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Automazione e Strumentazione

Giugno/Luglio 2017

PROCESSO

approfondimenti

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dizzazione e modularità è lo stesso adottato oggi

anche con altri OEM con i quali Italia Automa-

zione lavora: “In precedenza questi OEM ave-

vano dei software completamente diversi sulle

macchine che producevano. Creando invece uno

standard modulare per il sistema di automazione e

il software, facciamo in modo che ciascun modulo

sia di fatto documentato e convalidato, consen-

tendone il riutilizzo rapido e l’ottimizzazione. È

un processo che richiede competenze e visione

più ampie della sola automazione: non si parla di

semplice standardizzazione di un software, ma di

vera e propria standardizzazione della macchina e

cioè anche della parte elettrica e meccanica, non-

ché del processo produttivo della macchina stessa.

Gli OEM cercano sempre più delle realtà che li

supportino in questo processo di cambiamento”.

Grazie alla passione e alle competenze sviluppate,

Italia Automazione può offrire oggi a clienti diversi

- siano essi società di ingegneria, OEM o end user

- una consulenza completa per l’automazione di

macchine e impianti. E proprio perché ha a cuore

l’efficienza e l’efficacia dei sistemi che realizza,

Italia Automazione ha deciso di non ‘sposare’

nessuna tecnologia. “Non siamo system integrator

ufficiali di nessun fornitore perché riteniamo che

solo scegliendo il pacchetto tecnologico di volta

in volta migliore per la specifica applicazione si

lavori nell’interesse del cliente. Ci teniamo, però,

ad effettuare una formazione continua e di detta-

glio sui sistemi dei principali fornitori di sistema

presenti sul mercato, così da conoscerli al meglio

e guidare sia il cliente nella scelta migliore, sia il

Fornitore nell’accuratezza dell’implementazione”.

Fog computing per Industria 4.0

In questo periodo Italia Automazione è al lavoro

su alcuni interessanti progetti pilota tra gli altri

con

Johnson & Johnson

. “A mio avviso si tratta

di una delle realtà più innovative che ha ben com-

preso il modo migliore di sviluppare innovazione:

l’approccio ‘test & learn’. Ogni volta che si pre-

senta l’occasione di provare una tecnologia, lo

fanno sul campo implementando dei progetti

pilota. Se il progetto ha successo, viene poi esteso

su scala globale”, spiega Birindelli.

In ambito smart manufacturing per esempio, Ita-

lia Automazione è attualmente coinvolta in un

progetto pilota che prevede l’utilizzo delle tecno-

logie di

Fog Computing

di

Nebbiolo Techno-

logies

, un’azienda californiana fondata da un

Italiano nel cui capitale ha recentemente inve-

stito anche la

Kuka

. Italia Automazione sta spe-

rimentando questo sistema che ha l’ambizione di

superare il tradizionale schema che vede suddi-

visi i diversi layer previsti dalla piramide CIM.

“L’architettura che stiamo testando riunisce di fatto

in un unico punto - il Fog Node - le funzioni del

controllore di campo, del sistema di supervisione

e di quello dedicato alle analitiche di processo:

qui implementare una soluzione cloud based non

avrebbe consentito di avere i tempi di risposta indi-

spensabili per il controllo del processo, mentre una

soluzione tradizionale avrebbe necessariamente

separato dal campo la parte di analisi PAT che è

invece il cuore di questa proposta”, spiegaBirindelli.

La cosa particolarmente interessante nel modello

proposto è che l’utente finale sceglie in una sorta di

‘app store’ le applicazioni - macchine virtuali, soft

PLC o le analytics - che gireranno sull’hardware

selezionato. “Con questa architettura l’end user rie-

sce non solo a mantenere la parte di controllo vicino

al processo agendo su di esso in real-time, ma anche

a tenere la parte analitica all’interno della propria

rete aziendale, con benefici anche in termini di secu-

rity, e senza rinunciare alla possibilità di inviare dati

aggregati sul proprio private-cloud per la parte di

storicizzazione e ulteriori analisi su dati eterogenei”.

Secondo Birindelli, è questa la vera essenza

dell’industria 4.0. “Finché si continuerà ad uti-

lizzare il modello classico PLC o DCS centrico

saremo davanti a un’automazione 3.0 evoluta. La

vera innovazione sarà invece determinata pro-

prio dall’unificazione dei diversi layer in un’in-

frastruttura sulla quale saranno le app a occuparsi

dell’erogazione dei servizi specifici”.

L’identikit dell’uomo di automazione è sempre stato

tanto facile da tracciare quanto difficile da trovare.

L’esempio del Fog dimostra una volta di più quanto

l’evoluzione delle tecnologie renda questa figura

ancora più importante. “In questo periodo vediamo

fiorire soluzioni sempre più avanzate che mettono a

disposizione delle aziende i loro dati e promettono

di ottenere miglioramenti di produttività e un uso

degli asset più efficiente. Nessuna soluzione è però

in grado di sapere dove e soprattutto come inserirsi

all’interno degli specifici processi dell’azienda uti-

lizzatrice. È qui che, a mio avviso, deve venir fuori

il talento dell’uomo di automazione: una figura

in grado di parlare la lingua dell’elettrotecnico e

quella dell’informatico, ma soprattutto in grado di

leggere il modo in cui funziona un processo in

tutte le sue sfaccettature

. Noi partiamo dal ‘foglio

bianco’ e accompagniamo l’azienda fino allo start-

up del sistema: ci occupiamo di design, configura-

zioni, follow-up del fornitore, convalida, start-up.

Dopo mesi e mesi di lavoro su un progetto, nel

momento dell’avviamento dell’impianto siamo lì e

ci restiamo finché non siamo certi che tutto vada

per il verso giusto”.

Enzo Birindelli, fondatore

di Italia Automazione