Documento programmatico di bilancio, in arrivo lo schema della manovra
Il documento, atteso da Bruxelles, dovrebbe individuare misure e risorse per mettere a frutto la strategia pro-crescita voluta dal premier Draghi e dal ministro Franco
La prossima legge di bilancio da 24-25 miliardi arriverà sul tavolo del Cdm non prima della prossima settimana. Nel frattempo la cabina di regia convocata da Mario Draghi per stamattina è chiamata a discutere il Documento programmatico di bilancio (che è poi l’ossatura della manovra stessa), ovvero quel documento che avrebbe dovuto essere già trasmesso alla Commissione Ue entro il 15 ottobre.
Come sappiamo la questione green pass e i fatti accaduti a Roma e Trieste hanno tenuto banco e forse rallentato l’azione di governo, che comunque ha prodotto una serie di incontri con le delegazioni dei partiti per arrivare a dire l’ultima parola sulle questioni aperte.
Tra le principali sembra essere quella delle risorse da dedicare al taglio del cuneo fiscale-contributivo sul lavoro. Si stima una cifra intorno agli 8-9 miliardi ma non è ancora stato definito come verranno impiegati.
Tra le ipotesi circolanti anche quella di farli confluire nel fondo speciale destinato alla riduzione della pressione fiscale, al quale di volta in volta poi si accederebbe con misure attuative successive.
Oppure, altra ipotesi, di concentrare questi fondi per il taglio dell’Irpef, come anticipo della riforma fiscale, riducendo il salto d’aliquota tra il 27% e il 38%, e quindi favorendo per certi versi il ceto medio, 7 milioni di italiani per lo più lavoratori dipendenti e pensionati che oggi dichiarano redditi tra 28 e 55 mila euro.
C’è poi chi spinge l’acceleratore sul superamento dell’Irap, uno dei propositi manifestati nella legge delega, una misura che però secondo le stime avrebbe bisogno di 12 miliardi di euro.
Oggi però nelle varie riunioni di governo si discuterà anche della revisione del reddito di cittadinanza e di quota 100, le due misure principali attuate dal Governo Conte I. E questi argomenti potrebbero oscurare e far passare in secondo piano le misure al centro della strategia pro-crescita voluta da premier Draghi e dal ministro Franco e che interessano invece molto a Bruxelles.
Franco Metta
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