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Automazione e Strumentazione

Giugno/Luglio 2017

SAFETY

approfondimenti

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guasto. Inoltre, qualora si verificasse un problema

provvisorio sul cablaggio (cosa che avviene tipi-

camente prima di una rottura definitiva) il gestore

del sistema ne avrebbe immediata informazione,

potendo così disporre una verifica sul campo.

L’acquisizione di informazioni dal campo può

essere quindi utilizzata per comprendere al meglio

le prestazioni delle macchine in termini di safety.

L’analisi dei dati (in cloud o in locale) consente

alle imprese di identificare i ‘quasi guasti’ e di

anticipare situazioni anomale

che potrebbero

portare a fermi macchina e perdite in termini di

produttività. Inoltre, l’analisi dei dati di macchina

consente anche di risalire al componente fisico

che ha generato il segnale anomalo (cavo o dispo-

sitivo), rendendo più rapida l’identificazione del

guasto e di conseguenza l’operazione di sostitu-

zione che dovesse rendersi necessaria.

“Analizzando i dati ottenuti si possono trarre con-

clusioni utili: un riparo che viene aperto troppo

frequentemente può rivelare dei difetti meccanici

della macchina, che possono essere analizzati e

risolti (senza manomettere l’interruttore, ovvia-

mente!). È l’applicazione del concetto di safety life

cycle che nel medio-lungo periodo può consentire

un significativo aumento della produttività”.

Come funziona

La soluzione proposta da Schmersal Italia è stata

studiata per non stravolgere l’architettura di sicu-

rezza di sistemi già certificati: “Gli interventi

di revamping che proponiamo consentono alle

imprese di non intervenire sulla parte di automa-

zione e di operare degli

upgrade di tipo evolu-

tivo

che non richiedono significativi interventi

a livello di certificazione”, spiega Grassi. Ma

vediamo come funziona sul piano tecnico.

Grazie a un protocollo seriale sviluppato da

Schmersal (SD) i sensori elettronici trasmettono

le informazioni a un gateway che li mette in rete,

a disposizione del sistema, tramite il protocollo

standard ethernet-based Modbus

TCP. “Fin qui è l’evoluzione per

così dire 3.0”, spiega Grassi. “Il

vero passo in avanti si ha quando

questi dati vengono convoglia-

ti in un

datalogger

che, tramite

una connessione a internet, li

trasmette a un server remoto (an-

che in cloud) per l’elaborazione e

l’analisi. A questo punto il dato

si trasforma in informazione che

viene messa a disposizione delle

diverse figure alle quali può esse-

re di grande utilità: non solo il re-

sponsabile di sicurezza, ma anche il responsabile

della manutenzione e quello della produzione”. Il

software offre

informazioni sugli allarmi

, la pos-

sibilità di filtrarli, di creare viste organizzate per

aree della produzione o per categoria di prodotto.

In pratica una volta ‘estratto’ il dato dal sistema di

sicurezza, è possibile trattarlo esattamente come

quelli provenienti da tutti gli altri sensori di automa-

zione, metterlo in correlazione, studiarne la “storia”

e valutarne l’evoluzione. Il sistema descritto è solo

uno dei possibili esempi, non un’architettura prede-

finita: “Questo tipo di lavoro viene sviluppato da

noi e dai nostri partner caso per caso sulla base delle

specifiche esigenze del cliente”, conferma Grassi.

Una soluzione anche

per gli elettromeccanici

Ma che cosa ne è dei ‘vecchi’ sensori elettromec-

canici? Siccome uno dei paradigmi di Industria

4.0 è comunque l’evoluzione graduale dei sistemi,

non si può pensare che le fabbriche sostituiscano

in un colpo solo tutta la propria strumentazione di

sicurezza. Per questo Schmersal Italia ha pensato

a un convertitore per bus di campo che porta in

rete anche i segnali provenienti dai sensori elet-

tromeccanici. “Naturalmente in questo caso le

informazioni disponibili sono soltanto quelle che

il sensore è in grado di fornire, ma almeno sono

messe a disposizione del sistema e possono essere

integrate con le altre disponibili”, spiega Grassi.

Accessi personalizzati

Un completamento della soluzione descritta in pre-

cedenza prevede l’utilizzo di un lettore elettronico

del badge dell’operatore in luogo del tradizionale

pulsante di sblocco per l’apertura del riparo. “Por-

tando l’elettronica anche sul sistema di apertura del

riparo si possono monitorare gli accessi, abilitare

solo alcuni operatori, o consentire l’apertura in base

alla fascia oraria. Inoltre tutti i dati sulle aperture ven-

gonomemorizzati e inviati al server per una gestione

globale dei dati”, spiega Grassi.

Sapere per esempio che un opera-

tore sta entrando più frequentemente

degli altri o che si ferma nella cella

per un tempo superiore rispetto alla

media può suggerire qualche ragio-

namento non del tutto scontato. “Un

tempo di permanenza troppo alto,

per esempio, potrebbe nascondere

una preparazione non adeguata

dell’operatore e quindi indicare

agli uffici preposti l’opportunità di

intraprendere un percorso di forma-

zione”, sottolinea Grassi.

Andrea Grassi di Schmersal Italia