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Fieldbus & Networks

La notizia, di pochi giorni fa, non è da poco: per la prima volta in 60

anni di storia sarà una donna a condurre il Cern (Centro europeo per la

ricerca nucleare) di Ginevra. Il direttore, o meglio la direttrice, operativa

dal 1° gennaio 2016, si chiama Fabiola Gianotti e, sì, è un’italiana... Un

primato che si aggiunge ad altri più o meno noti. Nonostante dunque in

Italia la spesa per l’istruzione sia pari solo al 4,2% PIL, ben al di sotto della media

europea del 5,3% (dati del rapporto UE

“Education and Training Monitor 2013 - Italy”

),

i nostri scienziati e ricercatori riescono a emergere a livello mondiale. Ora: investire in

istruzione e formazione vuole dire per un Paese investire sul futuro e questo è ancora

più vero oggi, che sulle nuove tecnologie, sulla capacità di trovare soluzioni originali,

sulle competenze si gioca il futuro di nazioni del ‘Vecchio Mondo’ come l’Italia, che

non possono pensare di competere su altri fronti, per esempio quello dei prezzi o della

bassa pressione fiscale... Se sempre più realtà vanno all’estero a produrre per ridurre

i ‘costi fissi’, ecco il ‘segreto’ per tenere gli investimenti sul territorio e attrarre quelli

esteri: puntare sulla qualità, l’esperienza, il patrimonio ereditato dal passato, che non

si possono ‘copiare’ o ‘trasferire’. E se non è lo Stato a investire, dovrebbero essere

le aziende lungimiranti a farlo, soprattutto in settori come quello dell’automazione

dove la qualità può fare la differenza. È un ‘ritornello’ che abbiamo sentito ripetere

più volte: durante la 29

a

Bimu/Sfortec (Biennale della macchina utensile, robotica e

automazione) il presidente di Ucimu Luigi Galdabini ha sottolineato come il “75%

della produzione del settore sia destinata all’estero, a Paesi come Francia, Germania,

Stati Uniti, Russia o Polonia, dove si compete non sul prezzo ma sulla qualità”. In

quella stessa cornice Giulio Sapelli, docente dell’Università degli Studi di Milano, ha

ribadito come siano vincenti i “prodotti che nascono dall’incontro fra abilità artigia-

nale e alta tecnologia, sfruttando capacità d’innovazione e inventiva ‘made in Italy’”.

D’altra parte, al Forum Meccatronica di Anie Automazione, Alessandro Gasparetto,

docente dell’Università di Udine, ha sottolineato che “con meccatronica si deve in-

tendere un approccio globale alle problematiche tecnologiche che nell’ingegneria di

domani riporta al centro l’individuo, con la sua capacità di comprensione e astrazione,

di affrontare problematiche mirate con una visione globale e integrata”. L’‘uomo’

torna dunque al centro, come ai tempi del Rinascimento, e con lui l’importanza del

talento, della creatività, della flessibilità, tutte qualità che Giorgio Vittadini, profes-

sore all’Università degli Studi di Milano-Bicocca, sempre a Bimu, ha definito come

“insite nel DNA degli italiani. Non è infatti nella produzione in serie che eccelliamo

ma nella capacità di creare il ‘nuovo’ e risolvere esigenze ancora irrisolte” (su

http:// automazione-plus.it/video i v

ideo reportage di Bimu e Meccatronica).

Quale dunque la ‘morale’? Riscopriamo il valore della risorsa umana e di quel

made

in Italy

che in molti ci invidiano, investiamo sull’istruzione delle ‘nuove leve’, ora che

l’avvento di tecnologie evolute rende le competenze pregresse insufficienti e richiede

nuove figure professionali, perché un’azienda possa vivere, per dirla con Brunello

Cucinelli (Rai-Report 2/11/2014), “non sei mesi o un anno, ma decenni”.

Ilaria De Poli

IL ‘RINASCIMENTO’

DEL MADE IN ITALY

NOVEMBRE 2014

FIELDBUS & NETWORKS

Editoriale

(

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L’editoriale è a cura dei membri dei Comitati Tecnici di Fieldbus & Networks e Automazione Oggi