Rapporto Digital Italy 2019: fra ottimismo e pessimismo
I risultati della ricerca condotta da The Innovation Group nel 2019 con metodologie sperimentali basate sul Machine Learning mostrano, per il mercato italiano del digitale, una crescita inferiore alle previsioni che, senza un forte sviluppo delle politiche industriali (Industry 4.0) e del procurement pubblico, rischia di ristagnare tra l’1,2% e l’1,5% fino al 2021
Presentato a Roma durante il Digital Italy Summit 2019, il rapporto Digital Italy 2019 contiene un’analisi della situazione dell’innovazione digitale in Italia, contributi e proposte. È stato Roberto Masiero, Presidente di The Innovation Group (TIG), a presentare i risultati del rapporto pubblicato da Maggioli Editore, che rappresenta la sintesi di un percorso annuale di ricerca e di incontri che ha attraversato alcuni dei più fertili “Territori dell’Innovazione” del nostro Paese. Il documento ha il duplice scopo di fornire sia un quadro complessivo di alcune tra le più interessanti esperienze di innovazione digitale che si sono sviluppate nel mondo delle imprese, nella Pubblica Amministrazione e nel terzo settore, sia una serie di contributi, di idee e di proposte per accelerare il percorso dell’innovazione digitale italiano.
Il rapporto si suddivide in tre parti: la prima si focalizza sullo scenario del mercato digitale italiano in relazione ai principali trend economici; la seconda contiene una serie di contributi, materiali e proposte per accelerare l’innovazione di imprese, Pubblica Amministrazione e terzo settore; la terza contiene una selezione degli interventi registrati nel corso del roadshow che ha portato nell’ultimo anno a realizzare versioni locali del Digital Summit in quattro Regioni italiane, Campania, Emilia Romagna, Lazio e Liguria.
“Il mercato digitale è stato troppo spesso analizzato da una prospettiva autoreferenziale, ricercando nelle variabili endogene le sue principali determinanti” ha dichiarato Masiero. “Qui il nostro gruppo di lavoro si è invece impegnato a raccogliere e mettere in relazione i risultati delle ricerche condotte da economisti e centri di ricerca che operano all’interno dell’Advisory Board del Programma “Digital Italy” con le analisi condotte direttamente dai nostri ricercatori, nell’intento di identificare le relazioni tra trend economici e andamento del mercato digitale e dei suoi principali segmenti e di fornire input utili allo sviluppo di politiche pubbliche più efficaci”.
Durante la prima giornata del summit sono stati presentati anche i risultati del progetto “La Macchina Algoritmica”, contenuti nel report, che rappresenta il primo tentativo di far uscire la ricerca da una dimensione puramente interna al mondo ICT. Il progetto, coordinato dal Data Scientist Andrea Sassanelli in collaborazione col Gruppo di lavoro di The Innovation Group, mira a costruire una “macchina algoritmica”, ovvero a sviluppare una soluzione informatica basata su tecniche di machine learning in grado di immagazzinare, analizzare, correlare e presentare i risultati relativi ai dati settoriali del mercato digitale italiano e di prevedere i trend del mercato a 3-5 anni, nonché di identificare le potenziali correlazioni tra i trend del mercato digitale e dei suoi principali segmenti in relazione al PIL e ad altri dataset, quali quelli relativi agli investimenti, ai brevetti e alla digitalizzazione delle imprese.
Alcune delle principali domande a cui il progetto si propone di dare risposta è: “Esiste una relazione misurabile e prevedibile tra spesa in ICT e PIL? La spesa ICT ha natura pro ciclica o anticiclica? E quella dei singoli segmenti?”
Dai primi risultati del progetto, ancora in fase prototipale, sembra di poter osservare che solo la spesa nelle tecnologie digitali più innovative, come cloud, business analytics, Big Data, AI, tenda a crescere, e continuerà a crescere in futuro a ritmi sostenuti anche in fasi di flessione dell’economia generale (come oggi, in un momento in cui il PIL tende a zero). I risultati della ricerca mostrano infatti, per il mercato italiano del digitale, una crescita che per il 2019 e il 2020 stenta a superare l’1%. La stagnazione del PIL, in particolare, impatta pesantemente sugli investimenti in ICT delle PMI, determinando una crescita complessiva del mercato inferiore rispetto alle previsioni.
“Una crescita più corposa è possibile” ha asserito Masiero, a patto che si verifichino alcune condizioni:
• politica di investimenti pubblici ad alto moltiplicatore in infrastrutture digitali;
• potenziamento delle politiche industriali di Industria 4.0;
• efficace adozione del procurement pubblico;
• utilizzo del 5G per la trasformazione digitale delle imprese;
• impegno dell’industria nei confronti del “mercato dei bisogni”, andando oltre la “Corporate Social Responsability” e contribuendo allo sviluppo di un nuovo Welfare basato sul partenariato pubblico-privato.
Da una ricerca condotta su un campione di 202 imprese sullo stato dell’Innovazione Digitale in Italia, è stato formulato un “Digital Innovation Index” dal quale emerge che oltre la metà degli intervistati (52%) ritiene che la propria azienda si trovi in una fase “intermedia del processo trasformativo”, contro il 28,7% che ne è solo all’inizio e il 19,3% che si reputa invece in una fase avanzata.
Per giungere a un quadro completo sulle azioni in corso e previste sui temi cruciali dell’innovazione digitale, The Innovation Group ha inoltre intervistato i CIO e IT Manager e i Business Manager di 187 aziende italiane medio-grandi. La ricerca svolta ha permesso di evidenziare come già oggi molte aziende stiano testando i vantaggi dell’AI applicata al business, con una previsione di un raddoppio nell’adozione delle tecnologie di AI nel giro di un anno. L’interesse per queste tecnologie è in crescita, in quanto sempre più spesso sono considerate indispensabili per rimanere competitivi in futuro.
Soluzioni come il riconoscimento della voce, di immagini e video, natural language processing, agenti e chatbot, simulazioni avanzate, predizioni analitiche e altro, si stanno via via diffondendo, seppure oggi ancora in modo iniziale. I vantaggi dell’AI citati dalle aziende sono molteplici: vanno dall’automazione di processi decisionali, al miglioramento della customer retention, al più facile rilevamento di anomalie e frodi. Va sottolineato però che al momento, guardando alle iniziative intraprese dalle aziende, si tratta, nella maggior parte dei casi, dello sviluppo di prototipi o PoC (Proof of Concept), prime implementazioni che solo nel giro di qualche anno porteranno a risultati concreti.
Masiero ha concluso con un riferimento alla frammentarietà dell’innovazione in Italia, che ha portato a profonde differenze da Regione a Regione e alla nascita di esperienze virtuose a livello locale. “Caratteristica del Sistema Italia è quella di aver generato un modello produttivo originale, fondato su un ”capitalismo di filiera” che si è intrecciato con la capacità delle amministrazioni locali più dinamiche di sviluppare politiche di sviluppo corrispondenti alle vocazioni e alle identità locali, di dar vita a esperienze importanti di semplificazione e modernizzazione delle loro pubbliche amministrazioni, e di sviluppare una collaborazione virtuosa con le Università, col sistema della formazione e del technology transfer”.
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