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novembre 2014

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E, proprio sui Paesi emergenti e sul ruolo

che questi attori possono giocare anche

nel prossimo futuro, dal World Manufactu-

ring Forum 2014, tenutosi a Milano i primi

giorni di luglio, è emerso come il settore

manifatturiero sia la forza trainante per

la crescita economica mondiale, ma non

è detto che i principali attori di oggi siano

gli stessi di domani, così come non è anco-

ra ben definito il ruolo dell’Europa, ancora

alle prese con politiche di rigore. Per come

l’ha definita De Molli: l’economia europea

è ancora in un circolo vizioso. Negli ultimi

dieci anni la produttività del lavoro, nella

UE è stata stagnante ma, in larga parte,

il tasso di crescita è attribuibile al settore

manifatturiero. In Europa, tra il 2000 e il

2012, la produttività del lavoro in Europa

nel settore manufacturing è cresciuta del

38%. Nel resto del mondo, danno segnali

incoraggianti i programmi messi in atto a

sostegno del settore e varati in Messico,

Stati Uniti, Canada, Sudafrica, Giappone,

Australia e Finlandia e, ancora meglio,

l’area asiatica, con Corea e Cina in testa

che, si candidano a diventare potenze da

primato nei comparti del cosiddetto mani-

fatturiero avanzato, quello della fotonica,

per esempio, della robotica, delle nano-

tecnologie e delle energie alternative.

Il quadro europeo

Sulla base di stime di crescita del prodot-

to interno lordo europeo del Fondo mo-

netario internazionale, l’Observatory on

Europe, organo di pensiero creato da

TEH-Ambrosetti, ha calcolato che il valore

aggiunto del manifatturiero dovrebbe arri-

vare, entro il 2020, a 2.550 miliardi di euro,

partendo da una base di 1.758 miliardi del

2011. Per raggiungere questo dato, spiega

De Molli su il Sole 24 Ore, il valore aggiunto

del manifatturiero dovrà quindi avanzare

a un tasso di crescita annuale composto di

4,2% in termini reali, per un totale di 792

miliardi di euro. Analizzando la fotografia

che TEH–Ambrosetti scatta su Eurostat Da-