Fulgar: nylon e filati ricoperti certificati sostenibili

Pubblicato il 20 ottobre 2016

Fulgar completa il proprio percorso per la sostenibilità affidando la valutazione d’impatto ambientale dell’intero processo di realizzazione dei suoi prodotti all’accreditato metodo scientifico LCA – Life Cycle Assessment. Un comportamento ambientale consapevole, volto alla conservazione e al miglioramento dell’ecosistema, uno dei principi cardine che caratterizza la filosofia di Fulgar. Una filosofia che si rinnova costantemente nelle linee strategiche dell’azienda e che trova piena conferma anche nella recente decisione di sottoporre a valutazione non solo i singoli prodotti finiti ma l’intero ciclo produttivo attraverso i rigoroso metodo LCA Life Cycle Assessment, una procedura accreditata e  standardizzata a livello internazionale dalle norme ISO 14040 e 14044. La scelta di Fulgar di sottoporsi allo studio LCA – Life Cycle Assessment si inserisce in maniera coerente e puntale nell’attenzione dell’azienda allo sviluppo responsabile. Un impegno aziendale continuo per l’eco-efficienza che, nel corso degli anni, si è concretizzato nel rinnovo tecnologico degli impianti di produzione, nella costruzione di nuove aree e nella ricerca di materiali e di nuove soluzioni di processo.

“Oggi più che mai la competitività di un’azienda si misura sulla “Reputation”, una complessa alchimia di fattori dove gli aspetti etici, come la sostenibilità ambientale, hanno sempre maggiore importanza. Il consumatore contemporaneo è consapevole e informato e desidera orientare le proprie scelte d’acquisto verso prodotti ritenuti “puliti” in ogni aspetto del loro ciclo di vita.” Spiega Alan Garosi, Marketing Manager Fulgar che continua: “Il lavoro di raccolta dati ed analisi di tutte le fasi di vita del prodotto che caratterizza lo studio LCA – Life Cycle Assessment non solo ci permette di interpretare e migliorare la nostra strategia, sia in termini ambientali che di performance produttive, ma ci offre anche la possibilità di dare ai brand finali e alle grandi catene distributive una visione chiara e precisa di quale sia l’impatto ambientale dei nostri filati”.

Attraverso la valutazione d’impatto (LCA – Life Cycle Impact Assessment) è possibile evidenziare l’entità dell’impatto generato a seguito dei rilasci nell’ambiente e del consumo di risorse provocati dall’attività produttiva. In particolare, per Fulgar, sono state prese in esame le fasi di produzione di tre prodotti specifici: il filato Fulgar Nylon 6,6, fibra ottenuta attraverso il ciclo produttivo standard e i due filati che rappresentano più di ogni altro l’innovazione e la ricerca tessile firmata Fulgar,Q-NOVA ed EVO. Sottoporre all’Analisi del Ciclo di Vita proprio queste tre tipologie di fibre di poliammide (dalla produzione delle materie prime fino alla fase di tesaurizzazione), significa ottenere una valutazione complessiva sull’intero “sistema Fulgar”, che tenga conto di tutte le variabili in gioco quali tecnologie, materiali e processi.

I dati presi in esame nella relazione LCA si riferiscono alla produzione annua e prendono in considerazione: come “flussi di entrata” una serie di fattori quali il consumo di acqua, di energia elettrica e di risorse energetiche rinnovabili e “come flussi in uscita” prodotti e coprodotti, scarichi idrici, emissioni in atmosfera, produzione di rifiuti e trasporti. Tutte le fasi di processo per cui è stato possibile effettuare la raccolta dati si riferiscono alla produzione di 1 kg di Filo PA 6.6 tesaurizzato.

I risultati ottenuti dall’analisi dei tre prodotti Fulgar hanno reso possibile comparare le fibre di poliammide Nylon 6,6, EVO e QNOVA con altre categorie di fibre e filati, mettendone in evidenza il reale vantaggio in termini di minor impatto ambientale. Dallo studio condotto emerge, infatti, come il cotone risulti essere altamente inquinante – con percentuali di impatto tra il 60% e l’80% superiori rispetto ad altre categorie di fibre e filati- a causa degli elevatissimi consumi di acqua legati alla fase di coltivazione. Seguono poi Poliestere, viscosa e fibra acrilica. Mentre una delle fibre con il minor impatto ambientale, risulta essere proprio la poliammide, che si può definire tra le più eco-friendly. L’analisi del Ciclo di Vita di Fulgar Nylon 6,6, EVO e QNOVA ha dimostrato che il polimero con l’impatto ambientale più basso è sicuramente Q-NOVA per tutte le categorie d’impatto e per i consumi di risorse considerati.

Q-NOVA impatta per circa 1,77 Kg CO2 eq. EVO impatta per circa 7,36 Kg CO2 eq. Fulgar nylon 6,6 impatta per circa 9,97 Kg CO2 eq. Se ci si sofferma ad analizzare questi risultati, è chiaro come le due eco-innovazioni contribuiscano sensibilmente ad un calo delle emissioni di CO2/Kg eq nell’atmosfera.  QNOVA, la cui produzione è caratterizzata da un sistema di riciclo meccanico e non chimico con una filiera a km zero, si conferma come prodotto dall’impatto ambientale bassissimo in termini di emissioni di CO2. EVO, pur partendo da un materiale naturale rivela livelli di impatto ben al di sotto della media. Infine, la poliammide 6.6, che rappresenta lo standard produttivo di Fulgar risulta avere un impatto ambientale comunque più basso rispetto ad altri filati.

Per offrire un esempio immediato che aiuti a comprendere meglio il significato concreto dei risultati emersi dallo studio LCA e dalla comparazione tra i dati, prendiamo in esame la produzione di una t-shirt. Per la realizzazione di una maglietta si stima la necessità di 250 gr di materiale. Se venisse prodotta, utilizzando come materia prima senza considerare le ulteriori fasi a valle, in Nylon 6.6 vergine prodotto da Fulgar, impatterebbe a livello di materia prima di circa 2,49 kg CO2 eq; la stessa t-shirt realizzata in filato EVO impatterebbe per 1,84 Kg CO2 eq (-26% emissioni), mentre se si scegliesse la fibra Q-NOVA impatterebbe addirittura solo per 0,44 Kg CO2 eq. (-82% emissioni).

Un aspetto, di grande attualità e di estrema importanza, è rappresentato dalle risorse idriche. Un dato che senza dubbio fa riflettere è quello relativo ai consumi idrici connessi alla produzione del cotone: per produrre 1 kg di cotone, uno dei materiali più utilizzati nel settore dell’abbigliamento, sono necessari da un minimo di 7000 Lt di acqua ad un massimo di 29.000 Lt di acqua con una media di circa 18.000 Lt di acqua per Kg di cotone. Le soluzioni messe a punto da Fulgar, sia le eco-innovazioni EVO e Q-NOVA sia il nylon 6.6, consentono di abbassare notevolmente i consumi di acqua introducendo nel mercato una differenza sostanziale. Per produrre la stessa quantità di fibra di origine bio-based EVO si possono risparmiare fino al 52% Lt di acqua per kg prodotto, mentre con il nylon 6.6, il risparmio di acqua totale risulta ancora più elevato, pari a circa a 99% Lt di acqua in meno per kg prodotto. Infine, il filato Q-NOVA, derivato da un sistema di riciclo meccanico permette di risparmiare quasi la totalità vale a dire il 99,9% con un valore pari a circa 17.983 Lt d’acqua per kg prodotto.

Come ribadisce Alan Garosi: “Lo studio LCA – Life Cycle Impact Assessment è per noi uno strumento di eco-innovazione che ci permetterà di migliorare ulteriormente le nostre performance ambientali ed economiche e ci consentirà di assicurare ai nostri Clienti, plus distintivi in termini di trasparenza e piena tracciabilità della filiera”.



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