Tecnologie per il legno, i dati Acimall per il primo trimestre 2024
Secondo le rilevazioni effettuate dall’Ufficio studi di Acimall, nei primi tre mesi del 2024 le esportazioni di tecnologie italiane per l’industria del mobile e la lavorazione del legno e dei suoi derivati sono state pari a 379,4 milioni di euro, segnando un -6,1% rispetto allo stesso trimestre del 2023.
Fatto salvo che un trimestre è un lasso di tempo troppo breve per poter delineare con precisione eventuali evoluzioni significative, dando un’occhiata alle principali aree di destinazione (tabella 01) è comunque possibile cogliere il calo del 30% delle vendite nell’Europa extra UE, alla luce del conflitto fra Russia e Ucraina. La stessa, tragica dinamica che ha portato alla contrazione dell’export verso il Medio Oriente, diminuito del 55,1%.
Alla sostanziale tenuta dell’Unione europea (il partner più importante, con il 52,8% del totale del nostro export) si aggiunge l’importante conferma della fase espansiva degli acquisti di tecnologia italiana nel Nord America (+4%), in particolar modo grazie alla politica degli Stati Uniti di riportare entro i propri confini produzioni che erano state ‘delegate’ a Paesi vicini. Fra i mercati che continuano a rappresentare sbocchi commerciali attraenti, per quanto attestati su valori decisamente contenuti, possiamo annoverare il Sud America (+28%), l’Oceania (+18%), e l’Africa (+9,3%).
Da evidenziare il calo del 16,4% delle esportazioni verso l’Asia, contrazione certamente dovuta al crescente peso della produzione di tecnologie per il legno e il mobile ‘made in Cina’, che vedono crescere la propria capacità di attrazione nei mercati più vicini.
Puntando i riflettori sui singoli Paesi (tabella 02), Acimall segnala quindi il ‘ritorno’ di Stati Uniti e Francia, i migliori clienti del trimestre, in decisa ripresa rispetto agli acquisti di tecnologia italiana dell’intero 2023, in contrazione del 16% negli Usa e del 4,6% oltralpe. Molto bene gli acquisti dalla Svezia (+137% rispetto all’analogo trimestre 2023), soprattutto per quanto concerne parti di ricambio e integrazione delle tecnologie esistenti. Il Regno Unito conferma il crollo delle importazioni di macchine italiane (-36,6%), che segue l’analoga contrazione registrata per l’intero 2023.
La Cina, nonostante la crescita della produzione nazionale, conferma comunque il proprio interesse verso le nostre tecnologie (+12,9% nel periodo gennaio marzo 2024 che ribadisce il +10% messo a segno nei dodici mesi del 2023); l’India perde ulteriormente terreno nella classifica dei Paesi clienti (-30,5%), pur restando nel novero dei mercati da cui ci si attendono buone soddisfazioni, a dispetto dei reali risultati che offre alle nostre imprese.
Analizzando le importazioni di tecnologie estere nel nostro mercato nel primo trimestre 2024 (tabella 3) si ha una ulteriore conferma dello stop che ha caratterizzato l’Italia, per quanto si stia parlando di cifre assolute contenute: diminuiscono del 35,6% gli acquisti dalla Germania, del 20,5 le importazioni dalla Cina e del 12,3% quelle dalla Svizzera; l’Austria vede crescere le proprie vendite nel nostro Paese dell’8,7%.
In termini più generali l’import nel periodo gennaio marzo 2024 è stato pari a 39,4 milioni di euro, poco più del 10% delle esportazioni, e in calo del 23,9% rispetto allo stesso periodo 2023. Guardando infine ai dati relativi alle aree geografiche (tabella 4), l’Unione Europa rimane l’origine più ‘interessante’, con 23,3 milioni di euro nel periodo: pur con una contrazione del 24,6% sullo stesso periodo 2023, rappresenta ben il 59,2% del totale delle importazioni italiane.
“Il dato che forse deve farci riflettere più di altri è la marginalità dell’Africa per i costruttori italiani – ha commentato Dario Corbetta, direttore di Acimall -. Nonostante la vicinanza geografica e l’impegno del nostro governo per definire relazioni più proficue, per il nostro settore la penetrazione in Africa del ‘made in Italy’ è ancora molto limitata, soprattutto se si considera che la Cina – invece – nel 2023 vi avrebbe venduto tecnologie per il legno per un valore attorno ai 100 milioni. Il Nord America continua a essere un partner di grande rilievo per le nostre imprese, discorso che può essere tranquillamente esteso all’Europa, per quanto ci sia da interrogarsi se non si debba oramai parlare di una estensione del mercato nazionale, piuttosto che di esportazione”.
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