Il rilancio del manifatturiero per valorizzare le eccellenze italiane
Si è tenuto ieri l’evento “Proud to be italian. Alla scoperta delle aziende eccellenti che il mondo ci invidia” organizzato da Siemens Italia presso la Sala Buzzati del Corriere della Sera.
L’appuntamento si è rivelato un’occasione per discutere della competitività delle aziende italiane, confermata da riconoscimenti concreti che vengono dal mercato nazionale e internazionale.
Il progetto “Proud to be Italian” nasce proprio per parlare di quest’Italia, a volte nascosta e dimenticata, fatta di storie di eccellenza collegate da un filo comune, quello delle competitività.
Così tra i “primatisti europei” per alcuni avanzatissimi sistemi di diagnosi figura un Istituto Sanitario di Napoli, mentre la flotta di bus ecologici in servizio in una città Smart come Vienna è stata realizzata e fornita da un costruttore umbro, così come un modernissimo produttore di cioccolato lombardo – che presidia l’intera filiera dalla raccolta delle fave di cacao alla produzione finale – fornisce le più note catene di distribuzione, comprese quelle britanniche. Senza parlare del ponte elettrico sullo stretto, che collega Calabria e Sicilia per la trasmissione di energia. O ancora al ribaltamento delle sorti di un laboratorio per prove elettriche in Veneto, rivitalizzato e dotato di un ruolo di competenza internazionale dopo l’ingresso in un gruppo multinazionale.
Nel corso dell’evento Federico Golla, amministratore delegato di Siemens Italia (la multinazionale tedesca è presente in Italia da oltre 112 anni) ha lanciato un appello: “Nel nostro Paese produciamo eccellenza e continueremo a farlo. Ripartiamo da quello che funziona”.
A conferma che le eccellenze di oggi saranno la base per la ripresa di domani, arrivano analisi come quella dell’Istituto Piepoli, che ha condotto un sondaggio tra oltre cento opinion leader sul posizionamento dell’Italia nel mondo da qui al 2043. In questo arco di tempo l’economia italiana vedrà una crescita consistente in termini di prodotto interno lordo. Dopo il 2018 – anno in cui verrà superato il Pil del 2007 – è possibile formulare l’ipotesi di un incremento medio annuo del 2%.
Per il futuro marchio “made in Italy”, sarà il settore manifatturiero l’elemento trainante nei prossimi decenni. Questo nuovo orizzonte della manifattura vedrà sempre di più la compenetrazione tra industria e servizi per far fronte alla richiesta di prodotti unici, tailor made e personalizzati. Cresceranno i prodotti durevoli in cui la componente di servizio sarà prevalente. E la prossima rivoluzione industriale, che va sotto il nome di “Industry 4.0” e che vede Siemens in prima linea, assicurerà nuovi livelli di qualità, efficienza e flessibilità grazie alla completa integrazione dei mondi produttivi reali e digitali.
Secondo lo studio Piepoli, è realistico ipotizzare che, nel periodo considerato, i punti di forza del settore manifatturiero italiano manterranno una posizione di leadership nella produzione di macchine strumentali, in particolare le macchine utensili, ma anche quelle realizzate per la lavorazione della gomma, della plastica e del legno, quelle destinate al comparto tessile, dell’abbigliamento e così via.
Buone anche le prospettive per un’agricoltura ricca e innovativa, con il settore agroalimentare che risulta uno degli ambiti a maggiore potenziale di crescita.
Sul fronte dell’offerta crescerà l’orientamento verso la produzione di qualità con propensione verso l’esportazione, un elemento – questo – che anche dall’osservatorio Siemens appare evidente.
Sarà riconfermata infine la performance nei settori forti della tradizione italianacome quelli della moda, del lusso e del turismo.
“L’appello quindi che oggi rinnovo è di non fermarsi, bensì di ripartire – dice Golla – da quello che nel Paese funziona. Ci sono eccellenze che hanno reso forte l’Italia e che continueranno a portarla alla ribalta del mondo per gli anni a venire. Gioielli di impresa che hanno già vinto la sfida della competitività, modelli virtuosi con una ricetta distintiva di cui andare orgogliosi e che vale la pena almeno raccontare qui e all’estero”.
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