Wonderware Next Generation Conference 2016: il succo dell’evento

Si è tenuto ieri a Milano l'evento Wonderware Next Generation Conference 2016 con il quale Schneider Electric Software ha spiegato a partner e clienti la sua 'vision' su Industry 4.0. Qui cosa abbiamo imparato

Pubblicato il 30 novembre 2016

Una cosa l’abbiamo capita partecipando ieri alla Next Generation Conference 2016 di Wonderware-Schneider Electric Software: conta più il ‘perché’ del ‘come’ e del ‘cosa’. È un po’ la versione ‘smart’ del famoso adagio ‘volere è potere’: ovvero prima si cerchi il business – il profitto per capirci, che è la ragione vera che porta al cambiamento in azienda – quindi si elaborati il progetto su come raggiungere l’obiettivo e si pensi al cosa produrre/offrire al cliente… Sì perché solo se si è veramente convinti e si hanno ben chiare le ragioni che spingono a cambiare, allora si può vincere contro le innumerevoli forze contrarie che fanno resistenza al cambiamento.

I ‘perchè’ in realtà sono presto detti. Sarebbe anzi fin troppo lungo elencare qui tutti i già ben noti benefici che l’azienda digitale, o Industry 4.0, o smart manufacturing, porta con sé: riduzione dei costi, efficientamento delle linee, aumento delle marginalità di profitto, manutenzione predittiva… Alcuni mega-trend attualmente in atto a livello economico e sociale, poi, non fanno che rafforzare queste ragioni. Li ha delineate Edoardo Manicardi, VP global sales di Schneider Electric Software, in apertura di lavori: aumento disomogeneo della popolazione, per cui da un lato crescerà il peso di Africa, Asia e Sudamerica, mentre gli europei diminuiranno in numero (gli italiani nello specifico passeranno da 50 a 49 milioni) per cui sarà sempre più difficile fare profitto nel ‘Vecchio Continente’ puntando su una produzione di massa ed economia di scala come si è fatto finora; cambio generazionale con l’avvento nel mondo del lavoro dei ‘Millenials’, abituati ad avere a che fare con il digitale, anzi incapaci di farne a meno; riduzione dei capitali, per cui occorre ridurre i costi, di produzione, manutenzione, gestione… per aumentare i margini, liberare capitali e fare investimenti; servitizzazione del business per cui i clienti non cercano più prodotti ma ‘esperienze’. Ciò che rende non è più il prodotto in sé, dunque, ma il servizio che lo accompagna e che rende quel prodotto unico nel suo genere. Ecco dunque che diventare aziende digitali è oggi di primaria importanza se si vuole continuare a competere.

Implementare tecnologia partendo da zero, però, è impossibile. Sarebbe come “Costruire il tetto di una casa senza prima costruire le fondamenta” ha esemplificato Manicardi: CAD, CAE, PLM, MES sono i ‘pilastri’ dai quali non si può prescindere. Così come è essenziale guardare sempre al futuro, a come vogliamo sia l’azienda fra vent’anni, evitando l’adozione di tecnologie eterogenee che non dialogano fra loro, seguendo le mode e aggiornando i sistemi ‘a macchia di leopardo’. Occorre avere una “Strategia di piattaforma, per affrontare in modo corretto la sfida digitale senza ‘perdere il filo’, la visione che ci spinge al digitale” ha sottolineato Manicardi.

Da qui la proposta di Schneider Electric Software, che continua nello sviluppo di soluzioni integrate sempre più semplici da utilizzare lato utente; che consentano la fruizione dei dati non solo al manager, ma anche e soprattutto a chi deve operare sul campo, operatore e manutentore; che va ‘oltre lo Scada’ proponendo applicativi pronti all’uso, grazie all’adozione di standard riconosciuti e all’integrazione con tutti i principali protocolli, e in cloud. “In un futuro poi non così lontano vedremo che gli OEM non venderanno più macchine, ma affitteranno un servizio e il compenso sarà misurato in base alla produttività della macchina stessa” ha avvertito Manicardi. “Tutto va verso il service, la creazione di servizi a valore aggiunto che vanno a sommarsi e a fare la differenza nel momento in cui vado a vendere il prodotto. Molti OEM infatti non vendono più solo la macchina, bensì raccogliendone i dati e così conoscendone lo stato, il grado di usura ecc., offrono al clienti di ottimizzarne il funzionamento, fare manutenzione predittiva… erogando servizi il cui valore è superiore a quello della macchina in sé”.

Le sfide ci sono, gli ostacoli e i dubbi anche, primo fra tutti quello relativo alla sicurezza e protezione dei dati da eventuali cyber-attacchi. Ma, come ha ricordato Fabio Candussio, docente di sistemi informativi aziendali e organizzazione della produzione all’Università di Udine, non c’è innovazione senza rischio, e aggiungeremmo: chi non sa rischiare non potrà mai cogliere i vantaggi dell’innovare. Oltretutto, se questo è il futuro, è ora il momento giusto di coglierlo, grazie anche agli incentivi messi a disposizione dal Piano Nazionale Industria 4.0 varato dal Governo. Per investimenti in beni strumentali e materiali (vale a dire in hardware) relativi al 2017 o conclusi entro la prima metà del 2018 è previsto un iperammortamento pari al 250%; chi ha intrapreso tali investimenti ha inoltre diritto a un superammortamento previsto per i beni immateriali (quindi software) del 140%. Inoltre, per cifre inferiori a 500.000 euro l’azienda deve solo presentare un’autocertificazione, sempre in conformità alle direttive della legge.

Avanti dunque con l’innovazione!

Sul prossimo numero di Automazione Oggi (gennaio-febbraio 2017) pubblicheremo un articolo completo sul tema e sull’evento e su questo sito gli approfondimenti sui prodotti presentati, in particolare: InTouch Omni, Prometheus, Wonderware Online InStudio, Serialization Suite.

Ilaria De Poli @depoli_ilaria



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