Il produttore italiano deve
lottare contro la percezione, a nostro avviso sbagliata, che si ha
all’estero. Il produttore può creare in poco tempo un’applica-
zione che gestisca i suoi processi, integri i dati delle macchine
nei suoi processi, riduca i costi e continui a fornire prodotti e da
oggi servizi di qualità perché è proprio questo il binomio che
ci rendemaggiormente competitivi: servizi aggiuntivi e qualità
italiana.
Automazione Oggi: Il valore aggiunto offerto dai costrut-
tori di macchine e dagli integratori italiani può aiutare a
fare la differenza?
Marco Zampolli
: L’innovazione tecnologica deve tradursi
in altissime prestazioni delle macchine e in customizzazione
dedicata. Il comparto italiano dei costruttori di macchine è di
grande importanza per il sistema Paese e rappresenta uno dei
motori dell’economia globale: ad esempio, i costruttori italiani
di macchine utensili sono al 5° posto tra i maggiori produttori
mondiali e al 3° tra i principali esportatori. Anche i servizi of-
ferti dagli integratori di sistemi sono importanti per preservare
i punti di forza dei prodotti italiani: consulenza, assistenza, ma-
nutenzione e formazione portano certamente valore e consen-
tono di rispondere a 360 gradi alle esigenze del manifatturiero.
Marco Clerici:
Nonostante questo scenario, è assolutamente
importante rilevare un dato: i costruttori di macchine italiani
sono tra i primi al mondo, a breve distanza proprio dai concor-
renti tedeschi, non solo per dimensioni del settore, ma anche
per il riconoscimento che viene loro dato dagli utenti finali delle
linee di produzione in tutto il mondo e anche in Germania. A
loro viene riconosciuto un valore aggiunto estremamente
importante e scarsamente riscontrabile nei loro competitor
internazionali. Mi riferisco alla flessibilità con cui accolgono le
richieste del cliente, pur conservando livelli qualitativi (in ter-
mini di prodotto e di risultato finale della produzione) in linea
con gli standard degli OEM teutonici. Nel termine flessibilità
metterei molte caratteristiche.
In primis, la capacità di fornire e
studiare un prodotto non stan-
dard, ma ritagliato sulle esigenze
specifiche: è una peculiarità che
contiene in sé la capacità di inno-
vare e di differenziarsi, ma anche
il problema degli extra-costi do-
vuti alla non standardizzazione.
Ci sono aspetti legati allamaggior
disponibilità verso tempi di inge-
gnerizzazione e consegna estre-
mamente ridotti, alla creatività
con cui vengono proposte solu-
zioni hardware e software che
possano rispettare le specifiche di qualità e tempi ciclo senza
tralasciare la competizione sul prezzo. C’è poi un tratto pecu-
liare di questo settore industriale italiano che è quello legato
ai distretti, dove si sono create alleanze o gruppi d’impresa tra
aziende operanti negli stessi settori, ognuna con la possibilità
di portare il valore aggiunto nel proprio ambito di fornitura
specifica: meccanica, elettrica, software.
Oggi, questi costruttori operano soprattutto all’estero con una
quota del loro fatturato export spesso oltre l’80%. Le loro ca-
pacità sono potenzialmente in grado di poter dare un impulso
tecnologico alla competitività e produttività della nostra ma-
nifattura che, tuttavia, si trova oggi in difficoltà oggettive nel
poter investire in beni strumentali e infrastrutture tecnologi-
che, soprattutto nel nostro territorio. Su questo punto devono
arrivare forti risposte e impegni da parte della politica, a livello
di riforme fiscali, del lavoro, della formazione, dei piani energe-
tici e industriali, pena il lento agonire di un’industria che ha già
perso tanto terreno nel quadro internazionale.
Daniele Lucchetta
: Da un lato, le competenze e la professio-
nalità dei costruttori di macchine italiani sono riconosciute
a livello mondiale, dall’altro, è nota la nostra esperienza alla
voce ‘export’. Questo a dimostrazione del valore aggiunto che
i costruttori e integratori italiani riescono a portare nel mondo
dell’automazione. Tipicamente gli italiani sono, infatti, portati
per le pubbliche relazioni, abili nella costruzione di network
relazionali e nella valorizzazione dei propri prodotti attraverso
entusiasmo e sensibilità. Inoltre, da sempre siamo ritenuti cre-
ativi e flessibili il che ci aiuta a uscire sempre (o quasi) brillan-
temente da situazioni complicate. Sono certo che questo aiuti
anche a far fronte alle difficoltà tecniche che i costruttori e gli
integratori possono incontrare nella propria quotidianità e che
Antonio Marra
Schneider Electric
Roberto Motta
Rockwell Automation
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