Automazione_Oggi_368 - page 36

AO
PANORAMA
anno circa 90miliardi, ma il trend di crescita
è a favore della bioagricoltura, seconda ri-
spetto ai biofarmaci, con un fatturato che
nel 2018 - sempre secondo Transparency
- dovrebbe superare i 27 miliardi.
Global Industry Analysts prevede che nel
2015 la biotech marina avrà una dimen-
sione in valore di 4,1 miliardi (contro 1,7
milioni nel 2012), per applicazioni farma-
ceutiche, di acquacoltura, nutraceutiche e
industriali.
Per quanto concerne invece dispositivi e
sistemi, i microarray per DNA - il segmento
di microarray più diffuso - dovrebbero
toccare un giro d’affari di 3 miliardi (fonte:
BioPharm) nel 2015 (altre fonti arrivano
a 5,6), con un Cagr del 16% a partire dal
2010. I biochip dovrebbero fatturare i 9
miliardi (fonte: Infinity Research ), mentre
i biosensori dovrebbero giungere nel 2018
a 18,9 miliardi (fonte: Transparency Market
Research), raddoppiando rispetto al 2011,
con prevalente impiego in immunologia
e nella rivelazione di composti/organismi
biologici.
L’hardware per bioscienze e chimica (fonte:
BioPharm) ammontava a oltre 30miliardi di
dollari nel 2011 e dovrebbe portarsi a più di
45 nel 2016; ancora migliore la situazione
per il software, destinato a fatturare nel
2015 oltre 50 miliardi. La biometrica, se-
condo Visiongain, ha fatturato nel mondo
almeno 7,5 miliardi nel 2012 (almeno per
quanto concerne, come si accennava pre-
cedentemente, alle transazioni commer-
ciali non coperte da segreto militare…).
La situazione continentale
Per l’Europa la bioeconomia è un metaset-
tore industriale strategico, derivante da
una solida industria chimica orientata ai
prodotti biobased e a una struttura di R&S
(pubblica e privata) generalmente di alto
livello. Il policy maker di riferimento per l’U-
nione Europea è il DG Ricerca&Innovazione
della Commissione Europea, che opera in
coerenza con l’agenda ‘Horizon 2020’ e
con la Common Agricultural Policy, svi-
luppando iniziative all’interno del Settimo
Programma Quadro. Domina a livello con-
tinentale sempre la tradizionale biotech
rossa, me nella bio bianca (industria) il con-
tinente detiene una posizione di leader-
ship per enzimi e polimeri, per materiali di
costruzione, per carburanti (settore in cui
le raffinerie si stanno attrezzando per rag-
giungere il livello di ‘seconda generazione’,
ossia per ricavare etanolo non solo da ma-
terie prime grezze alimentari, ma preferibil-
mente da materiali lignocellulosici, rifiuti
organici in genere e sottoprodotti dell’in-
dustria alimentare stessa). In numeri nel
2012 il settore valeva 20,3 miliardi dollari,
relativamente alle sole aziende quotate
in borsa, pari a 165 su un totale di 1964
(fonte: Ernst&Young); i CMO sono 166 e ri-
forniscono il 72%della farmaceutica, il 45%
dell’alimentare e il 25% dei mangimi.
Il panorama nazionale
Il referente produttivo nazionale è l’as-
sociazione di categoria Assobiotec (Con-
findustria), che delinea un panorama
esauriente del settore nel proprio rapporto
2013. Il sistema della ricerca si basa su uni-
versità, enti pubblici e privati, affiancati da
incubatori e business innovation center.
Anche nel nostro Paese domina la red bio-
tech, con 235 imprese, 140 delle quali pure
biotech e un fatturato complessivo di 6.775
milioni di euro (ossia oltre il 90% rispetto
al totale dell’intero comparto); le regioni a
maggiore densità di aziende sono Lombar-
dia, Lazio, Piemonte e Toscana. Nella green
biotech (agroalimentare) operano invece
85 imprese (63 delle quali pure), mentre
in quella bianca sono 61 (43). Ognuno di
questi segmenti verticali possiede una no-
tevole pipeline di ricerca; da segnalare che
alcune entità, anche se in numero ridotto e
nate dopo il 2000, operano anche nel na-
notech.
Le nanotecnologie
emergenti
Le nanotecnologie, dal carattere abilitante
e ubiquitario, possono trovare utilizzo pra-
ticamente ovunque e la loro ricerca, partita
a razzo negli anni Novanta sotto l’impulso
dei lavori di Drexler, ha dato vita a un’am-
pia area di condivisione con la scienza dei
materiali, portando a svariate applicazioni
multidisciplinari. Nei materiali individuati si
citano polveri, fili, cavi, fibre, compositi vari
(anche polimerici); significativo l’apporto
di carbonio, titanio, grafene. La fisica ha
fornito anche un contributo essenziale con
la quantistica (fondamentale nel nanoco-
smo), specie in campo ottico e ha spianato
i seguito, due casi di successo da
parte di ricercatori italiani. Il primo
è relativo a nuovi approcci nanotec-
nologici e biomedici per migliorare il
trattamento del dolore post-operatorio
e ridurre il rischio connesso all’uso di oppiacei.
Francesca Taraballi (nella foto), dottore di ricerca
in nanotecnologie e nanostrutture presso il De-
partment of Nanomedicine (head: Dr. Ennio Ta-
sciotti), Houston Methodist Research Institute, TX, USA, racconta: “Grazie alla
mia esperienza nel campo dei biomateriali applicati alla nanomedicina, il mio
attuale lavoro è focalizzato sulla progettazione e sintesi di nuove piattaforme
di rilascio di farmaci che riduca il rischio di tossicità sistematica. Questo tipo
di ricerca è particolarmente ricco di sviluppi in quanto la domanda di mercato
è in forte crescita in tutto il mondo occidentale (USA-Europa) e si prevede
che i risultati commerciali siano disponibili per il 2016”. Il secondo riguarda
nanostrutture organiche e inorganiche per sorgenti di luce di nuova genera-
zione. Ce ne parla Sergio Brovelli, PhD ricercatore presso il Dipartimento di
Scienza dei Materiali - Università degli Studi di Milano-Bicocca: “Dopo il Dot-
torato in Scienza dei Materiali presso l’Università di Milano-Bicocca mi sono
trasferito in Inghilterra come ricercatore associato Marie Curie presso lo
University College London e il London Centre for Nanotechnology, dove sono
stato responsabile di un laboratorio di spettroscopia ottica risolta in tempo e
della fabbricazione e caratterizzazione di dispositivi LED a base plastica. In
seguito, grazie alla prestigiosa Director’s Fellowship del National Laboratory
di Los Alamos, mi sono trasferito negli USA, dove sono responsabile di studi
spettroscopici fondamentali ed applicati di nanostrutture semiconduttrici a
confinamento quantico e della fabbricazione e caratterizzazione di relativi
dispositivi LED e laser. Attualmente sono ricercatore presso il Dipartimento
di Scienza dei Materiali dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca, dove
sono responsabile di un team di ricerca incentrato su studi spettroscopici,
elettrici e strutturali di nanostrutture organiche e inorganiche e relativi dispo-
sitivi a emissione di luce e laser. In particolare, la mia ricerca è incentrata su
fenomeni fotofisici fondamentali confinati su scala nanometrica in relazione
alla nanoarchitettura del materiale e il relativo impatto sulle proprietà di
emissione di luce di dispositivi elettroluminescenti e laser”.
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L’eccellenza parla italiano
NOVEMBRE-DICEMBRE 2013
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