UE, il decennio digitale prende forma. I commissari UE raccontano i progetti agli italiani
Pur in piena trasformazione e rivoluzione digitale è dovere della UE continuare a difendere i valori globali fondamentali stabiliti dalla Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948. Lo ribadiscono Margrethe Vestager e Josep Borrell

Non c’è solo il Green Deal nei piani prossimo-futuri della Commissione Europea.
Margrethe Vestager, commissario europeo per la concorrenza, e Josep Borrell, alto rappresentante UE per la politica estera e la sicurezza, con un commento congiunto pubblicato sulle pagine del Sole24Ore, sono intervenuti in prima persona per tracciare le linea guida della Commissione Europea in tema di sfide tecnologiche e rivoluzione digitale.
La UE punta a essere in prima linea, all’avanguardia, e per questo si è data precisi obiettivi politici per i prossimi 10 anni su competenze, infrastrutture, servizi pubblici e digitalizzazione delle imprese. Lo scopo: far sì che attraverso la tecnologia cittadini e operatori economici possano costruire una società più prospera e inclusiva e per questo occorrono mercati aperti e competitivi, hanno sottolineato i due esponenti politici. Non importa quali siano le dimensioni di un’impresa, quel che conta è che abbiano pari opportunità di innovare e fornire prodotti e servizi ai consumatori.
La chiave, ma meglio sarebbe dire il passepartout, è la digitalizzazione, da utilizzare non solo per dare resilienza al tessuto sociale ed economico, ma anche per esercitare influenza a livello globale. Non sfugge infatti a entrambi che la visione di digitalizzazione che ha la UE, basata su società aperte, stato di diritto e libertà fondamentali, è il modo migliore per dimostrate il proprio primato nei confronti di sistemi autoritari che invece usano la tecnologia per reprimere e sorvegliare le popolazioni. E la UE stringerà alleanze con tutti quei Paesi che condividono la propria visione.
Alla base di tutto vi è la convinzione che per raccogliere i benefici dell’innovazione tecnologica occorra mantenere un’economia digitale aperta, in cui gli investimenti possano fluire liberamente, e aumentare la collaborazione tecnologica a livello internazionale.
Non mancano le insidie lungo questo percorso. Sorveglianza di massa, attacchi informatici alle infrastrutture, disinformazione che può polarizzare le società arrivando persino a minare la democrazia. Tutti fattori che rendono necessaria un’azione di equilibrio tra l’apertura alla tecnologia e la tutela di interessi e principi fondamentali.
Tre di questi sono imprescindibili: parità di condizioni nei mercati digitali, sicurezza nel cyberspazio, libertà su Internet, concetto questo che racchiude libertà di parola e riunione, no alla discriminazione, privacy (gli stessi princìpi enunciati nella Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948). Per questi motivi la Commissione Europea ha recentemente preso contatti con l’amministrazione Biden per costituire un Consiglio congiunto per il commercio e la tecnologia.
Al centro della visione di digitalizzazione UE resta l’uomo, per questo è fondamentale riunire quanti sono disposti a cooperare per fornire un’efficace governance democratica della tecnologia e dell’economia digitale. Un modello che guiderà le azioni all’interno delle organizzazioni internazionali (ONU, WTO, Unione internazionale delle TLC) e che mira in definitiva a massimizzare i benefici della tecnologia e al contempo minimizzare i rischi che essa comporta.
Fonte foto Pixabay_artistlike
Franco Metta
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