NOVEMBRE-DICEMBRE 2015
Automazione Oggi 386
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AO
ATTUALITà
e corrente a un certo gruppo di oggetti.
Tramite i circuiti di simulazione, prima
di tutto si sceglie in quale linea inviare il
guasto. Quindi, una volta deciso di man
dare un guasto su una
certa linea, tramite il
software nel front panel
del sistema, che è con
nesso al CompactRIO,
si scarica la traccia del
guasto all’interno di
quest’ultimo”. Il gua
sto sarà di tipo trifase:
dando uno spike di
corrente la tensione
crolla. “Premendo un
pulsante viene inviato
un segnale di trigger a
uno dei CompactRIO,
che si occuperà di man
dare in broadcast il se
gnale di trigger agli altri, lanciando così
in contemporanea due segnali di guasto
sulla rete” prosegue Perini. “La contempo
raneità è assicurata dall’Fpga: il segnale
di trigger mandato in broadcast viene ac
quisito dall’Fpga e in pochi nanosecondi
il guasto viene inviato (col comando ‘Fire
Trigger’) sui due quadri in contempora
nea. Dando il comando di ‘Riarmo’, poi, i
CompactRIO si riarmano e attendono una
nuova traccia da caricare per simulare un
altro guasto”.
Sugli schermi collegati della sala controllo
del laboratorio vengono visualizzati gli al
larmi che si sono attivati, che di fatto arri
vano dai relè di comunicazione e indicano
quello che è stato ‘visto’ tramite i Compac
tRIO. “Gli interruttori sulla linea si aprono
perché si coordinano fra di loro” puntua
lizza Pagnoncelli. “Se le grandezze non
fossero simulate in modo corretto, in tutti
i punti della rete, i relè aprirebbero a caso.
Lo stato dei Led lo conferma. Tutti gli og
getti della rete leggono le stesse misure e
vedono il guasto: la rete è una maglia, per
cui ogni punto dellamaglia vede il guasto,
il problema è capirne la direzione. Quando
il relè riconosce il flusso di guasto, lancia il
blocco di protezione. Tutto funziona solo
se i guasti sono coordinati”.
CompactRIO: una scelta
ponderata
Il simulatore attualmente in uso è molto
più avanzato di quello realizzato nel 2012,
quando l’applicazione era molto più sem
plice e utilizzava un CompactDAQ: “Da al
lora il laboratorio si è espanso, anzi non ha
ancora finito di farlo, prevediamo infatti
di ampliare la simulazione collegando il
resto della rete e altri cinque quadri” af
ferma Pagnoncelli.
Da qui la scelta di
impiegare i Com
pactRIO: “Con la
precedente piat
taforma eravamo
già arrivati al li
mite del sistema,
mentre con i
CompactRIO ab
biamo la possibi
lità di espandere
u l t e r i o rmen t e
la simulazione”.
Un altro fattore
chiave nella scelta
era la velocità: “Prima avevamo dei pro
blemi a generare i segnali, che nella realtà
provengono da un trasduttore Combo
Sensor, ossia una bobina di Rogowski.
Impiegando una Fpga le prestazioni sono
molto più rapide e abbiamo risolto tutti i
problemi: riusciamo a generare i segnali
come il relè li ‘vuole’, il più realisticamente
possibile. Inoltre, possiamo ottenere una
sincronizzazione con un trigger che Com
pactDAQ non era in grado di realizzare”.
Aggiunge quindi Perini: “La Fpga ha con
sentito proprio di aumentare la velocità,
anche perché con CompactDAQ vi era
una latenza legata al fatto che bisognava
scaricare la traccia daWindows, il che cau
sava rallentamenti. Un altro problema era
far partire due tracce in maniera contem
poranea, cosa praticamente impossibile
con CompactDAQ, o fattibile solo con
tempi troppo lunghi rispetto a quello che
veniva richiesto dai relè. Con l’Fpga ab
biamo raggiunto in generazione tempi di
risposta dell’ordine dei nanosecondi, gra
zie al trigger digitale che viene mandato a
tutti i CompactRIO. In più, la sincronizza
zione avviene anche tramite il protocollo
1588 di sequenziazione software. Quindi
tutto è sincronizzato sia a livello di trig
ger digitale sia di time stamp”. La comu
nicazione fra i relè è critica e deve essere
veloce, contrariamente invece a quanto
avviene con lo Scada di supervisione, per
il quale si segue la logica del ‘best effort’:
quando si riesce a recapitare il messaggio
sulla rete Ethernet, questo avrà un time
stamp che registra quando è avvenuto
l’evento. Il supervisore, di fatto, con una
rete di questo tipo, ge
stita tutta dal campo,
potrebbe anche non es
serci, in quanto la logica
è distribuita nei relè.
“Un esempio di rete rea
lizzata in questo modo
dal punto di vista della
comunicazione e della
gestione dei guasti è
stata fatta da Acea Di
stribuzione nell’ambito
di un progetto pilota
voluto dall’Autorità,
ormai qualche anno fa
in Italia” rivela Pagnon
celli. “ABB ha preso parte
al progetto realizzando un sistema, non
magliato bensì su rete radiale, con una
comunicazione però del tutto simile a
quella sperimentata a Dalmine. Il test in
fatti è stato eseguito proprio nel vecchio
laboratorio, in quanto il progetto risale a
tre anni fa. Oggi sono attive quattro linee
completamente automatizzate con que
sto tipo di sistema”.
Il vantaggio di una gestione dei guasti di
questo tipo, su una rete magliata, consi
ste nel non avere fuori servizio: “Se in una
rete tradizionale abbiamo 40 secondi/1
minuto di fuori servizio a fronte di un
guasto e in una rete radiale gestita con
questo tipo di selettività logica, possiamo
arrivare a centinaia di millisecondi di fuori
servizio, con una rete magliata non ne ho
proprio” conclude Pagnoncelli. “Se vi è un
guasto su un cavo in una cabina, infatti,
apro solo quel cavo, senza togliere alcun
carico, evitando i fuori servizio, ed è que
sto lo scopo finale della soluzione”.
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ABB Italia -
http://new.abb.com/itNational Instruments -
http://italy.ni.com/ Video disponibile su: http://automazione-plus.it/smart-lab-abb-national-instru- ments_79840/Enzo Perini, application
engineer specialist di National
Instruments
Diego Pagnoncelli, local
product manager per le smart
grid per l’ABB di Dalmine