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Automazione e Strumentazione
Gennaio/Febbraio 2014
EDITORIALE
primo piano
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Armando Martin
dell’industria e la recessione di molti settori
produttivi, è forse il caso di chiedersi se l’Automazione stia cambiando non solo dal
punto di vista delle tecnologie, ma degli scenari applicativi e degli investimenti.
È evidente che negli ultimi anni settori non strettamente industriali hanno iniziato
ad automatizzarsi assorbendo il meglio delle tecnologie esistenti. Pensiamo
all’agricoltura, al building, ai trasporti, alle reti urbane, all’ambiente, all’energia,
alla medicina, al settore militare e aerospaziale, all’entertainment, ai servizi
finanziari, al cleaning.
Molti si sono spinti a dire che alcuni di questi (Energia, Building, Trasporti) hanno
tutte le carte in regola per diventare i driver della ripresa economica.
Resta il fatto che questi settori sono sempre più densi di tecnologie di automazione
e controllo.
Ha dunque senso parlare di Non Industrial Automation?
Certamente sì, a patto di soffermarsi su un paio di aspetti. Innanzitutto il know
how. Non è possibile automatizzare il raccolto della frutta, una lavanderia
industriale, gli impianti tecnici di un edificio o la movimentazione di un robot di
telemedicina senza integrare tecnologie e competenze diverse. Ma la coesistenza
di soluzioni dedicate e ingegneria richiede una filiera di competenze e un “mind
asset” flessibile. Purtroppo la formazione “verticale”, pur con lodevoli eccezioni, è
ancora frammentata. Senza contare la resistenza culturale al cambiamento degli
operatori. Una piena presa di consapevolezza da parte di scuole, università,
centri professionali, associazioni di settore e organi di governo permetterebbe
di valorizzare e innovare interi settori strategici all’insegna della Non Industrial
Automation.
Il secondo aspetto riguarda la consapevolezza in tema di investimenti e obiettivi
finali. La crescita annua media del robot impiegati in agricoltura è stimata al
14,47% dal 2012 al 2016 (TechNavio), mentre la robotica medica dovrebbe
raggiungere un volume d’affari di 13,6 miliardi di dollari nel 2018 (Transparency
Market Search). Un altro esempio, venendo all’Italia, è dato dall’ecommerce che
vale circa 12 miliardi di euro (Osservatorio Politecnico di Milano). Un altro caso
nazionale è rappresentato dallo sviluppo delle Smart Grid per le quali, secondo
uno studio di Anie Energie, è stimato un investimento, fino al 2020, da un minimo
di 3 fino a un massimo 10 miliardi di euro. Non parliamo poi degli enormi
investimenti in robot e tecnologie per l’Automazione nel settore militare.
L’avanzata dell’Automazione in ambito non industriale è dunque una realtà
che già tocchiamo con mano. La sfida sarà quella di diffondere le tecnologie
dell’Automazione, incrementando i livelli di produttività, efficienza e benessere per
nuovi settori economici e per la società nel suo insieme.
Complice la crisi
Il futuro dell’Automazione?
Anche fuori dall’industria
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