Fieldbus & Networks
NOVEMBRE 2016
FIELDBUS & NETWORKS
9
L’editoriale è a cura dei membri dei Comitati Tecnici di Fieldbus & Networks e Automazione Oggi
C’è chi pensa che la storia sia fatta di ‘corsi e ricorsi’, quelli del filosofo napo-
letano Giambattista Vico per intenderci. Io ne sono convinta e penso che le
evoluzioni cui stiamo assistendo in questi ultimi anni ne siano la conferma:
siamo davanti a un nuovo Umanesimo, quello che definirei ‘Umanesimo 4.0’.
Leggo da Google: “(…) Nella storia del pensiero, dell’arte e della lettera-
tura (l’Umanesimo è quel) periodo convenzionalmente stabilito tra gli ultimi
decenni del sec. XIV e la fine del sec. XV, caratterizzato da (…) una accentuata consape-
volezza della posizione privilegiata dell’uomo nel mondo della natura”. Uomo al centro,
dunque, anche se è qui il caso di dire della tecnologia più che della ‘natura’. Industria 4.0,
smart city, azienda interconnessa…sono tutti figli di Internet e della crescita esponenziale
della disponibilità di dispositivi connessi alla rete. Come ha fatto notare BlakeMoret, CEO
e presidente di Rockwell Automation, durante l’appena conclusasi Automation Fair 2016,
annuale evento durante il quale la multinazionale americana rende nota al pubblico la
propria ‘vision’ di lungo termine, entro il 2020 saranno 5,4miliardi i dispositivi appartenenti
al mondo industriale connessi alla rete (si veda il video reportage dell’evento al link
http://
automazione-plus.it/video/automation-fair-2016-rockwell-video-reportage/ ). Da tempo ci
si interroga sui servizi a valore aggiunto che se ne possono ricavare, dalla manutenzione
predittiva al controllo in tempo reale, al risparmio energetico e delle risorse, sviluppando
soluzioni ‘disruptive’ per l’industria, spesso traendo spunto dal mondo consumer. Si parla
di ‘uberization’, ovvero dell’adozione di un modello di business mutuato da Uber, la nota
azienda di trasporto privato, per poter cogliere appieno i vantaggi della ‘Quarta Rivoluzione
Industriale’. Ciò che troppo spesso ancora sfugge è che, chi prima di tutto deve cambiare
è l’uomo, che sia lavoratore o cittadino, operatore o manager.
Si prenda per esempio il mondo del lavoro: il passaggio da un’economia tradizionale a
una dove i servizi e i prodotti sono ‘su misura’ - ovvero dalla ‘mass production’ alla ‘mass
customization’ - porta con sé la necessità di un’evoluzione delle prestazioni lavorative da
continuative, come sono ‘ex illo tempore’, a ‘on demand’ - su richiesta, proprio come ac-
cade con Uber. Occorre dunque sapersi adattare al cambiamento. L’ingresso delle nuove
tecnologie nel mondo manifatturiero porterà a uno stravolgimento dei ruoli all’interno
delle ‘fabbriche’, sgravando i lavoratori dalle attività manuali più logoranti o pericolose, a
vantaggio di compiti che richiedono competenze più elevate e specializzazione. L’operaio
diverrà operatore specializzato, mentre a livello dirigenziale i manager dovranno essere
capaci di sfruttare al meglio le opportunità messe a disposizione delle nuove soluzioni
tecnologiche in termini di gestione del personale, dei processi lavorativi, dei ruoli. Ecco
dunque che il cambiamento deve avere l’uomo ‘al centro’, come lavoratore e anche come
cittadino. Occorrerà sapere costruire aziende e città ‘a misura d’uomo’, dove i servizi siano
costruiti intorno all’uomo e per l’uomo. Forse per questo Brescia, che sta sperimentando,
fra le prime in Italia, un modello efficiente di smart city, ha chiesto ai bambini di disegnare
la città del futuro (si veda lo speciale dedicato alle smart city a pag. 38 di questo numero):
solo una mente priva di preconcetti o ‘filtri’, può realmente immaginare soluzioni che non
rispondano solo a interessi economici e personali.
Questa ritengo sia la vera sfida di domani: che l’Umanesimo 4.0 ci salvi dagli eccessi di chi
pensa alla tecnologia unicamente come mezzo per ridurre i costi e incrementare i profitti.
UMANESIMO 4.0
Editoriale
Ilaria De Poli
@depoli_ilaria