La posizione di Anima sul Tfr concorda con quella di Confindustria

Pubblicato il 2 ottobre 2006

A seguito delle dichiarazioni del vicepresidente di Confindustria Emma Marcegaglia sulla legge Finanziaria, rilasciata a nome della Giunta giovedì 28 settembre, Anima, Federazione delle Associazioni Nazionali dell’Industria Meccanica varia ed Affine, appoggia pienamente le posizioni espresse e intende ribadire il proprio impegno a tutela degli interessi dell’industria meccanica varia italiana.

Confindustria, si legge nel documento, ritiene del tutto inaccettabile l’ipotesi di trasferire forzosamente all’Inps parte del Tfr. L’idea di coprire con il trasferimento del Tfr i mancati tagli di spesa pubblica, assume la forma di un esproprio ed è da respingere con fermezza. Il vicepresidente Marcegaglia ricorda anche che non troviamo più traccia dei tagli agli sprechi sui grandi capitoli di spesa pubblica – sanità, previdenza, pubblica amministrazione e trasferimenti agli enti locali – così come indicato nel Dpef, che si riduce sempre di più a una sorta di libro dei sogni. Non si taglia, e di conseguenza non ci sono risorse per la crescita, per investimenti in infrastrutture, per la ricerca e l’innovazione, come più volte annunciato.

Su questo punto, in particolare, Anima vuole ricordare l’appello per la necessità di investimenti nell’innovazione lanciato nel corso dell’ultima assemblea generale alla presenza del presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo. “Tagliare la ricerca e l’innovazione significa condannare al ristagno settori importanti per l’economia come la meccanica varia” ribadisce Savino Rizzio, presidente di Anima “Le nostre imprese hanno sempre innovato sostenendo costi spesso altissimi. Chi innova deve necessariamente investire; destinare i fondi del Tfr alla copertura di spesa pubblica significa togliere alle aziende uno strumento di investimento”.

Anche se la situazione delle imprese della meccanica sembra oggi abbastanza salda, Anima sottolinea come gli scenari economici stiano mutando a una velocità allarmante, penalizzando sempre più chi non ha la possibilità di investire in ricerca e sviluppo. “Come abbiamo verificato recentemente” spiega Rizzio “nello studio realizzato in collaborazione con Prometeia sullo stato del processo di innovazione del nostro settore, i casi di aziende di successo sono proprio quelle che hanno puntato sull’innovazione. Queste imprese sono una testimonianza del fatto che anche in un settore maturo come il nostro vi siano ancora enormi potenzialità di crescita”.