SETTEMBRE 2017
AUTOMAZIONE OGGI 400
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Alessandro Gasparetto
, Comitato tecnico Automazione Oggi e Fieldbus&Networks
caratteristiche dei cobot risultano complementari a quelle dei robot tradizionali. Questi ultimi
sono caratterizzati da accuratezza e ripetibilità elevate, mentre i primi sono molto meno per-
formanti da questo punto di vista, e inoltre necessitano di uno sforzo progettuale e di controllo
decisamente superiore a quello richiesto per i robot tradizionali, che non devono avere nessun
contatto con gli umani. I cobot sono infatti dotati di sistemi di controllo che li rendono intrin-
secamente sicuri nell’interazione con l’operatore umano, e non c’è pertanto bisogno di tenerli
segregati in zone separate e inaccessibili. Inoltre, i robot collaborativi hanno molta più flessibilità
di quelli tradizionali, oltre a essere più facili e intuitivi da programmare. L’automazione per mezzo
dei cobot risulta poi integrata, in modo perfettamente naturale, nel concetto di ‘smart factory’
e Industria 4.0. I robot collaborativi, infatti, per poter raggiungere gli standard di sicurezza indi-
spensabili al loro funzionamento, sono dotati, oltre che di sistemi di controllo dedicati, di sensori
che possono percepire l’ambiente circostante. Tale disponibilità di sensori integrati, coniugata
con la flessibilità che i cobot possono conferire alla produzione, è perfettamente in linea con gli
obiettivi di mass customization che caratterizzano Industria 4.0. Robot e cobot come duemodelli
di automazione, dunque. Quale sarà quello vincente? Quello basato sul principio di sostituire gli
uomini con le macchine, o quello basato sull’idea di affiancare le macchine all’uomo? Di primo
acchito, verrebbe da dire che l’automazione del primo tipo (robot tradizionali) è particolarmente
indicata in quei settori che si basano su una produzione di massa, mentre l’approccio con i robot
collaborativi risulta più idoneo per produzioni più limitate, ma di elevata qualità. Questo è vero,
ma ciò a cui si sta assistendo è la compresenza dei due paradigmi di automazione all’interno delle
stesse realtà produttive: ad esempio, anche in settori di produzione di massa, come l’automotive
e l’elettronica, si sta diffondendo l’uso di cobot per task di particolare complessità. Dal punto di
vista della realtà industriale del nostro Paese, lo sviluppo e la diffusione della robotica collabora-
tiva va visto come un’opportunità da non perdere assolutamente: quell’enorme valore aggiunto
costituito dalle competenze e dal know-how del personale delle nostre aziende manifatturiere
potrebbe essere sfruttato in maniera ottimale in task semiautomatizzati svolti assieme a robot
collaborativi, per la realizzazione di lavorazioni che potremmo definire artigianali’, caratterizzate
da operazioni complicate e scarsamente ripetibili, che richiedono elevati livelli di flessibilità.
AO
AUTOMAZIONE DOMANI
na nuova presenza si aggira nelle fabbriche: ac-
canto ai cari, vecchi robot che eseguono ope-
razioni ripetitive in aree inaccessibili all’uomo,
sono comparsi i ‘cobot’, o robot collaborativi,
che invece lavorano fianco a fianco con l’o-
peratore umano. Il successo dei robot colla-
borativi è già balzato all’occhio degli analisti:
secondo una previsione contenuta nell’ultimo
World Robotics Report, le vendite annuali di
cobot registreranno un’impennata notevole
nel periodo dal 2017 al 2019, contribuendo in
maniera significativa all’incremento di installa-
zioni robotiche stimato nel medesimo triennio
(+13%annuo). Robot e cobot sono espressione
di due paradigmi diversi di automazione: men-
tre l’obiettivo dei robot tradizionali è quello di
sostituire del tutto l’operatore umano, automa-
tizzando completamente la produzione, i robot
collaborativi sono impiegati per realizzare un
grado di automazione parziale, lasciando all’o-
peratore umano il compito di completare i task
che risultano impossibili o troppo complicati
da automatizzare totalmente. Va da sé che le
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Robot vs Cobot: due
paradigmi di automazione
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