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CONTROLLO

tecnica

Ottobre 2017

Automazione e Strumentazione

72

Durante gli anni della formazione scolastica apprendiamo alcune nozioni che poi tendiamo a seppellire

dimenticandoci di quanto basate su di esse siano varie nostre assodate conoscenze. È il caso del

concetto di limite, alla base dell’analisi matematica e spesso presente per chi si occupa di controllo.

Massimiliano Veronesi

Spingersi al limite

Siamo arrivati al punto in cui per lasciare il nostro

denaro nelle banche quasi bisogna pagare; tut-

tavia supponiamo di avere investito una certa

somma

S

sulla quale ci viene riconosciuto un inte-

resse annuo pari al

k

%; ciò significa che l’anno

successivo avremo a disposizione una somma

pari a

S(1+k)

, esprimendo in tal caso

k

con un

numero compreso tra 0 e 1; l’anno dopo ancora

avremo

S(1+k)

2

e così via. Se l’interesse annuale

ci venisse riconosciuto mensilmente dopo un

anno avremmo invece

S(1+k/12)

12

e se lo fosse

giornalmente

S(1+k/365)

365

. Ci si può domandare

cosa succederebbe se esso fosse ‘istantaneo’ ma

in tal caso occorre valutare il valore della quan-

tità

S(1+k/n)

n

per

n

ĺ

, facendo quello che si

usa dire ‘passaggio al limite’. Le prime tracce di

studio intorno alla convergenza di questa succes-

sione si trovano in alcuni scritti di

Jacob Ber-

noulli

(1654-1705), celebre matematico e fisico

ed esponente di una famiglia che forse più di ogni

altra ha regalato talenti alla scienza.

Strano destino quello della quantità

(1+1/n)

n

. Da

un lato si sarebbe portati a pensare che, per

n

ĺ

,

essa debba valere 1: infatti

1/n

diventa sempre più

piccolo e quindi quello che viene elevato a

n

è

sostanzialmente 1 (che elevato a qualsiasi cosa fa

sempre comunque 1). Dall’altro però

(1+1/n)

non

è mai esattamente pari a 1 ed è noto che in tal ca-

so elevando la quantità ad un esponente a sua volta

maggiore di 1, il risultato diverge verso infinito.

Come spesso accade

in questi casi, che ap-

punto vengono detti

forme indeterminate, si

verifica un conflitto tra

due tendenze opposte,

un conflitto che viene

risolto solo attraverso il

concetto di limite. Per

n

ĺ

le due tendenze

contrarie trovano un

compromesso che in questo particolare, ma fonda-

mentale, caso ha un valore non esprimibile come

rapporto (dal latino ratio) di altri due numeri interi

e pertanto deve essere classificato tra i numeri non

razionali ovvero ‘irrazionali’, un valore che non

possiamo esprimere con un numero finito di cifre

decimali e nemmeno con un numero finito di cifre

decimali che si ripete periodicamente, un valore

che tuttavia risulta limitato e che il grande

Leonard

Euler

ha deciso di indicare con la lettera

e

.

È l’essenza stessa dell’incommensurabilità che

rende i numeri irrazionali così sfuggenti e inaf-

ferrabili e che mise in imbarazzo i pitagorici

quando scoprirono che tale era la natura della

misura della semplice diagonale di ogni quadrato.

A differenza della

M

2, il numero

e

non si riesce

nemmeno ad ottenere come soluzione di una

equazione algebrica a coefficienti razionali. Per

questo motivo esso entra nella speciale categoria

dei numeri irrazionali ‘trascendenti’ (per questo

risultato si è però dovuto attendere Charles Her-

mite, nella seconda metà del XIX secolo). Questa

inafferrabilità è indissolubilmente connessa con

la non numerabilità dei numeri reali i quali non

possono essere contati; a differenza dei numeri

interi (e anche di quelli razionali, anche se è meno

intuitivo) che possono essere sempre essere messi

in successione, per i numeri reali ciò non risulta

possibile: tra due di loro, per quanto vicini tra

loro, pur di spostarsi a destra dopo il punto deci-

GLI AUTORI

M. Veronesi, Direttivo Anipla

UNA PREMESSA STORICA E MATEMATICA AL PROBLEMA DEL CONTROLLO

Figura 1 - L’asse reale visto da uno studente