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nibilità di sistemi e dispositivi. Le ottiche costituiscono la seconda

colonna su chi poggia tale settore, mentre l’hardware diventerà de-

terminante se sarà in grado di produrre componentistica, dispositivi

e mezzi ottimizzati per lavorare a bassi consumi, favorendone l’uso in

mobilità con applicazioni industriali distribuite.

Esistono attualmente diverse barriere che limitano la proliferazione

di applicazioni di AR, tra cui anche un certo grado di conoscenza

limitata sulle opportunità che tale tecnologia potrebbe apportare,

anche se la barriera tecnologica è da considerarsi come il mag-

giore freno. La mancanza di interoperabilità e integrabilità tra si-

stemi determina una segregazione effettiva, oltre a livelli di qualità,

usabilità, affidabilità, peso dei dispositivi e risoluzione non ancora

all’altezza di trovare spazio in ambito industriale.

Un esempio è dato dai problemi di comunicazione tra i sistemi sul

campo (smart glass o display indossabili) e i dispositivi mobili, così

come limiti di connetti-

vità tra lo strato fisico, i

display e il mondo digi-

tale. Dal punto di vista

tecnologico un ulteriore

inciampo è costituito

da limitati standard di

sicurezza, oltre che da

condizioni di utilizzo dei

dispositivi mobili non

ancora del tutto mature.

Nel mondo industriale,

infatti, il device mobile

per eccellenza non trova

ancora adeguato spazio:

gli smartphone sono limi-

tati per dimensioni dello

schermo, capacità di ela-

borazione e autonomia,

mentre dispositivi con

performance più generose possono limitare l’operatività, poiché gli

operatori devono utilizzarli spesso impiegando entrambe le mani.

Secondo lo studio PWC il ‘bicchiere’ della AR è ancora effettiva-

mente ‘mezzo vuoto’. Noi tutti siamo ormai abituati ad aspettarci,

infatti, elevati gradi di interoperabilità e puntuale disponibilità di

API (Application Programming Interface) e sistemi completamente

aperti. La realtà della AR, però, non è ancora così soprattutto a

livello hardware. A livello software il cielo sembra essere un po’

più sereno grazie anche alla presenza di architetture modulari e

algoritmi di rendering e riconoscimento in rapidissima evoluzione.

La disponibilità di librerie in grado di adattarsi a condizioni comple-

tamente differenti ne è solo un esempio. Da un altro punto di vista,

possiamo aspettarci una forte progressione nei prossimi anni e un

uso sempre maggiore della tecnologia AR soprattutto

negli ambiti industriali caratterizzati da grande movi-

mentazione di oggetti e prodotti.

Standard o quasi

Gli standard forniscono la piattaforma per lo sviluppo delle

applicazioni, facilitando le operazioni di integrazione tra i

sistemi dell’ecosistema tecnologico della AR, indirizzando

il principio della interoperabilità e avvicinando i fornitori

di contenuti ai produttori di sistemi che possano ospitarli.

L’obiettivo principale che l’AR si prefigge è di generare

le condizioni ideali per rendere disponibili contenuti

in realtime. Nonostante una progressiva maturazione,

l’ecosistema AR è attualmente ancora molto frammentato e ricco

di protocolli proprietari che, da un lato, ne costituiscono l’asse por-

tante, dall’altro però rischiano di diluirne la stabilizzazione e diffu-

sione. Gli interlocutori principali dell’ecosistema necessitano oggi di

accelerare la maturazione di standard perché sono richiesti sistemi

che permettano alle applicazioni di auto-apprendere la posizione

degli utenti, di presentare gli oggetti su tutti dispositivi portatili

indipendentemente dai prodotti e dai relativi sistemi operativi, di

supportare la elaborazione degli input degli utenti per un’adeguata

ed efficace interattività.

Il mondo dell’AR è composto almeno da sei gruppi tecnologici di in-

terlocutori interdipendenti che ricoprono la distanza tra il mondo fi-

sico e quello digitale. Il primo elemento di questo ponte tecnologico

è l’utente che indossa o porta con sé i dispositivi che interfacciano

la realtà e forniscono uno o più servizi e applicazioni del mondo

digitale integrando un

insieme di sensori re-

altime. I sensori hanno

l’obiettivo di percepire

sia la realtà sia gli input

dell’utente. I produttori di

componenti e dispositivi

AR occupano nell’eco-

sistema sia il segmento

dei client, interconnessi

con le reti di trasmis-

sione delle informazioni,

sia quello che abilita

l’utilizzazione della tec-

nologia. I fornitori delle

reti di comunicazione si

prestano anche a fornire

spazio di storage e fonti

dati con cui gli utenti

possono sperimentare la

realtà aumentata. Anche questo segmento è spesso sovrapposto agli

altri grazie ad aziende che abbracciano più segmenti della catena

del valore della AR. Le organizzazioni che ‘impacchettano’ i dati for-

niscono servizi per visualizzare i contenuti digitali e, al pari di questo

anello della catena, ci sono spazi anche per chi rende disponibili

semiconduttori, algoritmi di calcolo, sensori ecc. che utilizzano stan-

dard già più maturi. I tradizionali fornitori dei contenuti digitali sono

oggi ancora abbastanza riluttanti nell’entrare definitivamente nell’e-

cosistema. Tale situazione permarrà fino a che non avranno evidenza

della definitiva stabilizzazione delle tecnologie abilitanti. L’adozione

di standard di codifica dei contenuti e fruizione degli stessi tramite

riconosciute piattaforme tecnologiche è sinonimo di maturità del

segmento, che proprio i produttori di contenuti stanno aspettando.

MAGGIO 2016

FIELDBUS & NETWORKS

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L’ecosistema AR è composto almeno da sei gruppi tecnologici di interlocutori

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Fonte: apptractor.ru