vice robotics’ viene suddivisa nelle seguenti categorie: robotica sot-
tomarina, robotica aerea, robotica spaziale, robotica per applicazioni
agricole e forestali, robotica per l’edilizia, robotica per applicazioni ad
alto rischio, robotica mineraria, robotica ‘search and rescue’, robotica
per applicazioni a veicoli intelligenti, robotica medica, robotica riabili-
tativa e per l’health care, robotica domestica, robotica educativa.
Come si può vedere dall’elenco la robotica spazia sino ad abbracciare
numerosi settori anche molto diversi tra loro. Da un punto di vista
tecnico, ciascuna delle applicazioni citate possiede, ovviamente, pro-
blematiche e caratteristiche specifiche del settore, ciononostante si
può individuare un filo conduttore comune a tutte queste applica-
zioni. Questo ‘fil rouge’ è il movimento in ambienti definiti, con termi-
nologia tipica della robotica ‘non strutturati’: si tratta di ambienti che
non sono noti a priori e in cui gli ostacoli non si trovano in posizioni
note, essendo in molti casi addirittura in movimento. È proprio questa
la principale caratteristica che differenzia i robot di tipo ‘field and ser-
vice’ da quelli industriali, i quali si trovano a operare in un ambiente,
quello di fabbrica, che risulta ‘strutturato’, cioè noto a priori e nella
maggior parte dei casi senza la presenza di ostacoli in movimento.
È pertanto evidente che, mentre i robot industriali possono (o forse
è meglio dire ‘potevano’, prima di Industria 4.0) operare quasi senza
sensori, i robot da campo e di servizio devono da sempre necessaria-
mente essere dotati di sensori appartenenti alle tipologie più diverse,
i quali possano riconoscere sia gli oggetti presenti nell’ambiente, sia lo
stato (posizione, velocità…) del robot stesso. Inoltre, a differenza dei
robot industriali, i robot ‘field and service’ non possono prescindere da
sistemi di controllo particolarmente sofisticati per la loro navigazione
all’interno dell’ambiente in cui devono operare. I suddetti sistemi di
controllo dovranno da una parte elaborare i dati provenienti dai sen-
sori, dall’altra trasmettere i comandi agli attuatori in modo che il robot
possa compiere i suoi task in maniera efficace, per quanto complesso
e talora ostile sia l’ambiente nel quale deve muoversi.
Queste esigenze specifiche, difficili da soddisfare, hanno fatto sì che
la diffusione della field and service robotics fosse ritardata per parec-
chi decenni. Solo da non molto tempo, infatti, sono disponibili da un
lato sensori raffinati che possano rilevare grandezze utili per la naviga-
zione, dall’altro algoritmi avanzati che possano elaborare una quantità
anche notevole di tali dati e pianificare di conseguenza la traiettoria
del robot. Vediamo ora come le caratteristiche sopra descritte si decli-
nano nei principali settori della field and service robotics.
Robotica per applicazioni agricole e forestali
Si prevede che nei prossimi anni l’impiego delle tecnologie roboti-
che in agricoltura crescerà a un ritmo esponenziale (in merito si veda
anche Il Punto). Le tecnologie che troveranno maggiore applicazione
sono le seguenti: robot per la raccolta dei frutti; sistemi automatici
per la semina e per trebbiatura; robot con sistemi autonomi per la
navigazione nei campi (trattori senza guidatore); robot per opera-
zioni di miglioramento della produttività quali la potatura, l’irriga-
zione, il diserbo; robot per operazioni accessorie (impacchettamento,
pick&place, ordinamento).
In questo tipo di applicazioni le criticità maggiori sono legate alle
difficoltà di movimento del robot, che si trova a navigare su terreni
sconnessi, accidentati o persino in pendio, oltre a incontrare ostacoli
naturali difficili da gestire, quali alberi o arbusti. D’altra parte, è stato
oggi agevolmente superato il problema della rilevazione della posi-
zione assoluta del veicolo autonomo, grazie alla disponibilità univer-
sale del GPS. Questa problematica fino a qualche anno fa era ritenuta