Un 2002 di cauto ottimismo
Dalla rivista:
Automazione Oggi
Dopo un 2001 in frenata, condizionato fortunatamente solo in misura limitata dagli eventi internazionali, per il settore della meccanica varia si intravedono segnali di ripresa; gli indicatori sembrano infatti disegnare un 2002 di segno positivo. Pare dunque sia finalmente giunto il tempo del rilancio. Lo ha sottolineato Savino Rizzio, presidente di Anima (Federazione delle associazioni nazionali dell’industria meccanica varia e affine), presentando il consuntivo 2001 e le previsioni 2002 del comparto in occasione dell’assemblea generale degli associati. Secondo le stime diffuse dal servizio economico di Anima, infatti, il fatturato 2002 del settore meccanico dovrebbe raggiungere i 33,1 miliardi di euro, con un incremento della produzione di circa l’1,9% in volume, corrispondente al 2,9% in valore (contro i rispettivi +1,2% e +1,7% ipotizzati nel dicembre scorso). Secondo Rizzio, le aziende guardano al futuro con minore apprensione rispetto a sei mesi fa, grazie anche ai segnali positivi che pervengono da alcuni mercati esteri, quello statunitense in testa. “Rimane tuttavia l’incognita del rafforzamento dell’euro rispetto al dollaro”, egli ha sottolineato, “che, se porta indubbi benefici sul costo delle materie prime, riduce la competitività dei prodotti italiani.” Guardando ai mercati esteri le previsioni 2002 sono senz’altro rosee: si dovrebbe infatti registrare nelle esportazioni un +5,5% rispetto al 2001 (da 15,6 a 16,4 miliardi); sul fronte interno, invece, la crescita dovrebbe attestarsi su un modesto +0,4%. Infine, gli investimenti: si tratta di una variabile importante, dalla quale si evince la capacità di un Paese di puntare su nuovi prodotti, su ricerca e innovazione, tutti fattori dai quali dipende il futuro delle aziende e la possibilità che esse hanno di sopravvivere in una realtà altamente concorrenziale come l’attuale. Aumentati del 2,5% nel corso del 2001, gli investimenti dovrebbero segnare un ulteriore incremento, toccando un +5,7%, mente l’occupazione, in lieve flessione nel 2001 (-1%), sarà caratterizzata da una sostanziale stabilità (+0,3%), con una contrazione delle forze stabilmente occupate compensata da un ricorso sempre più massiccio all’outsourcing.
Arriva la conferma dei dati 2001
I dati di pre-consuntivo 2001 del comparto sono stati sostanzialmente confermati. La meccanica italiana ha raggiunto i 32,2 miliardi di fatturato, con un incremento in termini reali dell’1,8% sul 2000 (pari al 2,6% in valore), occupando circa 186 mila addetti. A questo risultato hanno contribuito in prevalenza le esportazioni, che hanno raggiunto i 15,6 miliardi di euro con un incremento del 4,7%. Modesto, invece, il contributo allo sviluppo dato dal mercato interno, dove il fatturato si è attestato sui 16,6 miliardi di euro segnando un +0,6%. Il rapporto export/fatturato è passato, così, dal 47,4% del 2000 al 48,4% del 2001. I dati Istat relativi all’interscambio commerciale per il 2001 indicano un saldo attivo globale di circa 8,3 miliardi (13,3 miliardi di export contro 5 miliardi di import). L’Europa si è confermata il principale mercato di riferimento, sia come area di destinazione dei prodotti italiani (65,8% del totale delle esportazioni, +0,7% sul 2000), sia come area di provenienza delle importazioni (76,4% del totale, -3%). Per i mercati extra europei, invece, va segnalata la crescita delle esportazioni verso i Paesi del nord America (+18,9%), da attribuirsi sicuramente alla qualità dei prodotti italiani più che alla debolezza dell’euro, fattore quest’ultimo che ha comunque caratterizzato lo scorso anno. I dati mostrano una ripresa significativa anche della domanda dei Paesi africani (+28,8% rispetto al 2000) e asiatici (+20,1%), che rappresentano rispettivamente una quota pari al 5,6% e al 14,1% dell’export totale. Come ha commentato Rizzio: “Anche se si intravedono dei segnali di ripresa, il contesto generale del mercato mostra le stesse caratteristiche di un sistema stagnante. Abbiamo bisogno di un rilancio e urge la necessità di prendere provvedimenti a sostegno dell’economia italiana. Questo significa avviare una politica di supporto dei redditi che non incida sul costo del lavoro e che faccia ripartire subito i consumi. Ritengo che ciò sia possibile”, egli ha proseguito, “tramite una riforma del sistema fiscale simile a quella recentemente prospettata dal Governo. Considerato che ci troviamo nell’impossibilità di sopportare un incremento del costo del lavoro, ben venga la creazione di una ‘no tax area’ di dimensione adeguata alla gravità del momento.”