Intelligent manufacturing, le azioni per colmare il gap sulle competenze 4.0

Lo Studio realizzato da The European House – Ambrosetti, in collaborazione con Philip Morris Italia, propone una serie di azioni per superare il disallineamento tra le competenze richieste e quelle offerte dal sistema scolastico e universitario

Pubblicato il 19 giugno 2021

Il tema delle competenze, interne ed esterne, rappresenta la principale problematica per le imprese intervistate per lo studio “Capacità e competenze per l’Intelligent Manufacturing” realizzato da The European House-Ambrosetti, in collaborazione con Philip Morris Italia e presentato a Taranto in vista della riunione interministeriale del G20 sui temi del lavoro e dell’istruzione che si terrà la prossima settimana a Catania.

Il 20% ha dichiarato di avere difficoltà nel reperire figure professionali adeguate, il 13% lamenta carenza di competenze all’interno della forza lavoro impiegata. Si riscontrano maggiori criticità negli ambiti di data science (27%), competenze informatiche avanzate (18%), programmazione (16%) e project management (13%). In riferimento ai canali tradizionali di formazione, le imprese esprimono una fortissima insoddisfazione per le competenze dei diplomati (88%) e dei laureati (54%), evidenziando un problema di disallineamento tra le competenze richieste e quelle offerte dal sistema scolastico e universitario.

Oltre al tema qualitativo, lo studio rivela carenze importanti anche sotto l’aspetto quantitativo: solo un giovane italiano su sei studia discipline STEM e l’istruzione tecnica post-scuola secondaria necessita di un adeguamento rispetto ai leader in Europa.
La ricerca ha anche messo in luce come il progresso tecnologico e lo sviluppo delle competenze connesse all’Intelligent Manufacturing stia portando a un cambio di paradigma dei processi produttivi, ormai connessi all’interno di un ecosistema intelligente dove macchine e capitale umano sono perfettamente integrati.

Partendo da queste informazioni raccolte lo studio propone alcune azioni volte a fare delle competenze un motore di sviluppo per il Paese:

  • lanciare un New Deal delle competenze 4.0, in quanto in Italia solo il 42% degli adulti possiede competenze digitali di base;
  • ridare centralità all’istruzione tecnico scientifica, prevedendo un riconoscimento legale tra ITS e Università per combattere la dispersione scolastica, abolendo la distinzione semantica tra licei e istituti tecnici e investendo su programmi di orientamento per i giovani;
  • cambiare marcia sulla formazione continua, disegnando nuovi assetti e nuove forme di incentivazione per i lavoratori del domani, per consentire loro di stare al passo dei tempi con le competenze;
  • porsi obiettivi quantitativi sulla formazione digitale e 4.0, creando sistemi di misurazione e monitoraggio della performance, individuando un cruscotto di Kpi e indicatori sulla cui base misurare le politiche di formazione;
  • investire sulle competenze digitali per la rinascita del Mezzogiorno italiano, una delle aree meno preparate in Europa ad affrontare la rivoluzione della manifattura intelligente e la sfida della trasformazione digitale, destinando in maniera efficace le risorse dedicate del Pnrr (82 miliardi), in cui la digitalizzazione delle aziende e delle PA è un elemento chiave.

 

Fonte foto: Pixabay_geralt

Franco Metta



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