Anie: l’industria delle tecnologie è la più penalizzata dalla mancata crescita del paese

Pubblicato il 30 luglio 2008

L’industria elettrotecnica ed elettronica italiana chiude il 2007 con una produzione industriale nuovamente a picco (-7,6% la variazione su base annua; il dato medio del manifatturiero italiano è di -0,2%). Continua ad allargarsi la distanza con i principali competitor europei. Il fatturato aggregato del settore è cresciuto del 5,3%, in rallentamento rispetto all’anno precedente. Investimenti in infrastrutture di rete e in tecnologia sono le misure più che mai necessarie per la crescita del Paese.

È questo il quadro che emerge dall’assemblea annuale di Anie, Federazione Nazionale delle Imprese Elettrotecniche ed Elettroniche aderente a Confindustria, svoltasi a Milano. Presenti il Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo e il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia.

L’industria elettrotecnica ed elettronica Italiana rappresentata da Federazione Anie conta 960 aziende associate e un fatturato di settore di 63 miliardi di euro, per 420.000 addetti. La caduta dei volumi di produzione industriale nel 2007 (-7,6%) interessa entrambe le aree: l’elettrotecnica (-4,6%) e soprattutto l’elettronica (-11,4%). Positiva la variazione del fatturato in chiusura d’anno (+5,3%) ma in evidente indebolimento rispetto ai risultati degli ultimi tre anni.

Il volume d’affari dell’elettrotecnica è penalizzato dal risultato negativo dei trasporti ferroviari ed elettrificati (-12,3%). Tassi di crescita sostenuti hanno caratterizzato la produzione energia (+18,6%), l’illuminazione (+10,2%) e i cavi (+9,5%).

Negativi nell’area elettronica i risultati di componenti elettronici (-3,2%) ed elettronica di consumo (-7,3%). Le migliori performance hanno interessato gli apparati e sistemi per comunicazioni (+8,4%), e l’automazione e misura (+7,2%).

La frenata sui mercati esteri dell’elettronica (-3,2%) ha penalizzato il consuntivo 2007 delle esportazioni del settore (+2,2%). L’export dell’elettrotecnica, sostenuto dal riposizionamento delle forniture di tecnologie made in Italy verso i Paesi emergenti, registra invece un +5,3%.

“Il ritardo negli investimenti in infrastrutture di rete e tecnologiche – afferma Guidalberto Guidi, presidente Anie – è costato negli ultimi dieci anni alla nostra industria oltre a una perdita di fatturato di 12,4 miliardi di euro, un importante calo occupazionale che ha interessato soprattutto il comparto dell’energia (-18.000 addetti) e delle comunicazioni (-16.000 addetti), le aree più penalizzate dai ritardi della domanda interna. Chiediamo al Ministro Prestigiacomo, che ci onora oggi della sua presenza, di voler accelerare le pratiche di autorizzazione di VIA (Valutazione d’Impatto Ambientale) che a oggi bloccano progetti di ampliamento della Rete di trasmissione elettrica nazionale per 1,4 miliardi di euro. Avviare progetti già finanziati – prosegue Guidi – significa aprire cantieri, rilanciare l’occupazione e garantire la necessaria sicurezza della rete”.

Una diffusa incertezza e prudenza hanno caratterizzato le risposte delle 380 aziende che hanno partecipato all’Osservatorio congiunturale che Anie realizza quadrimestralmente con Intesa Sanpaolo e Unioncamere. Il primo quadrimestre 2008 si è chiuso con una crescita del volume d’affari dello 0,8% (nel confronto con il corrispondente periodo del 2007). Per i quattro mesi successivi si evidenzia un ridimensionamento delle aspettative degli imprenditori intervistati: il 60% delle aziende vede all’orizzonte un livello di attività stabile, il 20% un peggioramento”.

Dalle indagini quadrimestrali emerge un quadro in trasformazione per i comparti rappresentati da Anie, dalla media alla più alta tecnologia. Negli ultimi anni molte imprese hanno intrapreso radicali politiche di ristrutturazione per reggere il confronto sui mercati internazionali. Dal 2001 al 2007, secondo i registri delle Camere di Commercio, il saldo netto fra iscrizioni e cancellazioni di imprese nei comparti dell’elettrotecnica e dell’elettronica è stato negativo per 2.580 unità. È la Lombardia a registrare le perdite più elevate (1.060 unità).

“Tuttavia, accanto ad aziende che hanno chiuso i battenti ve ne sono molte altre che hanno compiuto un salto di qualità nella capacità di competere – spiega Guidi -. La mortalità delle imprese è aumentata, ma in quelle che sopravvivono cresce la proiezione internazionale, commerciale e produttiva, e la loro dimensione. Sono aziende specializzate in prodotti di più elevata qualità, che negli anni si sono collocate in nicchie del mercato mondiale che esse stesse hanno contribuito a creare. È un capitalismo “di mezzo” che acquista sempre più peso nei comparti dell’elettrotecnica e dell’elettronica, da cui origina nel 2007 il 40% del fatturato di settore. Dieci anni fa il loro contributo al volume d’affari era soltanto del 28%”.

Le industrie Anie restano al vertice della piramide dell’innovazione. Il 40% della spesa industriale in ricerca è realizzato in Italia dall’Industria elettrotecnica ed elettronica. Settori di punta la microelettronica e l’Ict, che nel 2007 hanno investito in ricerca e sviluppo 880 milioni di euro. “Il fatturato delle nostre imprese – conclude Guidi – dovrebbe crescere mediamente del 4% annuo solo per finanziare l’innovazione tecnologica”.



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