Automazione_Oggi_365 - page 17

di
David Corsini
La sfida del produrre
‘poco’
i è molto parlato - già in
passato relativamente
lontano - di ‘fabbrica in-
telligente’, ‘factory of the
future’, ‘smart factory’ e
tanti altre definizioni ac-
cattivanti. Si è molto par-
lato - si parlava e si ipotizzava - della
cosiddetta ‘fabbrica al buio’, in grado
di offrire, grazie a una cooperazione
uomo-macchina sempre più svilup-
pata, la possibilità di configurare e
riconfigurare il sistema in modo da
fornire risposte in maniera integrata,
monitorata e supervisionata a bisogni
(industriali) ogni volta nuovi e com-
plessi. Al di là di qualche interessante
e avveniristica ‘demo’ in ambito acca-
demico, la realtà industriale dimostra
che il sogno di modellare e ‘digitaliz-
zare’ ambienti e requisiti analogici si
scontra per definizione con una dura
e implacabile realtà. Nell’automazione
industriale, che ci piaccia o no, ‘Asia’ e
‘automotive’ sono i due concetti che
dominano e condizionano scenari e
scelte conseguenti.
Il mercato chiede prodotti con costi
che sarebbero supportabili solo se le
produzioni fossero infinite e al con-
tempo con una configurabilità tipica
dei prodotti artigianali: sembra quasi una battuta ma questa è la realtà. Quest’af-
fannosa corsa verso il low-cost mette in competizione aspetti, come costi di
produzione, costi di distribuzione, costi di logistica, che una volta erano appan-
naggio di soggetti appartenenti alla stessa catena, mentre oggi sono diventati...
dei concorrenti! Oggi non si delocalizza quasi più per cercare competitività su
costi che ormai tendono a uniformarsi dappertutto; si delocalizza per essere
vicini ai clienti, per essere più presenti, flessibili e reattivi a mercati la cui mutevo-
lezza e variabilità hanno smesso di essere problemi per
essere condizioni: così è la realtà, con questa si devono
fare i conti. Rethink Robotics, una società canadese, ha
fatto Baxter, un robot che costa poco perché produce
poco: in realtà è una definizione impropria ma il senso
è più o meno questo. Baxter è un doppio braccio con
un ‘busto’ (che ruota solamente) e un ‘viso’ (telecamera
in aggiunta a quelle sul terminale delle braccia) e può quindi essere impiegato
come asservimento fuori linea, come palletizzatore, come manipolatore per pic-
coli e semplici assemblaggi: è una macchina tuttofare che potrebbe in effetti
assolvere a svariati compiti; quel complemento che - teoricamente - dovrebbe
rendere automatico il tipico banco di assemblaggiomanuale, ancora così diffuso
negli stabilimenti di produzione quantomeno in campo automotive e bianco. Va
da sé che basso costo significa basse prestazioni, ma è anche vero che compiti
banali e ripetitivi - presenti in molteplici applicazioni industriali - non hanno
bisogno di performance sofisticate.
Sarà il mercato, come sempre, a promuovere o a bocciare Baxter e i suoi simili.
A questo punto, fatto salvo che il costo del dispositivo è e sarà sempre più l’e-
lemento predominante (con buona pace di chi ancora si indigna nel constatare
come questo sia l’elemento di scelta predominante nel mercato dell’automa-
zione), autonomia, facilità di apprendere nuovi compiti, riusabilità (termine
più fruibile di riconfigurabilità) potrebbero essere gli elementi che premiano
la ricerca di macchine che costano poco non perché aiutano a produrre ‘tanto’:
costano poco perché aiutano a produrre ‘poco’ ma… di tante cose diverse.
AO
IL PUNTO
Comitato tecnico di Automazione Oggi
LUGLIO-AGOSTO 2013
AUTOMAZIONE OGGI 365
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