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novembre 2015

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persone per ExpoInCittà, +50% di presenze

nei Musei civici ecc. E c’è poi l’importantis-

sima eredità immateriale di Expo: il ‘Milan

Urban Food Policy Pact’, il contributo delle

grandi metropoli del mondo al lavoro delle

istituzioni internazionali impegnate a cer-

care soluzioni ai grandi paradossi del Terzo

Millennio: chi ha troppo poco e muore per

fame e denutrizione, chi muore per il trop-

po cibo poco sano. Con tante altre città ci

siamo confrontati per lunghi mesi. Abbia-

mo messo a confronto le pratiche migliori

nel campo della sicurezza alimentare e del-

lo sviluppo sostenibile. 116 città hanno co-

sì  firmato il primo patto tra Sindaci per po-

litiche alimentari ‘intelligenti’, che è stato

consegnato nelle mani del Segretario ge-

nerale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon”.

Finito Expo si apre il capitolo della valoriz-

zazione delle aree che lo hanno ospitato.

Che idee ci sono sul tavolo?

“Al momento l’idea principale è quella di

creare un campus universitario e un polo

tecnologico e della ricerca. Il tutto immer-

so in un enorme parco. Un progetto che

tiene conto del presente e guarda al fu-

turo”.

Per chiudere, Sindaco, tra pochi mesi lei

esaurisce il suo mandato. Che bilancio

traccia di questi cinque anni. E soprattutto

che eredità lascia alla città?

“Milano in cinque anni ha cambiato vol-

to, non solo attraverso Expo, ma anche

- e soprattutto - grazie alle sinergie che

ha saputo creare e coltivare. Siamo alla

‘testa’ della ripresa del Paese e questo

lo conferma sia l’esperienza di Expo sia

quella della città in generale. Dal nume-

ro dei turisti agli investimenti stranieri,

Milano sta dimostrando di essere loco-

motiva non solo per l’Italia ma anche per

l’Europa. Adesso bisogna continuare con

la collaborazione tra soggetti diversi,

che abbiano tutti come punto di riferi-

mento il bene comune e non il bene del

singolo o della propria singola impresa.

A Milano abbiamo saputo fare squadra,

come ci ha riconosciuto anche il Presi-

dente della Repubblica Sergio Matta-

rella, e questa è per me l’eredità più im-

portante, da cui partire per proseguire il

percorso intrapreso”.

@lurossi_71

Milano celebrata

dalla stampa estera

Prima il New York Times poi il Financial Times: due

dei quotidiani più influenti al mondo nei mesi scorsi

hanno certificato lo splendore di Milano. Per la stampa

estera, mai troppo tenera nelle vicende del BelPaese, il

capoluogo meneghino sta vivendo un nuovo Umanesimo.

La locomotiva dello Stivale è qui dunque, tra piazza

Castello e il pennone della Isozaki. Secondo la stampa

estera, a lungo individuata come una città grigia e

industriale, lontana dallo splendore artistico di Roma,

Venezia e Firenze, oggi Milano si sta specchiando in una

nuova identità sull’onda della riqualificazione di intere aree

cittadine, tra le quali Porta Nuova con la nuova piazza

Gae Aulenti e i grattacieli del Bosco Verticale. Domina

la scena culturale con

il silos di Armani,

la Fondazione

Prada, le mostre di Palazzo Reale. Le statistiche

certificano come Milano sia polo di ritorno per le giovani

menti finanziarie emigrate negli anni scorsi a Londra o

Parigi, ma anche ritrovato centro di interesse per i grandi

investitori esteri. La vita costa meno, spiega il giornale

inglese, e la città offre tanto. Poi c’è Brera, la nuova

Darsena che si affaccia sui Navigli e il quadrilatero della

Moda che da sempre è sinonimo di fashion nel mondo.

E accanto a questi le piccole botteghe artigianali che

mettono in vetrina la creatività italiana e meneghina. C’è

il bello e il design. E c’è il fervore intellettuale. Il salotto

cittadino

, la Galleria Vittorio Emanuele,

è tornata a brillare

dopo il recente restauro nei colori accesi della passerella

dell’eleganza che fu.