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FEBBRAIO 2017

FIELDBUS & NETWORKS

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occorre approfondire il significato di alcune parole. Il dato è l’elemento

base potenzialmente informativo, le cui caratteristiche sono note ma non

ancora organizzate o classificate, in quanto costituito da simboli che de-

vono essere elaborati prima di poter essere compresi. L’informazione è

il risultato dell’elaborazione di più dati che restituisce una serie di dati

aggregati e organizzati in modo significativo. La conoscenza è una serie

di informazioni che, aggregate tra loro, consentono di diffondere sapere,

comprensione, cultura o esperienza. Di conseguenza, qualsiasi operazione

di big data analysis consiste in tutte le attività che hanno come obiettivo

l’estrazione di informazioni da una quantità di dati indefinita, ovvero tutto

ciò che attraverso ricerca, analisi e organizzazione genera sapere o cono-

scenza a partire da dati non strutturati. Si tratta di una serie di tecniche e

metodologie molto simili alla statistica ma con una grande differenza: la

prima è usata per fotografare lo stato temporale dei dati, mentre il data

mining è più usato per cercare correlazioni tra variabili a scopi predittivi”.

Spiega

Claudio Cupini

, technical marketing engineer di

National In-

struments Italy

( http://italy.ni.com )

: “Con la proliferazione delle tecno-

logie di rete, degli smart device e dei

sistemi intelligenti, elementi cardine

nel panorama IoT (Internet of Things),

si assisterà a una vera e propria esplo-

sione di dati. Basti pensare che entro il

2020 si stima che ci saranno oltre 50

miliardi di dispositivi connessi. La con-

nessione prevede sempre e comunque

uno scambio di dati, di informazioni.

Per questo motivo il problema sarà

non tanto garantire l’opportuna con-

nessione tra i dispositivi, quanto la ge-

stione e l’utilizzo dei dati a disposizione

degli utenti. Si immagini la possibilità

di avere accesso in modo intelligente a questa enorme mole di informa-

zioni e trarne opportuni vantaggi. Un sistema di analisi di quest’enorme

banca dati deve essere dotato per prima cosa di un sistema di datamining

e ricerca dati quanto più veloce ed efficiente possibile. Ciò può essere

garantito solo se al dato è associata un’informazione descrittiva che ne

rende più veloce l’accesso. Parliamo in questo caso di ‘metadati’. Sempre

più aziende si stanno muovendo verso soluzioni enterprise per l’analisi

e gestione dei dati che garantiscono decisioni più rapide, con il preciso

obiettivo di ottimizzare le azioni di business”.

Risponde quindi

Giuseppe Magro

,

CEO di

QCumber

(

www.q-cumber.

com

): “La big data analysis è l’evolu-

zione della business intelligence (BI) su

ampie ed eterogenee basi di dati. Ha ri-

chiesto lo sviluppo di specifici strumenti

di memorizzazione ed elaborazione che

consentono di rendere visibile il valore

straordinario contenuto nei dati renden-

doci più efficaci nelle decisioni”.

Secondo

Francesco Tieghi

, digital

marketing manager di

ServiTecno

( www.servitecno.it )

, di big data ne parlano in molti ma non sempre si

riferiscono ai big data industriali. “Noi, per nostra esperienza, parliamo

di big data industriali dal 2001, quando abbiamo iniziato a distribuire e

supportare in Italia il prodotto software Historian (oggi di GE Digital), con-

siderato il fratellomaggiore del pacchetto Scada iFix, uno dei software più

utilizzati per la supervisione e il monitoraggio degli impianti. Così abbiamo

portato avanti il tema della ‘plant intelligence’, ovvero BI, sui dati di produ-

zione e impianto. Negli ultimi anni, con il consolidarsi del concetto di big

data e analytics, abbiamo introdotto Historian Analisys per estrarre e di-

stillare preziose informazioni dalla montagna di dati raccolti sul processo

industriale. Ecco quello che intendiamo per big data analysis Industriale:

ottenere informazioni importanti dai dati raccolti durante la produzione”.

Roberto Motta

, sales initiative Leader ‘The Connected Enterprise’ di

Rockwell Automation

( www.rockwellautomation.it )

sottolinea: “Il ter-

mine big data è nato per descrivere una raccolta dati molto estesa in ter-

mini di volume (si parla di miliardi di Terabyte), con un’elevata velocità di

generazione dei dati riferiti a tipologie diverse e provenienti da varie fonti.

Questo tipo di raccolta è legato alla necessità di analisi su un insieme

unico, con l’obiettivo di estrarre informazioni aggiuntive rispetto a quelle

che si potrebbero ottenere analizzando piccole serie di dati della stessa

tipologia e da una fonte univoca. La

big data analysis nasce inizialmente

per sondare gli umori di consumatori

e mercati partendo dal flusso di in-

formazioni che viaggiano e transitano

attraverso Internet. Nel comparto au-

tomazione abbiamo preso a prestito la

terminologia per indicare una mole di

dati comunque significativa, generata

in realtime da macchine e sensori, che

opportunamente analizzata può fornire

agli operatori informazioni tempestive

e contestualizzate per la conduzione

dei processi di produzione”.

Infine, conclude

Alberto Olivini

, portfolio consultant professional Sie-

mens Digital Factory di

Siemens Italia

( www.siemens.it )

: “In ambito

manufacturing le macchine moderne generano e genereranno sempre di

più un’enorme quantità di dati provenienti sia da sensori sia dai sistemi di

controllo come i PLC e non solo. Si tratta di dati eterogenei che richiedono

di essere aggregati ed elaborati, solo così possono diventare importanti

indicatori del funzionamento di un processo, dell’efficienza di una lavo-

razione o più semplicemente dello stato di salute di un impianto. La big

data analysis è il processo di valutazione di questa grande mole di dati

attraverso algoritmi dedicati”.

I vantaggi derivanti dall’analisi dei big data

F&N:

Quali sono le aree di business interessate dall’analisi dei big data

e quali vantaggi si possono ottenere da queste analisi?

Esordisce

Bartolotta

: “Fino a non molti anni fa per analizzare quantità

rilevanti di dati era necessario servirsi di costosi calcolatori elettronici che

impiegavano molto tempo per effettuare l’elaborazione richiesta. Oggi,

utilizzando un semplice computer quella stessa quantità di dati è ana-

lizzabile in pochi secondi. Nel settore dell’industria, l’utilizzatore di una

macchina potrà servirsi, per esempio, di un HMI/PLC per analizzare i dati

di funzionamento e produzione della macchina stessa, oltre che per col-

legarli tra loro mediante appositi algoritmi e renderli infine visualizzabili.

Questo consente di giungere a conclusioni importanti e prendere decisioni

per massimizzare l’affidabilità, la continuità di servizio e la produttività

della macchina”.

Claudio Cupini,

National Instruments Italy

Roberto Motta,

Rockwell Automation

Giuseppe Magro,

QCumber