Report sui mancati pagamenti delle imprese italiane

Pubblicato il 9 marzo 2017

Euler Hermes, società del gruppo Allianz, ha presentato l’8° Edizione del Report Mancati Pagamenti delle imprese italiane, un’attenta analisi condotta su ogni singola regione e provincia, comprensiva di un approfondimento per i diversi settori merceologici e che ha come base il monitoraggio giornaliero dei pagamenti di oltre 450.000 aziende.

Lo stato di salute delle imprese italiane nel 2016 volge verso un sereno moderato e di conseguenza il trend dei pagamenti migliora su tutti gli indicatori analizzati per il mercato domestico. I giorni di incasso di un credito sono scesi sotto i 90 giorni e nel 2016 con una riduzione di 2 giorni si attestano a 86. A livello europeo solo la Grecia fa peggio.

Un altro indicatore che segna un miglioramento sono i debiti scaduti che mettono a segno un decremento del 25%. I mancati pagamenti in Italia mostrano entrambi gli indicatori di frequenza (-6%) e severità (-13%) in contrazione rispetto al 2015. Il costo di un mancato pagamento in media per l’Italia è pari € 14.000. Bene anche le insolvenze aziendali, che hanno registrato un decremento del 9% nel 2016, ma i casi sono ancora più del doppio rispetto al precrisi.

Il miglioramento del trend degli insoluti si riflette sulla maggior parte delle regioni italiane ad esclusione di Lazio e Puglia dove gli indicatori mostrano lievi segnali di crescita. Anche nei settori il trend è prevalentemente positivo tranne nel tessile, che soffre la competizione nella fascia low cost, nell’automotive che ha subito alcuni incagli nella ricambistica sebbene il trend del settore volga al meglio e nel settore dei trasporti, da anni in difficoltà nel trasporto su gomma dove le aziende italiane devono far fronte al dumping di concorrenti esteri. Sui mercati esteri, gli indicatori dei mancati pagamenti segnano un lieve incremento: frequenza +2% e severità +8%.

Il 2016 è stato un anno molto complicato per gli emergenti e di rallentamento generale anche per le principali economie di destinazione dei prodotti made in Italy. Tessile e abbigliamento, elettronica ed edilizia sono i comparti che hanno sofferto maggiormente all’estero. L’insoluto medio è cresciuto fino ad arrivare a € 23.000. Per la prima volta dal 2012, l’indicatore che analizza il rischio di controparte estera (-2% nel 2016) sta cominciando a invertire il trend mostrando una maggiore rischiosità all’estero rispetto all’interno. In particolare, nei dieci principali mercati per l’export italiano, si prevede una ripartenza delle insolvenze aziendali: Stati Uniti (+1%), Regno Unito (+5%), Turchia (+5%). Rimangono su elevati livelli invece la Polonia (+3%) e la Cina (+10%).



Contenuti correlati

Scopri le novità scelte per te x