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Efficiency & Environment - Maggio 2017

Carbon footprint:

soluzioni per la riduzione delle emissioni

vocherebbe il rilascio prevalentemente dagli oceani e dalle

zone artiche a permafrost. Anche il metano viene prodotto

sia da attività naturali (fermentazione, digestione ecc.) sia da

attività antropiche quali l’estrazione e il trasporto di gas natu-

rale e di carbone; la concentrazione di metano in atmosfera

è anch’essa aumentata sensibilmente, ma a differenza della

CO

2

negli ultimi anni la tendenza si è livellata e i valori si

sono stabilizzati.

Lo stato del Pianeta

La situazione del nostro Pianeta, per quanto riguarda le con-

dizioni dell’atmosfera e più in generale per tutte le proble-

matiche connesse con il cambiamento climatico e la con-

seguente situazione energetica, sono descritte nei rapporti

dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) che

ha il compito di raccogliere, confrontare ed elaborare i ri-

levamenti, le indagini e i numerosi studi specialistici svolti

nei diversi centri pubblici e privati nel mondo per offrire ai

decisori economici e politici le basi su cui programmare e

decidere. Gli ultimi rapporti confermano, con un buon grado

di confidenza, le tendenze osservate nelle precedenti edizio-

ni, riassunte qui di seguito.

• Nei tre decenni scorsi la superficie della Terra si è riscaldata

gradualmente e il trentennio appena passato è stato per l’e-

misfero Nord il più caldo degli ultimi 1.400 anni.

• La concentrazione atmosferica di CO

2

, di metano e di altri

gas serra ha raggiunto livelli che non hanno visto preceden-

ti negli ultimi 800.000 anni. L’anidride carbonica è cresciuta

del 40% rispetto al periodo pre-industriale. Questa crescita

è da attribuirsi primariamente all’uso dei combustibili fossili

e secondariamente alla deforestazione; l’effetto complessivo

è di apportare un sovrappiù di energia nel sistema climatico

(forcing radiativo); il forcing radiativo di origine antropica è

cresciuto del 43% nei cinque anni intercorsi tra il 4° e il 5°

rapporto Ipcc.

• Il tasso medio di risalita annuale del livello del mare è au-

mentato negli ultimi 2.000 anni; in particolare, dal 1901 al

2010 è stato stimato un aumento di 19 cm.

• L’aumento di energia provocato dal riscaldamento globale

nel periodo 1971-2010 si è accumulato per il 90% nell’oceano

(alta confidenza).

Naturalmente, come si è accennato, la ricerca procede e

nuovi elementi possono confermare o modificare il quadro

via via delineato. Ad esempio, è vero che le emissioni di ani-

dride carbonica dovute alle attività umane sono cresciute

costantemente dall’inizio della rivoluzione industriale, ma il

tasso di incremento ha subito variazioni nel tempo. Uno stu-

dio pubblicato nei mesi scorsi su Nature Communications da

un gruppo del Lawrence Berkeley Laboratory ha esaminato

sul periodo 1960-2012 i meccanismi con cui la biosfera e gli

oceani assorbono circa la metà della CO

2

emessa dalle atti-

vità umane, misurando la variabilità con cui avviene tale as-

sorbimento e che dipende da fenomeni globali che incidono

sull’atmosfera, come eruzioni vulcaniche, variabilità clima-

tica naturale, o eventi come El Nino, il riscaldamento delle

acque del Pacifico che si verifica in media ogni cinque anni

in dicembre e gennaio. Applicando speciali modelli matema-

tici allo studio della crescita della vegetazione, hanno tro-

Il ciclo del carbonio

Per parlare di Carbon Footprint è opportuno ri-

prendere brevemente i fattori che determinano

il contenuto di CO

2

nell’atmosfera e che sono

collegabili al complesso ciclo del carbonio. Il ci-

clo globale del carbonio in genere si distingue

in una componente geologica e in una biologi-

ca. Il ciclo geologico, o a lungo termine, opera

su una scala di tempo dell’ordine dei milioni di

anni, mentre il ciclo biologico si svolge in tempi

che possono andare da qualche giorno a mi-

gliaia di anni. Nella sua globalità questo ciclo

trasferisce continuamente CO

2

dall’atmosfe-

ra all’oceano, da qui al mantello terrestre e da

lì nuovamente all’atmosfera; da notare il ruolo

fondamentale degli oceani, sia sul breve sia sul

lungo periodo, in quanto essi possono sia as-

sorbire, sia rilasciare la CO

2

: gli oceani costi-

tuiscono in effetti un’enorme riserva di carbo-

nio, stimata a circa 60 volte quella che si trova

nell’atmosfera. Il ciclo biologico è il fondamento

della vita, che sulla Terra si mantiene tramite i

processi della fotosintesi e della respirazione. La

fotosintesi, operata dalle piante con l’apporto

energetico della luce solare, produce, a partire

dall’acqua e dalla CO

2

atmosferica, carboidrati

(zuccheri) e ossigeno; gli zuccheri vengono poi

ossidati nel processo di respirazione, operato da

tutti gli esseri viventi, sia vegetali che animali.

Le attività umane, specie quelle agricole e di uti-

lizzo dei combustibili fossili, tendono ad alterare

il ciclo a breve termine, e in effetti il contenuto

di CO

2

dell’atmosfera sembra in continua cre-

scita, a partire da circa la metà dell’800, e spe-

cialmente negli ultimi 50 anni.

Globalmente si stima che le emissioni natu-

rali di carbonio, prodotte da fotosintesi, de-

composizioni e respirazione degli organismi

viventi ammontino annualmente a circa 150

Gton/anno (miliardi di tonnellate/anno), men-

tre quelle legate ad attività umane ammontino

attualmente a 6-8 Gton/anno, 5-6 delle quali

dovute all’utilizzo dei combustibili fossili. Que-

sti valori sono da comparare con il contenuto

stimato di carbonio in tutta l’atmosfera, pari a

circa 700 Gton. L’origine antropica dell’aumen-

to recente della CO

2

atmosferica è riconoscibile

dalla variazione dei rapporti fra gli isotopi del

carbonio in essa contenuti; in effetti il rapporto

fra il contenuto degli isotopi 13C e 12C è mi-

nore nella CO

2

prodotta dalla combustione di

combustibili fossili, e la diminuzione di questo

stesso rapporto nella CO

2

atmosferica indica

che quella immessa è prevalentemente di origi-

ne antropica. Secondo alcuni autori l’aumento

della concentrazione atmosferica della CO

2

sa-

rebbe però correlato anche all’aumento in atto

della temperatura media terrestre, che ne pro-