AO
PANORAMA
L
a crisi tra Russia e Ucraina scop-
piata in questi ultimi mesi ha
riacceso i riflettori, oltre che sulle
antiche tensioni politiche mai
del tutto sopite tra i due Paesi,
sull’importanza che l’approvvigionamento
delle risorse energetiche riveste per i Paesi
europei. Le principali fonti energetiche
fossili quali petrolio, carbone e gas proven-
gono, infatti, per una grossa percentuale,
dall’estero ed è il gas naturale, dopo il pe-
trolio, a rappresentare la seconda principale
fonte di energia. Circa il 30% del gas impor-
tato dall’Europa proviene dalla Russia, il
maggiore estrattore a livello mondiale. Tra
i Paesi comparatori troviamo la Germania e
il Regno Unito. L’Italia, pur importandone
dall’estero circa il 90% del totale utilizzato,
ne acquista dalla Russia il 30-35%. Nazioni
quali la Lituania, Lettonia, Estonia, Finlan-
dia, Polonia, Ungheria, Slovacchia e Bul-
garia sono, invece, totalmente dipendenti
dalle forniture russe. I Paesi del Vecchio
Continente, pur costituendo la seconda
economia mondiale e consumando circa
un quinto dell’energia prodotta a livello
globale, di fronte alla crisi degli approvvi-
gionamenti rivelano quindi la loro grande
vulnerabilità. Una vulnerabilità che se da
un lato condiziona la strategia di
fornitura delle fonti di energia ren-
dendone necessaria una loro diver-
sificazione, dall’altro influisce sulla
determinazione del costo stesso
dell’energia (soprattutto di petrolio
e gas naturale) indissolubilmente
legato all’andamento dei mercati
internazionali. Solo nel 2012 l’Eu-
ropa ha speso per l’import di com-
bustibili fossili 545 miliardi di euro.
Di fronte a questa situazione è
chiaro, perciò, come sia fondamen-
tale per il Vecchio Continente cercare di
cambiare radicalmente il modo di rifornirsi,
produrre, trasportare e consumare energia.
Ed è sulla green energy, un mix composto
daminori consumi, maggiore efficienza e ri-
spetto per l’ambiente, che si gioca la scom-
messa di un’economia davvero sostenibile.
Fonti rinnovabili.
A che punto siamo?
Con l’Energy Roadmap, presentata nel
dicembre del 2011, l’Unione Europea si
è impegnata, all’interno di un più ampio
impegno globale per la mitigazione del
cambiamento climatico, a compiere un
processo di de-carbonizzazione con un
primo target di riduzione delle emissioni di
gas serra del 20% (rispetto ai livelli del 1990)
entro il 2020 e del’80% entro il 2050. Oltre a
ciò, l’impegno è di raggiungere una quota
minima del 10% per i biocarburanti sul
totale dei consumi. Nel perseguire questi
obiettivi, un ruolo di primo piano è giocato
dal ricorso alle fonti di energia rinnovabile
oggi già presenti in molti Paesi in maniera
preponderante. Nel 2009, in Europa, il set-
tore industriale delle rinnovabili valeva
già 70 miliardi di euro e impiegava più di
mezzo milione di persone. Nel 2010, le
quote delle rinnovabili in venti stati membri
erano pari o superiori agli impegni previsti
per il 2010 dai rispettivi piani nazionali e
o sfruttamento attivo delle risorse geotermiche per la fornitura
di energia elettrica ha avuto inizio per la prima volta in Italia,
nello stabilimento di Larderello, in Toscana, dove nel 1904, il
calore di fluidi geotermici produsse vera e propria elettricità.
Dal nostro Paese, che rimase fino al 1952 l’unico produttore
al mondo di energia geotermoelettrica, l’idea si diffuse in molti altri
Paesi. Ancora oggi l’Italia è al secondo posto in Europa, dopo l’Islanda,
tra i produttori di energia geotermica. Nonostante questa quasi ‘pole
position’, la produzione di questa energia, riconosciuta come affidabile,
sicura e rispettosa dell’ambiente, rappresenta solo il 7% di quella ot-
tenuta da materie prime fossili come petrolio, gas naturale e carbone.
Essa è diretta soprattutto verso quella parte del fabbisogno energetico
necessaria per il condizionamento (riscaldamento e affrescamento)
degli ambienti, attraverso l’uso diretto della temperatura del sottosuolo,
sia sottoforma di teleriscaldamento sia attraverso le pompe di calore
geotermiche. L’uso di queste tecnologie ha avuto una rapidissima
espansione anche in altri Paesi, soprattutto quelli firmatari del Proto-
collo di Kyoto, in quanto queste forme di riscaldamento permettono una
riduzione notevolissima delle emissioni di CO
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.
Anche se pioniera del settore, oggi l’Italia dimostra un ritardo notevole
nell’uso dell’energia geotermica, soprattutto se si considera che è uno
dei Paesi più ricchi di queste risorse. Secondo quanto riportato dai dati
del progetto Vigor (Valutazione del potenziale Geotermico delle RegiOni
della convergenza) del CNR, è stato stimato che nel nostro Bel Paese
l’espansione di impianti in aree geotermiche pregiate quali quelle della
Toscana, del Lazio e di alcune aree vulcaniche, e l’utilizzo di tecnologie
che permettono di produrre energia elettrica anche a temperature rela-
tivamente basse (impianti binari) potrebbe portare nel 2020 la potenza
geotermoelettrica complessiva installata dagli attuali 800 MWe a circa
1.500 MWe, con un risparmio in combustibili fossili di 1,2 milioni di
L
Il verde che
avanza…
Cresce l’attenzione
all’ambiente e alla
salvaguardia del
nostro pianeta e i
Paesi europei si
indirizzano verso
scelte sempre
più green.
La produzione di
energia da fonti
rinnovabili è in
aumento, così come
l’efficienza
energetica. Ma
siamo solo all’inizio
di
Silvia Beraudo
SETTEMBRE 2014
AUTOMAZIONE OGGI 375
30
L’energia della terra