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GENNAIO-FEBBRAIO 2018

AUTOMAZIONE OGGI 403

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zione valori e cifre, poiché ormai quasi

tutti i dispositivi e sistemi industriali

sono dotati di soluzioni in grado di co-

municare il proprio status, le modalità di

funzionamento, i parametri ecc. Il focus

deve ora essere sul come utilizzare quei

dati, concretamente, per ricavarne van-

taggi competitivi che si concretizzino in

un aumento dei margini di business”.

Occorre estrarre il ‘potere’ dai dati, per

aumentare la flessibilità produttiva, per

esempio, in modo da adeguarla il più

possibile alle esigenze attuali del mer-

cato, monitorarne l’andamento, in sin-

tesi ‘per lavorare meglio’: “Combinando

l’immaginazione delle persone con le

potenzialità delle odierne tecnologie

di automazione, nulla è impossibile” ha

concluso il CEO.

Da qui partiamo allora, per capire cosa

propone Rockwell Automation nel con-

creto, per arrivare davvero all’ambizioso

traguardo della Connected Enterprise.

Predire il futuro

“Ormai da alcuni anni stiamo affian-

cando i clienti in progetti pilota di

digitalizzazione aziendale, per cui

abbiamo maturato un know-how

specifico su questo e vogliamo ora

raccoglierne i frutti e offrire la nostra

esperienza ad altri” ha spiegato Frank

Kulaszewicz, senior vice president,

Architecture&Software Division di

Rockwell Automation, in apertura di

‘Automation Perspectives’, l’evento

dedicato alla stampa che ha preceduto

Automation Fair. “Abbiamo imparato

a partire dal ‘digital design’ e arrivare

quindi alle ‘digital operation’: prima di

tutto, i sistemi devono essere pensati

per fornire informazioni omogenee utili

alla produzione di un certo bene. Oc-

corre dunque un approccio digitale alla

progettazione di un ambiente che deve

essere fin da subito concepito come

integrato. Un esempio ci viene offerto

dalla macchina per il packaging messa

a punto dalla società italiana Cama, di

cui possiamo vedere la struttura virtuale

in 3D nell’area espositiva di Automation

Fair”. La macchina è accessibile tramite

un sistema di realtà ‘mista’: indossando

gli appostiti occhiali con tecnologia

Microsoft Hololens, l’operatore può

visualizzare i dati della macchina diret-

tamente sul dispositivo considerato; il

visore mostra inoltre suggerimenti su

come intervenire, per esempio in caso

di blocco di un componente; dati in

tempo reale comunicano poi lo status

attuale della macchina o del flusso pro-

duttivo. Certo, gli stessi dati potrebbero

essere visualizzati tramite HMI, ma con

gli Hololens le informazioni compaiono

direttamente sul componente, in modo

che l’operatore possa muoversi libe-

ramente lungo la macchina e mentre

agisce sui componenti. Una modalità

di visione certamente più immersiva,

intuitiva e al passo con i tempi, ovvero

con la forte interattività cui gli addetti

della ‘next generation’ saranno sempre

più avvezzi. Si può inoltre accedere a un

modello in 3D della macchina dal pan-

nello operatore, entrare virtualmente in

essa, visualizzarne il funzionamento e le

movimentazioni. Tutto in linea con l’u-

tilizzo crescente di realtà virtuale e au-

mentata nel campo della progettazione

e la sempre maggiore diffusione dei

‘gemelli digitali’, ovvero gli equivalenti

virtuali delle macchine, che fungono da

prototipi, sui quali agire per ottimizzare

i progetti prima della loro effettiva rea-

lizzazione, correggendo gli errori prima

che diano vita a problemi onerosi in fase

costruttiva.

Kulaszewicz ha anche sottolineato

l’importanza di utilizzare piattaforme

aperte e open standard, essenziali per

poter ricavare dati da sistemi di per sé

differenti, magari forniti da aziende

diverse; fondamentale poi saper ana-

lizzare i dati in tempo reale e in modo

semplice, per dar vita a una produzione

sostenibile. Da qui la nascita di soluzioni

quali FactoryTalk Analytics for device e

FactoryTalk Analytics Platform, anche in

modalità cloud. Questi strumenti con-

sentono all’utente di ricavare in modo

automatico informazioni utili dai dati a

sua disposizione. Sono tool intuitivi, fa-

cili da usare, in grado di migliorare sen-

sibilmente, per esempio, gli interventi di

manutenzione. Il tutto coadiuvato dalla

app TeamOne, che ha già raggiunto i

13.000 download, allo sviluppo delle

cui funzionalità Rockwell Automation

intende continuare a lavorare.

Formarsi per ‘far carriera’

Uno degli aspetti più cari a Blake Moret, CEO e presidente di Rockwell Automation, è quello della

formazione: “È stato calcolato che dal 2003 al 2019 quasi 4,3 milioni di veterani si sono ritirati dalle

file dell’esercito degli Stati Uniti e di questi almeno il 65% ha bisogno di aiuto per capire quale possa

essere il suo ruolo nella società, a partire dall’impiego. Abbiamo scelto un partner d’eccellenza in

questo campo come Manpower Group e avviato la AAM-Academy of Advanced Manufacturing, con

l’obiettivo di ‘riconvertire’ gli ‘skill’ di queste persone, provenienti da esercito, marina, aeronautica,

per creare degli esperti di automazione con competenze in linea con le richieste della digitalizzazione.

Obiettivo del programma è arrivare a laureare 1.000 veterani entro la fine del 2019: “Molte delle

competenze richieste ai nostri ingegneri sono già in possesso dei militari, occorre solo ‘ricentrarle’ in

modo da conciliarsi con la realtà dell’industria” ha sottolineato Moret. “La scorsa settimana si sono

laureati i 14 partecipanti del primo corso di formazione e l’impiego per loro è già assicurato”.