Bus senza frontiere
Dalla rivista:
Fieldbus & Networks
Era composto da circa un centinaio di persone, provenienti delle più significative realtà industriali italiane, l’uditorio raccolto davanti ai tecnici di Fisher-Rosemount Systems, filiale tricolore di Emerson Process Management. Tema del seminario, che ha suscitato tanto interesse, erano vantaggi e svantaggi dell’uso dei bus digitali nell’automazione di processo, ampiamente illustrati dai tecnici dell’azienda italiana con l’aiuto di due esperti del settore, Mike Ilgen e Kim Connor, giunti direttamente dagli States. “L’adozione di un bus di campo è la via più diretta per ottenere significative ottimizzazioni sia processistiche, sia di gestione del sistema d’automazione”, ha subito affermato Ilgen. “Attualmente si possono riconoscere tre categorie di bus, diverse per potenzialità e qualità: i sensor-bus, i device-bus e i field-bus. La conoscenza delle rispettive caratteristiche è essenziale per poter compiere le scelte di rete più opportune e ottenere benefici significativi nella gestione degli impianti.” Come ha affermato Marco Tiraboschi, PlantWeb sales and marketing manager dell’azienda italiana e moderatore dell’evento: “Emerson Process Management intende supportare con le proprie soluzioni tutti i più diffusi protocolli bus, in modo da consentire all’utente finale di decidere, in libertà e in rapporto alle proprie specifiche esigenze, quale fieldbus scegliere, senza vincoli determinati dal software. Per questo la versione 5.1 di DeltaV offre interfacce simili in conformità agli standard Cenelec e IEC per i device bus. E’ possibile utilizzare AS-i, Profibus-DP, Foundation Fieldbus, protocollo Hart o la tradizionale connessione I/O seriale; possono incrociarsi sulla stessa scheda I/O di base sullo stesso controller DeltaV. Vengono inoltre impiegate la stessa configurazione e diagnostica e le stesse interfacce operatore per configurare il sistema, consentendo all’utente di mischiare e coniugare tecnologie bus diverse per ottenere i maggiori vantaggi in rapporto alle differenti applicazioni.” Il sistema, infine, permette elevati livelli di ingegnerizzazione con minimi sforzi e il pieno utilizzo dell’intelligenza in campo. Inoltre, grazie a un sistema dimostrativo completo i partecipanti hanno potuto toccare con mano i vantaggi della tecnologia digitale di campo, le modalità d’installazione e configurazione e hanno potuto confrontare le diverse tipologie di comunicazione. In tal modo, i clienti di Emerson hanno potuto identificare correttamente gli strumenti da adottare per ottenere la migliore soluzione per i propri impianti.
Una panoramica completa
“Ogni bus di campo presenta pro e contro”, sottolinea Connor. “Intendiamo perciò focalizzarci su alcuni dei protocolli più diffusi e individuarne le caratteristiche salienti, effettuando confronti dal punto di vista tecnologico ed evitando di fare ‘preferenze’ fra bus concorrenti. Obiettivo di Emerson, infatti, è rendere le diverse tecnologie interoperabili, perché possano concorrere nel loro insieme al miglioramento della gestione d’impianto.” Partendo dalla base, ossia dai bus più semplici, troviamo i sensor bus. “AS-i fa parte di questa categoria; presenta bassi costi iniziali, semplicità d’installazione e gestione ed elevata velocità di trasmissione; d’altra parte, non offre funzioni particolarmente ‘intelligenti’ e di diagnostica”, puntualizza Connor. Data la possibilità di trasmettere singoli bit, questa soluzione può gestire solo comandi semplici in applicazioni a bassa criticità. Con i device bus, quali DeviceNet e Profibus-DP, si compie un passo avanti nella gestione della strumentazione di campo con l’introduzione di un livello elementare di diagnostica. “La diminuzione dei cablaggi, ottenuta collegando più dispositivi a uno stesso segmento, consente notevoli risparmi in termini di commissioning”, interviene Ilgen. “I vantaggi economici più significativi, però, sono evidenti durante la gestione dell’impianto: vengono minimizzate le operazioni di manutenzione in funzione delle informazioni provenienti dal campo. Malgrado ciò, la possibilità di trasmettere byte, inizialmente tradottasi in maggiore informazione, si rivela attualmente limitante nei confronti delle aumentate necessità delle aziende di processo.” Per questo, le realtà industriali che intendono essere più competitive sia ottimizzando il processo, sia contenendo i costi di manutenzione e gestione degli impianti, necessitano di uno strumento più potente. “Qui si inserisce Fieldbus Foundation”, egli prosegue, “tecnologia che garantisce maggiori prospettive di sviluppo.” Si tratta di una tecnologia aperta, le cui potenzialità ampliano ogni prospettiva e consentono l’ottimizzazione dei processi produttivi visti nella loro globalità. Il protocollo Fieldbus Foundation permette la trasmissione rapida di blocchi di dati e mette a disposizione dell’utilizzatore un’elevata mole di informazioni. Continua Ilgen: “Il sistema consente notevoli risparmi in tutte le fasi di vita dell’impianto, dall’installazione e commissioning, grazie alla riduzione dei cablaggi, alla capacità di autoriconoscimento e alla semplicità di configurazione, all’interoperabilità, che permette di utilizzare la strumentazione prodotta dalle aziende del consorzio.”