Le tecnologie indossabili sono già una realtà (anche) per l’industria

Pubblicato il 28 ottobre 2015

“Strumentazione e Connessione personale per gli operatori in campo negli impianti: come ti rimetto a nuovo l’Operatore a Giro” è il titolo di uno dei workshop che Anipla ha organizzato in occasione dell’edizione 2015 di SAVE Verona. Una mattinata, quella del 28 ottobre, coordinata da Michele Maini (libero professionista) e Massimiliano Veronesi (Yokogawa Italy), che ha inteso offrire al pubblico una visione il più possibile completa delle potenzialità offerte dalle tecnologie oggi disponibili per rendere realmente “smart” l’attività dell’operatore di manutenzione.

Il primo intervento a cura di Daniela Fogli (Università degli Studi di Brescia) ha di fatto introdotto quasi tutti i temi più importanti della giornata parlando di realtà virtuale, realtà aumentata, internet of things e “ambient intelligence”: le tecnologie-chiave che consentono oggi di realizzare applicazioni innovative per il controllo a giro di impianti industriali.

La prof.ssa Fogli ha iniziato con il concetto di ubiquitous computing, termine coniato da Mark Weiser negli anni ‘90, per comprendere l’importanza di caratteristiche come la pro-attività e la consapevolezza del contesto da parte dei sistemi. Ha poi illustrato i concetti di realtà virtuale e realtà aumentata al fine di evidenziarne le differenze e, conseguentemente, i diversi tipi di applicazione. Infine, ha declinato questi concetti alla luce dei recenti paradigmi internet of things e ambient intelligence, evidenziando i problemi legati alla customizzazione delle soluzioni applicative e alla loro co-evoluzione con gli utenti finali.

 

Alessandro Ciusani di IMQ ha poi parlato di “Qualificazione delle figure professionali e delle loro nuove competenze indotte dalle tecnologie emergenti: il ruolo dell’ente di certificazione”, affrontando gli aspetti legislativi e i lavori in corso presso gli enti normatori, ma anche il tema delle modalità di definizione di uno schema certificativo e degli strumenti per la valorizzazione dell’operatore qualificato.
Nella seconda parte della mattinata la parola è passata ai fornitori di tecnologie.

 

Roberto Gusulfino di Endress+Hauser Italia ha presentato la piattaforma web di Life Cycle Management W@M, pensata per consentire agli utilizzatori di migliorare la manutenzione grazie all’accesso via web alle informazioni critiche. Base di questa piattaforma sono innanzitutto gli strumenti che diventano “intelligenti”, in grado di offrire funzioni di diagnostica in conformità alla normativa Namur NE107.

W@M è una piattaforma di asset management basata su un database E+H dove sono raccolti i dati degli strumenti. L’utilizzatore di strumentazione E+H può accedere al database tramite un browser e verificare lo stato delle apparecchiature. In caso di dati anomali (segnalati in maniera chiara dal sistema) l’operatore procederà alle opportune verifiche. L’utilità di questa soluzione deriva dalla completezza dei dati relativi agli strumenti disponibili su W@M: dal manuale alla versione del firmware, i dati di taratura, lo storico del service ecc. Da ultimo, gli strumenti E+H sono dotati di tag RFID che consente l’identificazione univoca dello strumento in tutto il suo ciclo di vita.

 

Matteo Bambini di National Instruments ha invece affrontato il tema dell’Industrial Internet of Things (IIoT) con riferimento particolare alle applicazioni di maggiore utilità per l’“operatore 2.0”. Partendo dalla considerazione che nel 2020 saranno 50 miliardi gli oggetti connessi alla rete, Bambini si è focalizzato sulla parte industriale dell’IoT, che consente di realizzare applicazioni per smart factory, smart grid, smart machine, smart power ecc. A differenza dell’IoT “classico”, l’Industrial IoT impone precisi requisiti alla connettività in termini di affidabilità, latenza, security e upgradeability.

I dispositivi indossabili (wearable) stanno facendo capolino anche nell’industria: occhiali, caschi, geolocalizzatori e mini computer indossabili. E con i dispositivi cambiano anche le modalità di interazione, dalla tastiera al touch fino alla realtà aumentata.

Ma quali applicazioni sono già concretamente possibili? Oggi è già possibile eseguire una raccolta distribuita di dati tramite sensori dotati di intelligenza a bordo e in grado di eseguire una pre-elaborazione e una cernita dei dati rilevanti da passare ai sistemi centrali o da presentare all’operatore sul campo. In chiusura del proprio intervento Bambini ha illustrato il caso di Airbus, che utilizza la piattaforma Track & Trace che consente ai suoi operatori di eseguire ispezioni intelligenti.

 

Forse non tutti sanno che oltre a stampanti e robot Epson produce anche occhiali intelligenti. Ne ha parlato Fabrizio Prior, presentando applicazioni innovative degli Smartglass Moverio nella manutenzione e montaggio di impianti industriali. Moverio è disponibile, già da qualche anno, nella versione BT-200 per utenza consumer. Di recente però è stata rilasciato il modello Pro BT-2000 specificamente pensato per utilizzi nella manutenzione industriale, che si distingue, tra l’altro, per il grado di protezione IP 54, la possibilità di cambio batterie in operatività, l’indossabilità anche su casco.

Accanto agli smartglass Epson sta mettendo a punto anche una piattaforma di manutenzione insieme ad altri partner sulla quale sarà possibile sviluppare applicazioni innovative. Di particolare interesse il modulo per la conferenza audio video (l’operatore sul campo entra in contatto con il tutor del service centrale) e l’integrazione con i sistemi gestionali (PLM/ERP).

Nei prossimi mesi usciranno versioni degli occhiali per altre specifiche applicazioni.

 

Ultimo intervento dei fornitori di tecnologie è stato quello di Chiara Ferrari di Progea sulla “supervisione a bordo dell’operatore con dispositivi indossabili”.

Realtà aumentata e device indossabili sono le tecnologie che possono cambiare il modo in cui si fa supervisione. Progea ha già messo a punto alcune applicazioni sperimentali. L’operatore accede, tramite il device (es. smartglass) alle informazioni disponibili sul server di supervisione, può leggere bar code e QR code, accedere a informazioni geolocalizzate e lavorare a mani libere. L’esperimento Progea è stato fatto con i Google Glass. L’operatore può leggere dati sul display prisma, chiedere informazioni e impartire comandi (start, stop, impostare setopint e tacitare gli allarmi). L’operatore visualizza delle “slide” tra le quali si muove con delle gesture (swipe). Progea mette a disposizione un tool per configurare i dati messi a disposizione dal supervisore sugli occhiali. Esistono dei limiti tecnici legati alle performance del sistema di cui occorre tenere conto in fase di realizzazione delle applicazioni, ma i risultati delle sperimentazioni sono incoraggianti. Le prossime evoluzioni prevedono l’inizio di sperimentazioni già nel 2016 con gli Hololens di Microsoft.

 

In chiusura del workshop è intervenuta Daniela Pestonesi di Enel (in foto), che ha portato il punto di vista di un utilizzatore e mostrato alla platea lo “Smart Helmet” Enel che consente di realizzare applicazioni di realtà aumentata per l’assistenza remota.

Gli impianti stanno cambiando velocemente e gli operatori devono disporre di nuovi tool che gli consentano di lavorare meglio e tenere il passo con la strategia per la digitalizzazione dell’azienda.

I temi allo studio vanno dalla robotica ai wearables fino all’IoT industriale. Le attività di ricerca si stanno concentrando su strumenti avanzati, diagnostica e IoT e applicazioni integrate e multidimensionali, tenendo sempre nella massima considerazione la necessità di migliorare le condizioni di sicurezza. La realtà aumentata entra in Enel per mettere in contatto l’operatore sul campo con un operatore remoto per consentirgli di essere guidato e di poter accedere a documentazione centralizzata. I wearable erano però finora estremamente ingombranti e l’ergonomia del lavoro non ne beneficiava. Lo Smart Helmet sviluppato da Enel è un “elmetto strumentato per l’assistenza remota”. E’ innanzitutto wireless (meno cavi, meno intralci), semplice da usare (si accoppia al casco, non è un casco speciale), offre cuffie a controllo di rumore, un microfono, un display ergonomico, una telecamera sia sull’elmetto che sulla torcia e connettività wireless a un mini tablet.

Si tratta di un progetto in via di evoluzione che prevede l’introduzione in futuro di nuove funzioni e nuove tecnologie. La chiave di volta sarà l’individuazione di nuove e funzionali modalità di interazione tra l’operatore e il wearable.



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