Logistica e ottimizzazione della supply-chain..

Dalla rivista:
Automazione Oggi

 
Pubblicato il 11 novembre 2002

Come ottimizzare? Che cosa significa ottimizzare la supply-chain e come si può raggiungere tale obiettivo?

Secondo Pepe, ottimizzare la supply-chain significa trarre il massimo vantaggio dalle informazioni disponibili e le giuste ricadute operative. “In particolare, è importante disporre di strumenti che siano in grado di tenere sotto controllo tutti i vincoli operativi e ottenere da queste dei risultati che consentono di avere l’ottimizzazione locale o complessiva.” E’ comunque importante non tanto la ‘quantità’ di ottimizzazione, quanto la capacità di tenere sotto controllo tutti i vincoli. E’ cioè più importante la capacità di fornire al management la visibilità di tutti i parametri, per verificare l’impatto di eventuali soluzioni alternative. “Per questo, occorrono certamente strumenti potenti di ottimizzazione algoritmica, ma anche strumenti di supporto alle decisioni del management. Questo riflette la nostra mentalità europea di avere sotto controllo il processo, piuttosto che affidarsi ad elementi di ottimizzazione esterna.”“Esistono ormai numerose installazioni di sistemi che ottimizzano la supply-chain,” riferisce Shamir. “Poiché tali sistemi esistono da diversi anni, è possibile esaminare i risultati ottenuti. Purtroppo, tali risultati sono stati al di sotto delle aspettative e dei calcoli eseguiti in termini di ritorno degli investimenti.” Secondo Shamir, la ricerca operativa ha sempre peccato e continua spesso a peccare, nella capacità di modellazione del problema. Spesso, si adattano tecniche di ottimizzazione a una realtà che non corrisponde alla visione iniziale. L’ottimizzazione effettuata non trova quindi riscontro nella realtà e può generare rumore, ossia inefficienza nel sistema. “Per esempio, la maggior parte dei sistemi di ottimizzazione utilizza tecniche di programmazione lineare, che assumono che la rete da ottimizzare abbia certi flussi deterministici,” egli spiega. “Sappiamo tuttavia che questi flussi sono non deterministici, perché la domanda e il rifornimento sono incerti. Quindi, queste ottimizzazioni impongono al sistema dei constraint che non sono veritieri.” Spesso, l’ottimizzazione stessa viene in tal modo vanificata e si traduce un comportamento incerto della domanda in eccezione. Ma non si tratta di eccezioni, perché il comportamento statistico della domanda è normale.

“E’ importante investire molto per creare una modellazione sofisticata ed evoluta della rete da ottimizzare e poi verificare se esistono delle tecniche applicabili al modello,” sottolinea Shamir. “Spesso si scopre che tali tecniche non servono: è sufficiente infatti una modellazione ottimale per ottenere i risultati migliori.” D’altra parte, esiste un altro problema: poiché la supply-chain ha dei gradi di libertà interni, essa tende ad amplificare il rumore. Rumore che spesso non è quello naturale della domanda o del rifornimento, ma quello che è stato amplificato dal processo di pianificazione e controllo. “Il controllo è ormai abbastanza efficiente, grazie a sistemi transazionali, sistemi di tracking, ecc., mentre è meno efficiente il processo di pianificazione,” conclude Shamir. “Non si può quindi parlare di ottimizzazione senza mettere sotto controllo i processi di pianificazione. Il segreto per evitare questa amplificazione e potere quindi applicare dei modelli di ottimizzazione, è la capacità di rendere automatica una grossa parte di questo processo lasciando il controllo a livello aggregato per il management e lasciando la gestione di poche eccezioni agli operativi.” Ma l’automazione richiede affidabilità, ed è per questo che occorrono modelli aderenti alla realtà. Questo è quindi uno dei nodi fondamentali, ma bisogna considerare che la logistica è in buona parte replicabile: un modello sofisticato può essere applicato a più situazioni differenti. E’ da notare, infine, che per essere automatizzabile un sistema deve essere autoadattativo. La sfida finale è quindi rendere autoadattativi i sistemi che definiscono la supply- chain. Afferma Marchetti: “Il nodo focale è il livello di servizio. Oltre che dalla modellazione, l’ottimizzazione deve partire da una riprogettazione, sulla quale verrà applicata la modellazione stessa. Le reti, a livello sia produttivo che distributivo, sono abbastanza obsolete, perché (soprattutto nella parte verso la distribuzione) non hanno seguito l’evoluzione avvenuta all’interno delle aziende.” Le tecnologie sono tuttavia cambiate e si sono evolute, quindi, quando si pensa a un’ottimizzazione, occorre anche pensare a una riprogettazione della rete, verificando quali sono le tecnologie applicabili. Quindi occorre effettuare una modellazione che sia in grado di dare una corretta identificazione dei flussi da gestire. Su tale modellazione si applicheranno infine i sistemi. Sono importanti anche le infrastrutture, che devono offrire la possibilità di seguire le variazioni all’interno delle aziende. “Per esempio, i magazzini automatici sono completamente cambiati rispetto a dieci anni fa,” osserva Marchetti. “Oggi è possibile eseguire automaticamente la gestione dell’assortimento e dell’ordine con modalità che in passato non erano possibili.” Un’infrastruttura di questo tipo determina anche una performance diversa a livello della catena complessiva. Diverse aziende tendono a centralizzare il centro distributivo: ciò nasce da una rivalutazione complessiva, dalla valutazione del livello di servizio che si vuole erogare e dalla conseguente progettazione della rete. Su queste ipotesi si può eseguire la modellazione ed applicare quindi l’ottimizzazione. In questo ambito, le infrastrutture e la gestione della parte esecutiva diventano fondamentali.

Schiavo: “A volte l’ottimizzazione rischia di essere troppo spinta.” Si possono infatti mettere in atto tutti gli strumenti del caso, sia in termini di gestione operativa (sistemi ERP, MRP, ecc.), sia in termini di processi logistici e nonostante tutto ottenere situazioni di overstock. “Posso citare un caso concreto: in una certa azienda, produzione e logistica funzionano con la massima efficienza, ma il mercato non assorbe i prodotti. Quindi, il magazzino si è ingolfato. Quando l’azienda se ne è accorta si è dovuta rivolgere a un operatore logistico che le mettesse a disposizione lo spazio necessario per ottenere un polmone di sfogo.” Quindi, a fronte di investimenti pesanti su tutte le aree, è necessario tenere sempre presente che cosa succede al di fuori dell’azienda, con uno stretto legame fra la parte commerciale/marketing e la parte di produzione. Anche secondo Cristina Storer (TXT E-Solutions), è importante che le catene logistiche siano in grado di reagire a ciò che succede nel mercato.