Automazione_Strumentazione_09_2013 - page 84

UTILITY
tecnica
Novembre/Dicembre 2013
Automazione e Strumentazione
84
In questo articolo vengono sinteticamente ripercorsi gli sviluppi tecnologici che i misuratori
di acqua (fredda/potabile e calda) e di gas (detti appunto utility meters) hanno avuto
negli anni, dall’origine ai nostri giorni. Viene tracciata una breve storia dei contatori
d’utenza, collegando la loro genesi a quella delle reti distributive cittadine. Nascono
prima le reti gas e poi quelle idriche, per cui i primi contatori d’utenza sono quelli del
gas, nella prima metà del XIX secolo, e successivamente quelli idrici, nella seconda metà
del XIX secolo. Attraverso l’evoluzione tecnologica dei contatori d’utenza, si presentano
le tecnologie moderne, gli smart utility meters degli attuali contatori di acqua e gas,
evidenziando il passaggio dai metodi tradizionali (misura meccanica e quindi analogica)
ai metodi moderni ed innovativi (misuratori elettronici e quindi digitali). Vengono
infine presentati gli aspetti tecnici e metrologici degli smart meters oggi disponibili,
evidenziandone anche il percorso di miglioramento e di superamento dei limiti iniziali.
Furio Cascetta
Stefano Campana
Smart Utility Meters
e l’evoluzione
tecnologica dei contatori d’utenza
È evidente che la genesi dei contatori d’utenza di
acqua e gas è indissolubilmente legata all’origine
delle rispettive reti distributive cittadine. L’e-
sigenza di misurare i consumi dei singoli utenti
nasce quando la rete distributiva cittadina viene
realizzata, ramificandosi all’interno del territorio
urbano, collegando le fonti approvvigionamento
(sorgenti/serbatoti e relativa rete di adduzione o
trasporto) alle singole utenze (nasce il servizio
distributivo). Il contatore d’utenza rappresenta
quindi il terminale della rete distributiva, dove la
risorsa (acqua e gas) viene consegnata (venduta)
all’utente/consumatore.
Ovviamente la genesi delle reti gas è molto
diversa da quella delle reti idriche, per cui gli
argomenti vanno trattati separatamente.
Le reti idriche
Gli acquedotti, soprattutto quelli di adduzione o
trasporto (ovverosia quelli costruiti per portare la
risorsa idrica dalle fonti/sorgenti ai luoghi di uti-
lizzo), sono indubbiamente un primato italiano e
costituiscono un vanto dell’ingegneria idraulica
a livello mondiale. I Romani, infatti, sono rico-
nosciuti come gli artefici di tale primato, avendo
costruito (e lasciato ai posteri) molti esempi di
evoluti acquedotti adduttori, ancor’oggi sor-
prendenti per la qualità delle realizzazioni fatte
in epoche di limitate conoscenze tecniche e di
mezzi tecnologici. A solo titolo di esempio, nella
υ
figura 1
si riporta l’immagine di uno dei tratti
più famosi e meglio conservati di acquedotto
romano.
Purtroppo gli acquedotti romani, alla caduta
dell’Impero, vengono nel tempo distrutti e/o
abbandonati, motivo per il quale nel medioevo il
consumo d’acqua veniva effettuato localmente,
realizzando le città e gli agglomerati abitativi
direttamente in prossimità della risorsa idrica,
oppure attraverso un rozzo sistema di trasporto
dell’acqua.
Nel XVII secolo cominciano a costruirsi prototipi
di acquedotti di adduzione realizzati in tubazioni
di ghisa (nel 1613 viene inaugurato l’acquedotto
d’Arcueil). L’esigenza comune in questi secoli,
GLI AUTORI
F. Cascetta, Dipartimento di
Ingegneria Industriale e dell’In-
formazione (D.I.I.I.), Seconda
Università di Napoli, Aversa (CE).
Figura 1 - Pont du Gard, ponte di 49 metri di altezza e 273
di lunghezza, costruito intorno al 19 a.C. dai dominatori
Romani della colonia Gallica di Nemasus (attuale Nimes).
Inserito nel tracciato di un acquedotto di 50 km che
convogliava l’acqua della sorgente carsica di Uzès alla
colonia di Nemasus, permetteva l’attraversamento del
fiume Gardon mantenendo la pendenza graduale di 1
metro ogni 3.000 (0.3%, ovvero appena 17 metri di
dislivello sull’intera estensione di 50 km).
1...,74,75,76,77,78,79,80,81,82,83 85,86,87,88,89,90,91,92,93,94,...118
Powered by FlippingBook