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MARZO 2017

AUTOMAZIONE OGGI 396

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Ebbene, secondo me tutto questo non è solo un male. Molti impieghi erano ripetitivi e

meccanici. Molti erano anche debilitanti dal punto di vista fisico o addirittura pericolosi.

Ma non si può negare che l’economia degli anni Cinquanta e Sessanta abbia permesso

alle aziende di comprarsi l’accondiscendenza dei lavoratori con alte retribuzioni. Le

cose però poi sono cambiate. “Per un centinaio d’anni gli industriali hanno avuto un

unico chiaro obiettivo: avere lavoratori standard che realizzassero prodotti standard.

La catena di montaggio dominava e la ferrea logica del consumismo spingeva gli im-

prenditori ad aumentare i volumi di produzione. Lo hanno fatto migliorando le linee di

assemblaggio e, quando potevano, pagando di meno i lavoratori”.

È opinione di Godin che oggi i lavoratori siano al servizio dei computer. Da operatori

di macchina ad addetti di un ufficio. “Certo, esistono ancora ambiti di lavoro che

non sono essenzialmente controllati o sono abbastanza unici da non poter essere

sostituiti. È qui che si trovano gli ultimi ‘buoni posti di lavoro’ rimanenti. Per il resto,

però, la prima crepa nel muro è evidente: o sei al servizio di un computer, o questo

è al tuo. Che tu stia lavorando a livello concettuale per creare un servizio, o usando

nuovi strumenti per fare qualcosa di mai fatto prima, per affermarti come ‘pilastro’

dell’innovazione, non potrai facilmente farne a meno”. Godin prosegue: “Quando

una persona in pre-assunzione dice ‘non so programmare e non sono interessato

a vendere’, dobbiamo fermarci un attimo e riflettere su cosa costruiamo scuole a

fare. Quando poi prosegue dicendo ‘non ho davvero niente di interessante da dire e

non mi sento portato a cambiare alcunché nel mondo, ma sono abbastanza bravo a

seguire le istruzioni’, siamo sull’orlo di un cambiamento sismico nella nostra cultura.

E non uno positivo”.

Mi ricordo di quando mio padre mi ha detto (avevo circa 14 anni): “Studia, vai all’uni-

versità, impara a fare l’ingegnere. Non accontentarti di lavorare alla catena di mon-

taggio, dove ti siedi là tutto il giorno a mettere un bullone nel buco”. Divertente,

però, che molti dei giovani che ho conosciuto negli anni e che facevano lavori mec-

canici come quello, erano poi molto creativi al di fuori del lavoro. Se solo avessimo

saputo intercettare e incoraggiare quella creatività… Conclude Godin: “No, i lavori

‘buoni’ non torneranno. Ma sì, c’è tutta una moltitudine di nuovi tipi di lavori ‘buoni’,

fondamentalmente diversi da quelli dei ‘vecchi tempi’. Non appaiono come i lavori

erano soliti apparire, ma sono le occasioni della vita …se si riesce a cambiare marcia

abbastanza velocemente”.

a questione dei posti di lavoro nell’in-

dustria è tema scottante in America e le

preoccupazioni in merito hanno giocato

un ruolo centrale nelle elezioni presiden-

ziali. In Italia vi starete chiedendo che im-

patto avrà sull’Europa l’elezione di Trump

come presidente, dal momento che egli

intende proteggere i posti di lavoro ame-

ricani. Seth Godin ha scritto un articolo ‘di

prospettiva’ sul tema dell’occupazione:

a che punto è e dove stiamo andando. È

un ‘guru’ del marketing riconosciuto, ma

anche un osservatore accorto del mondo

degli affari. In un suo post ha parlato dei

posti di lavoro persi. “I ‘buoni impieghi’ di

cui parlo sono quelli che avevano i nostri

genitori. Un lavoro in fabbrica stabile e

sicuro. Il tipo di lavoro tipico della classe

media sul quale si può costruire una solida

vita familiare. Impieghi dove fai ciò che ti

dicono di fare, un’onesta giornata lavora-

tiva via l’altra, e si viene ricompensati per

questo. Questi impieghi, dove sono finiti?

I computer se li sono ‘divorati’”.

L

AUTOMAZIONE USA

AO

Il ‘buon lavoro’

che preoccupa

gli americani

Gary Mintchell

,

gary@TheManufacturingConnection.com

, consulente ed esperto

di tecnologia, fondatore e responsabile di

TheManufacturing Connection

(

www.TheMa-

nufacturingConnection.com )

, puoi seguirlo su Twitter @garymintchell