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VISIONE E AUTO-ID

speciale

Novembre/Dicembre 2017

Automazione e Strumentazione

64

distribuiti, nei quali i flussi di immagini possono

viaggiare all’interno della rete e giungere a uno

o più server di elaborazione. Una caratteristica

attraente di GigE Vision è il supporto per cavi

più lunghi: rispetto alla lunghezza massima di un

cavo di FireWire di soli 4,5 metri o di 10 metri

dalla Camera Link, GigE Vision supporta fino a

100 metri senza l’utilizzo di ripetitori attivi.

USB 3.0

: arrivata sul mercato nel 2009 e diffusa

ampiamente dopo il 2012 per il supporto di impor-

tanti player del mercato informatico, permette di

costruire applicazioni e distribuirle su quasi tutti i

PC senza bisogno di hardware aggiuntivo, come

frame grabber o schede adattative. Con la sua ele-

vata larghezza di banda, la facilità d’uso e il basso

costo USB 3.0 è l’ideale per una vasta gamma di

applicazioni di machine vision.

Superate le interfacce, resta tutta la parte di

ela-

borazione delle immagini

, che inizia con una

fase di

pre-elaborazione

comprendente di solito:

operazioni di filtraggio

per ridurre l’incidenza

del rumore sul segnale;

trasformazioni geome-

triche per compensare

le distorsioni prospet-

tiche e correggere le

distorsioni ottiche della

lente; correzione di ef-

fetti di ombreggiatura

o di disuniformità nei

livelli di grigio legati a

disomogeneità nel sistema di illuminazione.

Segue la fase della

segmentazione

, che è un

passo cruciale nella catena di elaborazione

dell’immagine, dove vengono separate diverse

aree dell’immagine, in particolare il primo piano

dallo sfondo. I criteri per differenziare un pixel

del primo piano o dello sfondo variano parec-

chio a seconda della specifica applicazione. Un

metodo semplice, ma potente per la segmenta-

zione utilizza il contrasto nei livelli di grigio. La

segmentazione può anche essere basata sull’in-

formazione di colore, sulla tessitura o sull’in-

formazione della forma geometrica. Sono oggi

disponibili una grande varietà di tool di elabora-

zione, con alto grado di flessibilità e affidabilità:

è possibile ad esempio riconoscere la presenza

di dettagli indipendentemente dalla loro orien-

tazione e dalla loro dimensione, sulla base di

soglie di correlazione pre-impostabili.

C’è poi l’operazione di

etichettatura

o label-

ling che consiste nell’analizzare i pixel di primo

piano per separare oggetti differenti. Si segue

il criterio di connettere fra loro i pixel appar-

tenenti alla stessa entità, denominata blob; le

blob definite nell’immagine hanno associato un

numero sequenziale (label) che le distingue le

une dalle altre.

Il passo successivo è la cosiddetta blob analisys

che ha l’obiettivo di estrarre, mediante misura

quantitativa, alcune specifiche caratteristiche

delle blob selezionate, come ad esempio: l’area,

il perimetro, la simmetria, la posizione, l’orienta-

mento, il grado di convessità.

A questo punto le misure disponibili consen-

tono di decidere se l’elemento passa il controllo

o meno. In molti casi può essere necessaria una

ulteriore fase di

classificazione

basata sulla

verifica di un insieme di regole. Ci sono diversi

algoritmi di classificazione e una tendenza

molto recente che vale la pena segnalare è

quella che ricorre dalle reti neurali e alle meto-

dologie del

deep-learning

.

Una volta ottenuti i risultati della classificazione,

tutto passa alla linea di produzione e ai controllori

che la governano.

L’identificazione automatica

Le esigenze di identificazione localizzazione,

tracciabilità e rintracciabilità sono sempre più

pressanti nei moderni sistemi produttivi. L’ab-

bondanza di dati e il loro flusso continuo e dif-

fuso in tutti gli ambiti e in tutte le fasi dei processi

di produzione non fa che aumentare la necessita

di disporre di sistemi che connettano tali dati in

modo preciso a singoli elementi del processo

consentendone l’identificazione e trasformando i

dati in informazioni utili per migliorare e ottimiz-

zare i processi.

Nello stesso tempo, gli avanzamenti nel campo

della micro e nanoelettronica, dei materiali e

dell’ICT hanno messo a disposizione soluzioni

tecnologiche che configurano il nuovo volto dei

sistemi di identificazione automatica o

Auto-ID

.

Da ultimo, l’attuale scenario dell’

IoT

(Internet

of Things) rende ancor più preziosa la possibi-

lità di raggiungere e mettere in comunicazione

oggetti, strumenti, macchine e operatori scam-

biando informazioni circa la loro posizione,

funzionamento, integrità, affidabilità e tutti quei

dati che permetteranno ai sistemi di gestione dei

livelli superiori di adeguare continuamente i

processi per ottimizzarli e accrescerne l’effica-

cia e l’efficienza.

Nel manufacturing i sistemi Auto-ID permettono

di identificare automaticamente e rapidamente le

materie prime, i semilavorati, i prodotti finiti, i

tempi dei cicli e delle singole fasi, consentendo la

rilevazione automatica dei dati di campo con evi-

QRcode e DataMatrix